Conad/Auchan. Le reazioni della rete e le quattro sfide…

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Nell’epoca dei social era prevedibile che un vicenda come quella riguardante l’operazione Auchan/Conad coinvolgesse un dibattito in rete molto ampio. I tempi dei social, però, non sono quelli del business. E nemmeno quelli delle trattative sindacali.

Ai miei post registro migliaia di lettori. Soprattutto su LinkedIn. Timori e preoccupazioni travalicano i tradizionali strumenti di comunicazione delle parti e quindi il rischio di destabilizzazione è molto forte. Tanto più che la comunità coinvolta tra occupati e contesto raggiunge numeri ragguardevoli. Il problema è che in rete prevalgono le semplificazioni. E, come è noto, quando si semplifica un tema complesso, le conclusioni sono generalmente errate.

Da un lato c’è chi ha già capito come andrà a finire e quindi scrive delle corbellerie. Dall’altro chi pensa che Conad abbia già tutte risposte ma le tenga coperte per sua convenienza. In mezzo sottolineature o digressioni  su singoli aspetti della questione.

Il prezzo pagato (tanto per alcuni e poco per altri), la fine o il ridimensionamento della sede centrale, il tema delle sovrapposizioni, il ruolo degli ipermercati (dove alla competenza degli uomini di Auchan, oggi destabilizzati, si sommerebbe l’inesperienza di Conad), il tema degli affiliati, la “fuga dei cervelli” e, infine, il timore degli esuberi e quindi delle prospettive di lavoro.

Come nella vecchia storia dei piccoli indiani ciechi a cui viene chiesto di descrivere un elefante toccandolo con la mano, ognuno esprime le sue sensazioni. E, come sappiamo, chi ha toccato la coda, descrive l’elefante come una frusta, chi la zanna lo immagina come una lancia e chi la gamba come una colonna. Tutti hanno, dal loro punto di vista, ragione ma nessuno così  è in grado né di descrivere né di immaginare l’elefante per quello che è.

Per queste ragioni è importante prendere la giusta distanza. I francesi dicono:”il faut reculer pur mieux sauter”. Sul tavolo del negoziato ci sono almeno quattro sfide per la nuova Conad.

Innanzitutto la sfida dell’integrazione. Individuare i reciproci punti forti e farne il cuore del progetto. In secondo luogo la sfida del format Iper. Auchan ha alzato le braccia, altri, non solo Conad, sono intenzionati a tirarsi su le maniche e provarci con determinazione. La terza sfida è integrare ancora di più questa esperienza nei territori mantenendo una visione globale che sappia coinvolgere l’intera filiera. Ultima ma non ultima la sfida sociale. Quale livello di  corresponsabilità tra le parti sociali e le istituzioni preposte  per trovare tutte le risposte utili all’accompagnamento e alla gestione delle conseguenze.

Queste sfide non possono produrre risposte immediate. Quindi aspettarsele è fuorviante. E’ nella loro assunzione o meno che si misura la credibilità e la volontà di costruire reti di sicurezza al percorso che non sarà né breve né facile. L’ho già scritto questa non è un’operazione classica di acquisizione dove con un rapido rebranding e un veloce formazione del personale tutto si aggiusta.

Serve tempo.

Quello che temo è che, finita la fase di apprezzamento per l’acquisizione (e di salvataggio) da parte italiana di una multinazionale in disarmo si dia inizio al vizio italico di ritenere furbissimo il cessionario in fuga e il compratore un “fesso” a cui mettere piombo alle ali.

Lo si capisce da alcuni interventi tendenti a trasformare una sconfitta in una furbata intelligente:”A mio parere, la famiglia Mulliez ha grandi idee in testa che non riguardano più supermercati ed ipermercati, dove ormai si annaspa per rimanere a galla AFM perde un miliardo briciole se confrontate con i 37 miliardi di fatturato e 52 miliardi di capitali.” Dimenticando che, salvo l’Italia e il Vietnam Auchan resta una potenza di tutto rispetto nella GDO non solo francese. E’ una fuga e basta, inutile girarci intorno.

