Conad/Auchan. Il dito e la luna

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Ci sono molti modi per osservare una vicenda complessa come quella che vede coinvolti la multinazionale francese Auchan e Conad. C’è chi spera che se pur costretta sulle montagne russe quest’ultima riesca a portarla a termine e formare così un punto di riferimento importante per la grande distribuzione italiana e chi mira, strumentalmente o meno, a trascinare in una palude tipicamente italiana l’intera vicenda.

Sergio Marchionne dal palco del workshop Ambrosetti di Cernobbio, nel 2014, invitato a parlare del nostro Paese, decise di esordire citando Charles Osgood, un anchorman della CBS:” Questa è la storia di 4 persone, chiamate ognuno, qualcuno, ciascuno e nessuno. C’era un lavoro importante da fare e ognuno era sicuro che qualcuno lo avrebbe fatto. Ciascuno poteva farlo, ma nessuno lo fece, qualcuno si arrabbiò perché era il lavoro di ognuno. Ognuno pensò che ciascuno potesse farlo, ma nessuno capì che ognuno l’avrebbe fatto. Finì che ognuno incolpò qualcuno perché nessuno fece ciò che ciascuno avrebbe potuto fare”.

E’ l’Italia del gattopardo che è sempre in agguato. Quella che parla di cambiamento ma non vuole cambiare. E che cerca in ogni modo di boicottare chi sceglie di prendersi dei rischi e inseguire l’idea che il nostro Paese si meriti di più. Nella vicenda Conad/Auchan c’è un po’ di tutto questo. Pochi guardano la luna. Tutti presi a osservare il dito.

Quella messa in piedi da Conad e WRM è un’operazione complessa sotto diversi punti di vista. Già la compagine che l’ha ideata e messa in campo ha fatto storcere il naso a molti. La presenza di Raffaele Mincione novello Gerione del XVII canto dell’inferno di Dante ne ha segnato l’esordio. Per i puristi dell’ovvio l’accoppiata tra Belzebù e i “cugini di campagna” di Conad gestiti dai “fighetti” di PWC non poteva che segnare negativamente l’intera partita prima ancora di scendere in campo.

La figura tranquillizzante di Francesco Pugliese stretto tra l’audacia dell’idea e la concretezza della sua compagine societaria non poteva bastare. Dall’altra parte Gérard Paul Louis Marie-Joseph Mulliez, l’anziano patron di Auchan, aveva già deciso da tempo  di fuggire da un Paese che dopo trent’anni di permanenza continuava a non capire e a temerne le reazioni scomposte. Soprattutto quando cominci a sentire il latrare dei cani che sentono l’odore del sangue e ti puntano. Per questo aveva fretta. E per questo è stato disponibile a  lasciare tutto (e di più) sul campo.

I concorrenti e i media che da tempo si accalcavano ad osservare la densità del fumo sono rimasti letteralmente sorpresi quando i “cugini di campagna” nel disorientamento generale  si sono portati a casa l’arrosto. Lì è cominciato il tira e molla di molti osservatori sulla capacità o meno di reggere il colpo.

Lo sketch del migliore Guzzanti quando imitava Gianfranco Funari con Serena Dandini: “La Germania Gna’a fa!”  è diventato “Conad gna’a fa!”.

Ovviamente una compagine così eterogenea, bifronte con uno sguardo al business e uno all’immobiliare non poteva che commettere anche errori. Il principale è stato, nell’eccitazione del momento,  quello di scambiare il proprio punto di vista con il mondo.

Questo succede quando il gioco è in mano esclusivamente agli avvocati. Si perde il senso delle potenziali alleanze, della dimensione e delle forme  che via via assume la partita. Non si colgono i necessari aggiustamenti. Si intravedono rischi ovunque, meno le opportunità.

E si perde la necessità di comprendere che il viaggio lo si deve fare per forza in compagnia. E i compagni di viaggio non si scelgono. Vanno accolti, rispettati e non marginalizzati. Soprattutto quando condividono, per amore o per forza, il percorso.

