Conad/Auchan. Dirigenti e quadri al bivio…

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Non è difficile continuare a registrare il disorientamento e la tensione che sale nelle sedi, tra i dirigenti, i quadri e tra tutti i collaboratori ex Auchan. Nel mio piccolo settemila letture del mio ultimo post e picchi altissimi con quelli precedenti lo confermano. Un direttore Iper (evito i nomi di proposito) scrive: “..chi gestiva le risorse umane 48 ore prima del closing era già al confine…. qualcun altro ci ha liquidati con una telefonata di commiato fredda, distaccata…e senza senso”.

Ricordo io stesso alcuni post “filo Auchan”  i giorni successivi dal closing. Grandi riflessioni sul passato glorioso che non c’è più e poche parole su ciò che sarebbe potuto accadere. È evidente il contraccolpo psicologico sull’ossatura portante dell’ex azienda francese. Sul “tradimento” perpetrato, sull’immagine di un management incolpevole che rischia di proiettarsi all’esterno e sul rapporto con i propri collaboratori.

BDC ha cercato di tranquillizzare gli animi sia per la necessità che il tessuto connettivo interno non si disgregasse con conseguenze immaginabili ma anche per prendere il tempo sufficiente per valutare il da farsi i tempi e le modalità. La realtà però resta evidente. E non è certo rassicurante per il futuro del management ex Auchan preso nel suo complesso.

Da qui la necessità di impostare (lo dico dall’inizio) una seria politica di ricollocamento anche esterno da distribuire nel tempo. Su questa scelta inderogabile si è innescata la polemica per il negoziato intrapreso dal sindacato dei dirigenti. Luigi Rubinelli in un recente articolo su RetailWatch (http://bit.ly/347DHOz) ha scritto che ManagerItalia avrebbe sollecitato i dirigenti ad accettare una buona uscita di 2,5 mensilità. E che questo sarebbe il risultato di un negoziato specifico.

Alla lettura della cifra sono rimasto sbalordito anch’io. E credo tutti i collaboratori della sede, quadri compresi. Ovviamente c’è chi l’ha diffusa ai quattro venti banalizzandola. Basta però una verifica interna tra i colleghi più attenti per capire che non è proprio così. Un altro intervento su LinkedIn, credo di un dirigente Auchan, sottolineava l’insufficiente conclusione di Manageritalia  adombrando il peso che potrebbero avere in un negoziato individuale fatti e azioni a conoscenza di singoli dirigenti o situazioni specifiche che, se rivelati, si ritorcerebbero pesantemente contro l’azienda.

E’ sempre così. Avidità, spregiudicatezza, pentitismo dell’ultima ora o semplice tentativo di gioco al rialzo sono tipici in queste situazioni. Se sono boutade o minacce per alzare la posta andrebbero trattate per quelle che sono. Se corrispondono al vero andrebbero denunciate. Perché danneggiano l’intera categoria manageriale in un momento delicatissimo. 

E’ chiaro che 2,5 mensilità per chiudere un rapporto di lavoro susciterebbero perplessità in chiunque. Così come è chiaro che non ci vuole certo Perry Mason per ottenere qualcosa di più. Ma come sono andate veramente le cose? Un associazione sindacale non è uno studio legale. In casi complessi come questi il sindacato dirigenti, come qualunque altro sindacato, deve cercare una soluzione che risolva il maggior numero di casi tenendo insieme esigenze diverse. E, soprattutto,  che questo avvenga nel rispetto del CCNL e delle leggi. Uno studio legale al contrario deve solo rispondere ad uno o più clienti. Le conseguenze sull’azienda, vecchia o nuova che sia,  non lo riguardano più di tanto.

