Grande Distribuzione tra Auchan e Conad una sfida per veri imprenditori

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In un bellissimo film del 1966 “La battaglia di Algeri” in un passaggio importante un leader del FNL, parlando con La Pointe, avverte il giovane ” che la lotta rivoluzionaria è difficile, vincere è  ancora più difficile ma, solo dopo la vittoria, iniziano le vere difficoltà”. Mi è ritornato alla mente oggi mentre ho inviato  i miei complimenti a Francesco Pugliese AD di Conad.

E’ una operazione di grande profilo economico e sociale che mira a cambiare i pesi nella Grande Distribuzione italiana. Oggi, finalmente, abbiamo un player nazionale che mette insieme capacità imprenditoriali diffuse in tutto il territorio con una visione strategica importante. E’ l’affermazione di un modello di piccola impresa che pensa in grande perché sa mettersi insieme e riconoscersi in qualcosa che va oltre il proprio territorio ma che lo rispetta e lo conosce a fondo.

Francesco Pugliese, insieme ad Aldo Bonomi, hanno scritto un libro importante: “Tessiture sociali”. Un libro che  dà senso e contenuto allo slogan “Persone oltre le cose”. Uno slogan che poteva apparire forzato, fuori misura, forse un po’ datato. E’ esattamente il contrario. Rappresenta la consapevolezza che non esiste una impresa che non sa fare i conti con il territorio nel quale interagisce, che non ne rispetta i valori e la cultura. Che non sa mettersi in ascolto di ciò che si manifesta al suo interno. E’ riscoprire che nel commercio, grande o piccolo, multinazionale o locale si vince se si parte da lì.

Poi vengono le promozioni, l’efficienza, le strategie commerciali. Quel libro parla di un grande viaggio nei territori, proprio alla loro scoperta.  E da quella esperienza, che si ripete ogni giorno, che trae energia chi opera nel territorio.Le multinazionali del settore hanno cercato in tutti i modi altre vie.

Altrove hanno funzionato, qui, no. Auchan segue Rewe nel mesto addio e saranno probabilmente seguite da altri. Le tre C della GDO (Contenuto, Convenienza e Comunicazione) non si sono dimostrate sufficienti.

E’ mancato l’Ascolto. All’interno delle aziende, dove il middle management e le persone sono state prepotentemente silenziate e all’esterno del punto vendita dove i consumatori sono stati vissuti come un target semplicemente sezionabile da qualsivoglia società di consulenza.

Eppure era semplice. “Persone oltre le cose”. C’è chi c’è arrivato e chi no.

Adesso, comincia il difficile, per Conad. I 1600 punti di vendita di Auchan devono essere valutati e integrati. Innanzitutto non tutti potranno essere compresi nell’operazione di cessione. I punti vendita di Auchan in Sicilia, ad esempio, non ci sono così come i drugstore Lillapois. Dei restanti occorre capire come verranno suddivisi tra i diversi soci CONAD.

A Milano c’è la sede di Auchan sulla quale dovrà avviarsi un confronto con le organizzazioni sindacali per definirne il destino così come per gli stessi punti vendita che dovranno essere ristrutturati, riorganizzati per poi cambiare insegna. Dovrà essere valutato l’eventuale passaggio dei franchisee a Conad e l’adeguamento della rete logistica. E’ un processo lungo, complesso ma inevitabile.

Auchan lascia il mercato italiano perché non crede più alla possibilità di recuperare. In crisi ovunque, soprattutto in Francia, probabilmente cerca di ritirarsi sui business più redditizi. Non voglio sparare sulla croce rossa ma un’azienda  nella quale, in un modo o nell’altro, hanno dovuto innanzitutto  trovare benefici centinaia di parenti del proprietario è destinata a non andare da nessuna parte. Ma deve essere chiaro che le ragioni di questa ritirata sono essenzialmente interne.

Certo, l’Italia mostra un contesto difficile per chi vuole investire oggi ma sarebbe ingeneroso scaricare sulla politica tutte le  responsabilità, in gran parte addebitabili ai gruppi dirigenti che si sono succeduti per anni nella multinazionale francese. La nota positiva è che laddove i transalpini hanno alzato le mani sconfitti una grande azienda italiana ha scelto al contrario di rimboccarsi le maniche per rilanciarla, integrandola.

Le organizzazioni sindacali, la politica, le istituzioni possono tirare il freno a mano lagnandosi di ciò che avrebbe potuto essere e non è stato o lavorare per una soluzione condivisa che riduca ai minimi termini le conseguenze sociali e crei le premesse per uno sviluppo futuro.

“Adesso viene il difficile” ma la sfida non è solo per Conad. Coinvolge tutti.

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