Gestire il disorientamento di diciottomila persone tradite dalla madre naturale non è un compito facile. L’unico interlocutore era ed è il sindacato. Un sindacato che anch’esso ha commesso errori rafforzando solo  chi l’ha voluto lasciare in panchina. E costringendolo al ruolo di Cassandra soprattutto in alcune sue propaggini locali sinceramente inconcludenti e petulanti.

L’istruttoria dell’antitrust non è una sentenza definitiva sull’operazione. Raccontarla in questo modo è sbagliato soprattutto per le persone  che temono per il loro posto di lavoro. Se all’interno dei vertici  Conad si dovessero accontentare dell’orizzonte proposto dall’antitrust ed essere costretti a fare il passo indietro che alcuni commentatori auspicano potrebbe restare comunque in campo WRM che gestirebbe  a suo modo lo “spezzatino” e senza alcuna sponda Conad se non la cessione di ciò che resta appeso a BDC. E forse in modo più ruvido.

La presenza di un partner del livello di Conad è fondamentale per la riuscita dell’intera operazione. Ancora di più per l’occupazione collegata. Gli esuberi senza soluzione nei conteggi di BDC erano 3105. Sono arrivati  a 6197 perché questo era il punto di partenza. C’è chi lo ha strumentalizzato che è altra cosa rispetto alla legittima posizione del sindacato che voleva capire la destinazione concreta delle persone  intravedendo in quel numero una certa aleatorietà non certo accettabile.

La partita vera, sul piano sindacale  si gioca sulle sedi. Inutile girarci intorno. Il ricollocamento interno/esterno  è lì che deve funzionare più che altrove dove la professionalità e i mestieri sono più facilmente integrabili. Certo non fa piacere sentire che Conad stia procedendo con assunzioni senza valutare gli esuberi di BDC. Spero non sia così. Sarebbe un secondo errore. Inutile. Per questo il “tavolo” sindacale è, a mio parere,  da supportare. Non da sopportare come invece sembra esserlo oggi.

È vitale che le carte siano saldamente in mano ad un soggetto forte e credibile come è Conad. L’unico che può portare in porto questa operazione. Minare il pilastro su cui si regge il futuro di questo gruppo è stupido. È appunto fermarsi al dito. La luna è altrove. Così come le soluzioni necessarie per risolvere il problema dell’occupazione coinvolta.  

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3 risposte a “Conad/Auchan. Il dito e la luna”

  1. Caro Mario,
    Conad assume figure professionali al di fuori del perimetro BDC e glielo posso garantire in orima persona.
    Stimo che figure altamemte professionalizzate non possano andar bene in Conad forse non solo per il costo….
    Concordo on Lei sul fatto che si tratta di una operazione molto articolata e irta di difficoltà, ma Bdc si avvale dei migliori professionisti per gestire il tutto.
    Resta comunque il dubbio che il tutto sia stato ben previsto non da ultimo il fatto che Mincione abbia già il controllo di BDC.
    Quindi noi delle sedi stiamo letteralmente tremandosl solo pensiero di ciò che ci aspetterà.
    Credo che non vogliano mettere mano al portafoglio e liquidare tutti gli esuberi che si creeranno.
    Un saluto.

  2. Nelle sedi non resta che affidarci al Padreterno! A meno che tu non sia tra i 30 impiegati ricollocabili in Conad Sede a Bologna o nelle 6-7 cooperative sparse per la penisola..

    Ma la cosa strana è che in questo mese al sottoscritto, insieme ad altri colleghi il lavoro è triplicato. Mentre ad altri è diminuito ( chi si occupava dei PV diretti ormai passati).

    E fra un anno, se non prima, anche io vedrò il mio lavoro diminuire, quando i negozi ora dati in affitto verranno dati in proprietà.

    Chi vivrà vedrà, per il momento la Naspi e i soldi pubblici possono aspettare.

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