Conad/Auchan. I quadri e il loro diritto a scegliersi chi li rappresenta alla prova del nove

Tweet about this on TwitterShare on FacebookShare on LinkedIn

“Il cavaliere tra due dame fa la figura del salame” dicevano i nostri nonni. Essere tra due fuochi non è mai auspicabile. Purtroppo succede. I quadri aziendali nel settore del commercio a differenza che in altre categorie si trovano spesso in questa situazione. Altrove sono più laici. Rispettano chi ne rappresenta le istanze e non si fanno molti problemi. Nel commercio non è sempre così.

Sopra di loro i dirigenti che godono di tutele individuali,  sanitarie e previdenziali di prim’ordine garantite da un contratto nazionale specifico gestito da Manageritalia, sotto un mondo variegato che comprende tutta quella popolazione compresa e rappresentata nel perimetro contrattuale firmato dai sindacati dei lavoratori del commercio che, osserva spesso con sospetto questa figura “ambigua” che rappresenta l’azienda, ha una sua autonomia professionale peraltro sancita dalla codice civile   ma convive nel medesimo contratto nazionale beneficiandone nei risultati, soprattutto nel passato, dovuti alla mobilitazione altrui.

Il sindacato del commercio ha cercato di rappresentarli pur senza un loro specifico mandato  anche valorizzando due istituti importanti come Quas per la sanità e Quadrifor per la formazione ma, il disinteresse dei quadri nella tutela collettiva delle proprie prerogative  corroborato da uno sforzo particolare delle aziende indirizzato a delegittimare tutto ciò che proveniva dalla bilateralità contrattuale, li  ha penalizzati.

Per questo la storia della categoria li ha sempre omologati verso il basso e lasciati così, di fatto, in mano alla gestione delle direzioni aziendali che a volte li hanno eccitati con titoli fantasiosi ma sempre tenendoli saldamente inquadrati come   “Impiegati” come tutti gli altri dotandoli  però  di indennità.

E così molti quadri si sono tenute le responsabilità, di fatto, dei dirigenti, senza averne riconosciuto l’inquadramento. E questo ha contribuito a tenerli  a distanza  dalle organizzazioni firmatarie del contratto stesso generando un paradosso su cui si dovrebbe riflettere nel momento in cui si parla di rappresentatività e rappresentanza;  la maggioranza dei quadri nel terziario a cui si applica il relativo CCNL del commercio che ha scelto di iscriversi ad un sindacato ha dato la sua adesione a Manageritalia più che alle tre sigle del sindacato confederale.

Sulla quantità complessiva se ne contano comunque pochi  ma è significativa di per sé la scelta di campo. Hanno scelto i firmatari del CCNL dei dirigenti pur sapendo che per questi ultimi non è consentito negoziare collettivamente per loro senza l’avvallo dei sindacati dei lavoratori dipendenti.

Quadri, professional, e dirigenti però si sentono parte di una categoria unica seppure con legittime differenze al proprio interno anche se, per storia, tradizione e vincoli contrattuali la negoziazione collettiva sulle loro questioni è affidata ai firmatari del CCNL dei lavoratori dipendenti.

Ho già scritto fin dal 2015 alcune note sull’argomento cercando di provare a differenziare tra i quadri quella che potrebbe essere la collocazione migliore  (http://bit.ly/39svS9b) per cui preferisco  soffermarmi su un altro aspetto, a mio giudizio, altrettanto importante.

Il caso Conad/Auchan si presta a favorire una riflessione più ampia. Messi di fronte alla scelta su chi avrebbe dovuto rappresentarli in un negoziato complesso che metteva in gioco il loro futuro i quadri di sede non hanno avuto dubbi scegliendo in maggioranza Manageritalia. Era logico che ciò accadesse.

E questo non è da leggere, a mio parere, come una delegittimazione dei soggetti principali che gestiscono il negoziato. Anzi. È esattamente il contrario. È proprio perché il tavolo, presidiato da Filcams CGIL, UILTuCS UIL e Fisascat CISL gode della piena fiducia dell’insieme dei lavoratori che la scelta di indicare Manageritalia come proprio punto di riferimento al tavolo, significa valorizzare e chiedere di veder riconosciuta la propria specificità  pur accettandone le dinamiche complessive, le mediazioni, i risultati che, necessariamente dovranno essere compatibili ed equilibrati per l’insieme dei lavoratori coinvolti.

Scegliere una rappresentanza collettiva significa non delegare a singoli avvocati la tutela dei propri interessi. Escludere Manageritalia come si è provato a fare il 5 marzo oltre ad essere un errore è un segno di debolezza che rischia di essere percepito come una difesa di un ruolo formale rispetto al diritto di una intera categoria coinvolta  di sentirsi presente comunque al tavolo. Un errore che altre categorie si guardano bene dal commettere.