David Sassoli su Twitter ci ricorda, a proposito di  comportamenti trasparenti, che” la famiglia Mulliez, proprietaria della grande distribuzione Auchan e Decathlon, si è trasferita in Belgio per pagare meno tasse”.

Altri, al contrario, tendono a forzare la situazione per far emergere i limiti e quindi a sottovalutare l’intuito di Conad banalizzandone la strategia.

L’ho già scritto. Se un’azienda italiana qualsiasi cede ad una multinazionale l’intero Paese perde un asset determinante; se avviene il contrario è certamente una sòla.

Gli uomini e le donne di Auchan così come quelli di Conad sanno bene che non è così.

Certo ci sono difficoltà, perdite da recuperare, progetti da tirare fuori dal cassetto. Voglia di mettersi in gioco. C’è timore come è comprensibile ma non c’è smobilitazione. C’è attesa di conoscersi meglio e di poter cominciare un nuova avventura.

In queste settimane ho ricevuto centinaia di messaggi e commenti di persone giustamente preoccupate per il loro futuro ma determinate a stare in campo. Per queste ragioni, oggi non servono i pessimisti.

Papa Giovanni diceva sempre: “Non ho mai conosciuto un pessimista che abbia concluso qualcosa di buono”. Mai come in questo caso dobbiamo tenerlo bene a mente. 

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4 risposte a “Conad/Auchan. Le reazioni della rete e le quattro sfide…”

  1. Ha pienamente ragione dott.Sassi; personalmemte sono coinvolto dalla questione perché sono un buyer di sede Auchan e da quando è stata data l’ufficialità della vendita dico che bisogna aspettare per comprendere. Purtroppo ogni giorno si leggono notizie,previsioni,sentenze emesse da persone che pensano di sapere cose che forse son chiare solo a pochi soggetti. Certo,c’è preoccupazione per il futuro,ma oggi tutti siamo determinati a fare del nostro meglio nonostante l’orizzonte non sia chiaro. Serve un po’ di ottimismo alimentato dalla consapevolezza che Conad è una grande realtà nazionale che sa cosa fare. Se poi il mio ottimismo non sarà ripagato beh cercherò riscatto altrove.

  2. Sono un semplice addetto alla vendita di 59 anni che sperava (al pari di centinaia di colleghi) che con la cessione Auchan avrebbe finalmente aperto una mobilità per “accompagnare” diciamo così, quelli della mia età verso la tanto agognata (almeno per me) Quota 100, magari con incentivi. Al momento non sappiamo nulla ma mi sembra improbabile che Conad scuci denari ORA per alleggerirsi di personale..
    Trovo anche sia moolto difficile essere ottimisti in questa situazione; nel mio punto vendita è data per certa la data di settembre per il passaggio al nuovo gestore (perchè non saremo come ora PdV diretti ma sotto un cd “padrone” con tutti i pro (pochissimi) e i contro. Le sedi? Tempo due anni e non esisteranno più; saranno tenute in vita per gestire la transizione e poi gettate. Un film già visto, sicuramente nella sede di Osimo, in cui ho lavorato fino a tre anni fa…
    Saluti

    1. Può darsi che lei abbia ragione. Se tutto andrà come descrive il suo futuro c’è poco da essere ottimisti. Cosa vuole che le dica? Questa cessione non sarà una passeggiata per molti. Neanche per chi resta. Auchan è un buco nero da rilanciare. Questo costerà a Conad che dovrà investire e a tutti coloro che verranno coinvolti nella cessione. Quello che non capisco è perché dovrebbe essere esclusivamente Conad a farsi carico dei problemi. L’azienda non è ancora stata ceduta. Sono previsti incontri al MISE tra sindacati, Auchan e Conad e questi temi dovrebbero essere affrontati. Chi lascia non può pensare che con la cessione terminano le sue responsabilità. Almeno questo è il mio parere.

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