Chi è chiamato a lavorare per la ripresa e chi rischia di restare in panchina…

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Mario Draghi sta procedendo a ritmo serrato. L’attuazione del PNRR è fondamentale per imprimere alla ripresa la velocità necessaria. Per questo è importante che il Consiglio d’indirizzo per l’attività programmatica in materia di coordinamento della politica economica si sia insediato. Avrà il compito di orientare, potenziare e rendere efficiente l’attività in materia di coordinamento della politica economica presso il DIPE (Dipartimento per la Programmazione e il coordinamento della politica economica.

Sarà presieduto dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio del Governo Draghi, Bruno Tabacci con il coordinamento del capo del DIPE, professor Marco Leonardi. Ne faranno parte a titolo gratuito: Antonio Calabrò, Patrizia De Luise, Giuseppe De Rita, Elsa Fornero, Giuseppe Guzzetti, Alessandra Lanza, Mauro Magatti, Alessandro Palanza, Alessandro Pajno, Monica Parrella, Paola Profeta, Silvia Scozzese, Alessandra Servidori, Anna Maria Tarantola, Mauro Zampini.

Alle dirette dipendenze del prof. Marco Leonardi operano i cinque Uffici dirigenziali generali e le tre Strutture tecniche. Gli investimenti previsti dal PNRR, la qualità della nostra ripresa dopo la pandemia passerà da qui. Un impegno che le persone chiamate (a titolo gratuito) a dare il loro contributo di idee sapranno esercitare con sobrietà, spirito di servizio e passione.

È una ottima squadra. Dimostra che il nostro Paese nei momenti più difficili sa mettere in campo le risorse migliori. Si vede che è stata composta con cura bilanciando comparti economici  e competenze con grande attenzione.

Spiace non vedere nessuno di Confcommercio. A cominciare dal suo Presidente. Però non credo sia difficile capire il perché.

Fortunatamente la squadra scelta può contare su esperti e amici della confederazione di piazza Belli che ne possono comunque rappresentare e interpretare le istanze principali insieme alla presidente di Confesercenti Patrizia De Luise la cui confederazione sta segnando diversi punti a suo favore dopo una lunga fase di declino.

Il pesante contraccolpo economico subito da alcune categorie si è tradotto in una legittima quanto scontata rivendicazione dei ristori o delle provvidenze indispensabili da parte della loro associazione principale nella fase più acuta della crisi senza  però poter vedere  quest’ultima protagonista attiva sul PNRR e quindi coinvolta sulla qualità delle decisioni da prendere.

Durante il lockdown sulla cosiddetta “essenzialità” di molte attività economiche si è giocata una partita che non ha visto tutti i protagonisti sulla scena con pari forza e determinazione. Alcuni, come la stessa Confcommercio, in difficoltà ad incidere concretamente  sul piano istituzionale, non sono riusciti a far sentire forte e chiara la propria voce limitandosi spesso a dichiarazioni di facciata  o a non dar seguito ad un pur ottimo lavoro del suo ufficio studi. L’affanno politico e di rappresentanza  vera in una fase non più ordinaria è stato ed è sotto gli occhi di tutti. E ciò che è avvenuto con queste nomine sembra purtroppo esserne la conferma. 

Fortunatamente come spiega De Rita sul Corriere (https://bit.ly/3libaBn) molti piccoli imprenditori nei territori a livello individuale si sono mossi nelle loro attività  con “la forza non raffinata ma potente dei soggetti dei vari servizi (dai ristoranti ai bed and breakfast, dalle botteghe artigiane ai gestori di impianti sportivi), che stanno esercitando il loro disperato furore di sopravvivere, quasi riuscendoci”. E spesso coadiuvati dalle associazioni di rappresentanza a livello locale.

È vero, come scrive De Rita che non bastano piani studiati a tavolino né commissioni di altissimo livello come quella costruita  da Draghi. Occorre uno sforzo che coinvolga tutto il Paese, le sue istituzioni locali e quelle parti ancora vive dell’associazionismo a tutti i livelli possibili.

Visto però il livello dei prescelti per il Consiglio di indirizzo,  esserci o non esserci è una diretta conseguenza del peso politico attuale e di spazio tutto da riconquistare. Una grande organizzazione sa quello che deve fare.

Al Paese serve un rinnovato protagonismo associativo al centro come in periferia per canalizzare la protesta e il disorientamento delle diverse categorie ma soprattutto per contribuire a dare sostanza e concretezza ai progetti contenuti nel PNRR e al futuro del Paese.

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3 risposte a “Chi è chiamato a lavorare per la ripresa e chi rischia di restare in panchina…”

  1. Assolutamente si. Il rischio è che l’innovazione la si legga solo sul versante delle esigenze dell’industria. Cosa legittima ma non sufficiente. E trasporti e turismo vengano sovrastati dal vecchio terziario di mercato….

    1. Leggere i mutamenti e le evoluzioni dei singoli comparti economici è fondamentale affinché una associazione continui a rappresentare il nuovo che si va affermando.
      Solo che è difficile per chi per decenni ha saputo recitare un solo copione adattarsi ad interpretare un mondo che si è fatto più complesso ed articolato. Anche per questo occorre innovare idee, linguaggi e quindi anche persone che sappiano interpretare il cambiamento.

  2. È così. La mancanza di coraggio impedisce di voltare pagina e condanna all’immobilismo l’intera confederazione. Sarà un calvario.

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