Certo si può trattare separatamente in un’altra stanza, si può fingere di non pesare “chi rappresenta chi” ma sapendo benissimo che la realtà imporrebbe ben altre considerazioni. Nei prossimi giorni si andrà verso la stretta finale di un negoziato complesso. Innanzitutto sulla sede ma poi inevitabilmente sul resto della rete. Il sindacato fa bene a provare a “limare” le differenze ancora presenti.

Le distanze, per chi vuole fare l’accordo, non sono incolmabili. Altra cosa è per chi gioca contro fin dall’inizio. Sui quadri, a mio parere, tutto il sindacato dovrebbe però impegnarsi e guardare un po’ più lontano. C’è una bilateralità complessiva da riorganizzare nella categoria, c’è un inquadramento professionale da rivedere, c’è da pensare alle politiche attive. E su questo ultimo punto lavorare insieme converrebbe a tutto il sindacato. Anche con quello dei dirigenti.

Tra l’altro questi ultimi sono interlocutori unici a 360° di tutto il comparto del terziario.  Soprattutto in un contesto dove ci sono tutti i contratti da rinnovare e all’orizzonte iniziano a percepirsi ben altre insidie.

Questa vertenza ha caratteristiche importanti. C’è spazio per tutti. L’unica condizione  è di alzare lo sguardo evitando di piantare inutili reciproci paletti. 

Tweet about this on TwitterShare on FacebookShare on LinkedIn

4 risposte a “Conad/Auchan. I quadri e il loro diritto a scegliersi chi li rappresenta alla prova del nove”

  1. Vertenza ex #auchan e #sma vs #conad Ennesimo articolo di Sassi non commentabile per chi conosce il vissuto di questa azienda da anni e quello che le tre sigle da sempre hanno e stanno facendo per tutti i collaboratori dal Quadro a scendere per un’acquisizione a tutt’oggi discutibile nei passaggi che sa più di speculazione finanziaria e commerciale sulle spalle di tutti i collaboratori e contribuenti.
    È molto comodo fare i distinguo in questo momento creando solo un’assurda spaccatura anziché rafforzare tutta la trattativa in atto.
    Complimenti per il tempismo di Manager Italia.
    Un concetto di unione fa la forza molto particolare
    Buona vita

  2. Scusa Mario ma io questi quadri non li capisco. Vogliono partecipare con una loro rappresenta agli incontri azienda sindacati dopo che già si sono svolti 10 incontri, alcuni dei quali al Mise. Ma dove erano in quei mesi quando gli altri lavoratori facevano sacrifici, andando a Roma a loro spese e perdendo uno o più giorni di paga per le manifestazioni a supporto dell’azione dei sindacati confederali. Lor signori i quadri, se ne stavano sul divano e usufruivano gratis delle lotte e sacrifici dei livelli più bassi 2-3-4-5 livelli.
    Adesso che si parla di soldi, i quadri escono dal letargo rivendicando incentivi all’esodo a 5 zeri, come i loro “colleghi” dirigenti.
    Più che quadri, li chiamerei “i furbetti dell’incentivo”. Detto questo, non vorrei più sentire parlare di quadri e manageritalia, per il bene di tutti.

    1. Capisco la tua come la reazione di altri ma non la condivido. Cerco di spiegarmi meglio. Innanzitutto i “sacrifici e le lotte passate”. I lavoratori della sede ex Auchan hanno usufruito, in gran parte, delle lotte altrui. Quadri o non quadri. Le partecipazioni agli scioperi per i contratti Nazionali e aziendali sono sempre stati marginali. Accusare i letarghi altrui non ha senso. Il tuo ragionamento su questo punto potrebbe essere fatto contro la sede da parte della rete. Quando è stato fatto (“quelli della sede meritano di essere lasciati al loro destino”) in tanti abbiamo risposto difendendo il buon diritto della sede. Io per primo. Aggiungo che la rappresentanza dei quadri non è comparsa all’improvviso come si vorrebbe far credere ma a seguito di una procedura di riduzione di personale che coinvolge la sede e quindi anche loro che ha un inizio e una fine. In quel contesto e non sul negoziato in generale è nata la richiesta di essere rappresentati da Manageritalia. Io non credo che abbia senso mettersi gli uni contro gli altri. I conti vanno fatti con l’oste. Non tra sindacati. I quadri hanno tutto il diritto di scegliersi i loro rappresentanti come tutti gli altri che possono scegliere tra CGIL, CISL, UIL o UGL. Il bene di tutti è frutto di un negoziato complesso. Non dalla presenza o meno di altri rappresentanti al tavolo. Comunque, l’ho già scritto. È diritto dei sindacati confederali, essendo firmatari del CCNL, di trattare in nome e per conto di tutte le categorie. E quindi di escludere dal tavolo altre sigle. Lo trovo sbagliato, addirittura controproducente e poco intelligente ma legittimo. Ho solo scritto quello che penso. E continuerò a farlo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *