Oltre il welfare pubblico: uno spazio da ricostruire.

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La crisi del welfare pubblico è un problema non solo italiano. Nuove priorità rendono difficile il suo sostegno da parte degli Stati soprattutto della vecchia Europa. E quindi un suo forte ridimensionamento è prevedibile. Sanità, previdenza e istruzione saranno oggetto di continue riorganizzazioni che tenderanno ad escludere tutto ciò che potrà essere messo a carico del reddito dei cittadini. Quindi non poco a tutti ma semplicemente garantire, a chi è sotto una determinata fascia di reddito, una copertura “di cittadinanza”. E sopra? Senza alcun intervento tutto finirà in mano alle assicurazioni private. Fortunatamente tutto ciò non è inevitabile. Già oggi interi settori possono contare su forme di welfare contrattuale e, alcune grandi aziende, su forme promosse direttamente dall’impresa. Nel contratto del Terziario abbiamo Est, Fonte e Quadrifor. Nel Contratto Dirgenti del Terziario abbiamo i Fondi Pastore, Negri, Fasdac e Cfmt. Non sono i soli. In altri contratti abbiamo forme di previdenza integrativa e/o forme di assistenza sanitaria. Poco sulla formazione degli adulti, a parte i fondi interprofessionali. Queste forme di natura contrattuale hanno un futuro? Nel lungo periodo credo di no. Occorre andare oltre e pensare a forme intercategoriali aperte a tutti i cittadini che consentano di creare masse critiche ben più significative. In questo modo si creerebbe una situazione di indubbio vantaggio per l’iscritto che godrebbe di condizioni ben più favorevoli di quelle proposte dalle assicurazioni, di possibili sgravi fiscali significativi per l’effetto sostituzione di parte dei costi del welfare pubblico per lo Stato e, ultimo ma non ultimo, un offerta di servizi integrati di natura privatistica di buon livello. Occorre però muoversi rapidamente per evitare di discutere di questi temi in situazione di emergenza economica.

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