Al dirigente licenziato per giustificato motivo oggettivo spetta il preavviso. In tasca, al netto, circa la metà dell’importo lordo. L’effetto fiscale e contributivo, in questi casi  è pesante. L’accordo sottoscritto affrontava questo problema gestendo le modalità di corresponsione del preavviso di legge rendendolo molto più interessante sul piano economico. A questo aggiungeva l’auto aziendale e un sostegno al ricollocamento attraverso un robusto ricorso all’outplacement. E garantiva comunque uno spazio di negoziazione individuale. Un pacchetto a mio parere interessante in questa situazione. Non certo riducibile alle 2,5 mensilità di cui si è tanto parlato. Forma e sostanza non coincidono affatto. 

I dirigenti hanno però ritenuto di respingere l’ipotesi di accordo raggiunta convinti di poter ottenere di più in altro modo. Posizione legittima anche perché l’azienda, da parte sua, sembra abbia preferito restare nel vago. E questo probabilmente può aver contribuito alla convinzione che possano esserci ben altri margini di manovra. L’idea di Manageritalia di creare una base comune sulla quale costruire eventuali negoziati individuali non mi sembra da buttare. E, in un negoziato in queste situazioni, c’è anche una controparte con le sue buone ragioni e la sua ricerca di un equilibrio complessivo da tenere presente.

Certo chi ritiene di avere  in tasca buone carte da giocare in sede giudiziaria proverà comunque a farlo così come, d’altra parte, BDC si sarà premunita con Auchan sui costi indotti da cause individuali o collettive su materie pregresse. L’assenza di un punto di riferimento collettivo però potrebbe costringere l’azienda ad attenersi al CCNL.

Dietro di loro circa quattrocento quadri aspettano di sapere se quel negoziato, ad oggi abortito, porterà buone o cattive nuove per loro. E poi tutti gli altri che aspettano di conoscere il corrispettivo economico  alle cosiddette “dimissioni volontarie”. La sensazione diffusa è che essendo generalmente gli importi definiti per le uscite in fase di closing dei veri e propri vasi comunicanti il rischio di trovarsi schiacciati verso il basso è evidente. Di solito nelle operazioni di M&A questo punto è chiaro. I costi fanno capo ai Francesi se impattano su materie pregresse o erodono il monte complessivo che comprende tutte le uscite volontarie e quindi l’equilibrio degli importi  dedicati a questo capitolo.

E qui dall’incontro del MISE in avanti entreranno in campo i tre sindacati confederali (più l’UGL) con le loro altrettanto legittime richieste sulle entità delle incentivazioni. E nella confusione generale  cercheranno spazio  pure i Cobas. Come ex dirigente aziendale capisco la cautela dei colleghi e la necessaria attenzione nella gestione dei rispettivi interessi. I dubbi sono normali in queste situazioni. La particolarità del contesto e la possibilità che possa precipitare deve però far riflettere attentamente.

Alcuni colleghi mi hanno chiesto un consiglio. Da fuori è forse troppo facile. Io credo che Manageritalia abbia fatto e continui a fare un buon lavoro pur in condizioni particolarmente difficili. Per questo mi sorprendono certi giudizi superficiali. Capisco la tensione, il trauma provocato da Auchan e il disorientamento di molti. Per alcuni Conad è certamente uno sbocco interessante e una nuova sfida. Per molti altri però non sarà così. È inutile girarci intorno.

Costruire un progetto serio ed efficace di ricollocamento esterno richiede tempo e risorse adeguate. Ma soprattutto scegliere se lasciare ciascuno al proprio destino o impegnare tutte le forze in campo per supportare seriamente chi ne ha bisogno nella ricerca di un nuovo lavoro. Questo, a mio parere, dovrebbe essere il punto centrale del negoziato che si va ad aprire al MISE per tutti. Dirigenti e quadri compresi.

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2 risposte a “Conad/Auchan. Dirigenti e quadri al bivio…”

  1. Mario per l’esattezza io ho scritto: “ La cifra, come si capisce, è ridicola, ma è una base di partenza”. Quindi non la cifra finale, ma di partenza e, come nel tuo caso mi è stata riferita.

    1. Hai ragione. La differenza è che tu hai giustamente sottolineato la cifra, a tuo avviso di partenza, altri l’hanno ridicolizzata come cifra finale e onnicomprensiva.

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