Nuovi Lavori, mercato e rischio di impresa

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Entro pochi anni gli addetti saranno parecchie migliaia in più rispetto ad oggi. Se saranno lavoratori autonomi o dipendenti di prima, seconda o terza generazione è tutto da scoprire. Imprese, sindacati, giuslavoristi e politici hanno pane per i loro denti.

Dietro l’angolo, però, ci sono cambiamenti profondi che non andrebbero sottovalutati. Il business partito dalla soglia del ristorante o della pizzeria con l’unico scopo di raggiungere il domicilio del cliente si espanderà enormemente. In fondo non era difficile arrivarci. L’interfaccia del cliente è il vero valore aggiunto su cui possono convergere molte altre idee e attività. Da una parte i giganti del web e la rete. Dall’altra una logistica distributiva efficiente ed efficace.

In mezzo i lavoratori delle piattaforme. In seguito e grazie all’evoluzione della tecnologia, si vedrà se saranno ancora necessari. Il fordismo espulso dalle fabbriche sempre più intelligenti rientra in forze nel terziario dalla logistica alla distribuzione. Certo manca il luogo fisico ben determinato da muri e cancelli, il controllo e il peso di una  gerarchia tradizionale.  Persiste, però, una inesistente presa di coscienza del proprio ruolo sociale da parte di questi lavoratori che vivono, ad oggi, una condizione di relativa passività.  Non certo e non solo per colpa dell’ormai famoso algoritmo.

L’intervista di ieri al General Manager  di Glovo Italia, Elisa Pagliarani, è molto utile per comprendere l’evoluzione  (http://bit.ly/2WTv8TR). La nuova frontiera dell’home delivery passa per la multicanalità e l’e-commerce, in particolare con la vendita diretta di prodotti di largo consumo. A questo si aggiungono servizi e strutture messi a disposizione per altri business. L’idea, a mio parere, più interessante è certamente il “dark store” piccoli magazzini non aperti al pubblico dove vengono stoccati i prodotti di largo consumo più richiesti. Nell’immediato  proposti dai principali marchi industriali ma in un futuro neanche tanto lontano potrebbero essere private label dello stesso distributore che avrebbero il vantaggio di offrire ben altre marginalità.

E’ un ulteriore salto di qualità della logistica che continua ad assumere un ruolo sempre meno ancillare alla distribuzione tradizionale. Vecchia o nuova che sia. E così la Grande Distribuzione si trova un altro avversario. Probabilmente  lo alleverà essa stessa sperando di tenere sotto controllo il fenomeno. Simile per mezzi e cultura ai giganti della rete e della logistica, chi occupa l’ultimo miglio è decisamente ancora più snello nell’operare.

Lo definirei un omnichannel leggero, pratico, rivolto innanzitutto alle nuove generazioni  ma non per questo,  meno pericoloso per la distribuzione tradizionale. Tutti hanno ormai capito che la filiera distributiva è fragile, attaccabile e scomponibile. La GDO italiana (e europea) è troppo debole finanziariamente, dispersa in insegne e formati e soverchiata da ben altri problemi per riuscire a sopportare forti investimenti in grado di contrastare fenomeni che possono contare oltre che su mezzi finanziari enormi su una libertà di movimento sul piano delle regole di ingaggio, organizzative, fiscali e del lavoro, sull’immagine di modernità che trasmettono anche quando trascinano dietro di sé modelli organizzativi sui quali qualche riflessione meno superficiale andrebbe fatta.

Queste nuove attività spostano, di fatto,  una parte importante del rischio di impresa sul lavoro. E un altra parte, altrettanto importante sui fornitori. Hanno costi di insediamento, avviamento e di affitto di strutture fisiche molto inferiori ai potenziali concorrenti tradizionali e, probabilmente, molto meno vincoli degli stessi giganti del web. E’ fuori discussione che siamo di fronte ad un’evoluzione inevitabile e rapida dell’intero sistema distributivo e commerciale e di come è stato concepito a partire dalla seconda metà del 900 ma, proprio per questo, mettere “piombo alle ali” all’attuale sistema distributivo immaginando  uno scontro tra grandi e piccoli guardando il mercato nello specchietto retrovisore è semplicemente ridicolo.

Da qui continuare a parlare di ulteriori vincoli al lavoro festivo e domenicale riservati solo chi si trova più esposto a questi nuovi modelli concorrenziali è semplicemente una follia. Molti suggeriscono cautela perché sarebbero in corso trattative sottobanco con la politica per annacquare le proposte bellicose che animano i 5S sospinti dai Cobas.

Un dato però è certo. Tutti gli investimenti sulle grandi superfici in Italia si sono fermati in attesa di capire cosa succederà. E questo non è un bene. La preoccupazione degli operatori del comparto è data dall’arretratezza del dibattito politico in corso sul tema. C’è una logica punitiva perversa che non si comprende se non prendendo atto che i 5S devono rendere conto ad alcune costituency che in passato sono state determinanti per il loro successo. E questo potrebbe determinare un esito ben diverso dalle mediazioni che sono state individuate dalle principali associazioni del settore.

Pochi cercano di comprendere che il problema vero dovrebbe essere quello di definire regole valide per tutti coloro che vogliono operare nello stesso mercato. E poi farle rispettare.

I nuovi modelli di business non vanno penalizzati, ci mancherebbe, però non vanno danneggiati gli altri attori del sistema. Altrimenti non si va da nessuna parte. 

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