Essere valutati e imparare a valutarsi. Prima che sia tardi…

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la ricerca di un sistema di valutazione oggettivo è sempre stato un tema che ha impegnato esperti RH, manager e studiosi della materia. Nel secolo scorso, in molte realtà aziendali, sono state via via trovate soluzioni e strumenti idonei a gestire le carriere, i cosiddetti kpeople, e la retention dei talenti che, soprattutto se cresciuti in azienda, non si volevano perdere. Poi, è cambiato tutto. Le trimestrali, la navigazione a vista, la crisi. Il mercato del lavoro ricco di professionalità disposte a accettare non uno ma tre passi indietro. Colleghi che “andavano a letto intelligenti e si svegliavano cretini” o viceversa. Questo rovesciamento del contesto ha spostato il baricentro anche della valutazione. Prima fondamentale per l’azienda e i suoi meccanismi di crescita interna, oggi meno determinante (ovviamente con le dovute eccezioni) per l’impresa ma sempre più decisiva per il manager e non solo. La necessità di restare sul mercato più a lungo, di trovarsi spesso in fasi di transizioni professionali e quindi di reinventarsi un valore sul mercato rende indispensabile sapersi valutare e sapere come e cosa proporre di sé. Il mercato non offre nulla di oggettivamente riconosciuto. A parlare è, innanzitutto, il proprio CV. Ma è indispensabile che qualcuno abbia voglia di leggerlo. Quindi il sistema di relazioni di ciascuno diventa centrale. Non basta ritenersi in gamba occorre che qualcuno lo riconosca. E siccome il mercato è inondato da CV “gonfiati” le referenze ritornano ad essere fondamentali. Un tempo bastava impegnarsi nella propria azienda. Oggi l’impegno non basta. Occorre farsi conoscere quindi dedicare tempo e energia a questa attività. Il mondo del lavoro è però in continua evoluzione. Occorre mantersi formati. Sempre. Occorre lavorare sulla propria impiegabilità. Per ciò che si fa oggi ma anche per ciò che si potrà fare domani. Quanti colleghi che oggi lavorano rischiano di essere disoccupati domani? E quanti tra chi è disoccupato oggi rimpiange ciò che non ha fatto ieri. Per queste e per altre ragioni occorre cambiare passo. Soprattutto per se stessi.

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