Lunedì 13 Febbraio u.s., Ministero del lavoro, Inps e Istat hanno presentato il 2° Rapporto sulla Coesione sociale nel Paese: in due poderosi volumi quanto serve per capire la situazione nazionale, in rapporto all’Europa. L’obiettivo ambizioso è quello : ” di fornire, in modo particolare ai policy maker, le indicazioni basilari per conoscere le situazioni economiche e sociali sulle quali intervenire per migliorare le condizioni di vita delle persone”.
Riteniamo opportuno dare ai nostri lettori una visione completa del sommario di quest’opera per l’estrema rilevanza dei temi e dei dati in essa contenuti e ricordiamo che i due volumi e le tavole del 2° volume sono reperibili dal link: http://www.istat.it/it/archivio/53075
Queste indicazioni sono articolate in tre grandi “sezioni”.
Quella CONTESTI con i seguenti capitoli:
Il quadro socio demografico( Struttura e dinamica della popolazione, Strutture familiari,Proiezioni della popolazione)
Quadro economico ( Conti economici, Struttura produttiva)
Mercato del lavoro ( Occupati, disoccupati e inattivi in generale, Occupati contribuenti INPS, Retribuzioni dei lavoratori dipendenti contribuenti INPS, Lavoratori autonomi e lavoratori parasubordinati, Sistema delle comunicazioni obbligatorie)
Attività ispettiva di vigilanza sul lavoro
Quella FAMIGLIA E COESIONE SOCIALE divisa in:
Capitale umano ( Competenze e transizione al lavoro, Scuole e classi per ordine e grado e partecipazione scolastica
Tempo di lavoro e tempo di cura della famiglia (Maternità e congedi parentali)
Salute ( Cause di morte in generale, Dipendenza e disagio mentale, Infortuni e decessi sul lavoro )
Disabilità
Povertà
Povertà e consumi
Deprivazione
Disagio per rischio di criminalità
Infine quella SPESA ED INTERVENTI PER LA COESIONE SOCIALE:
Spesa sociale aggregata (Spesa delle amministrazioni pubbliche, Spesa della protezione sociale )
Politiche attive per il lavoro
Politiche previdenziali di sostegno al reddito (Disoccupazione, Mobilità, Cassa integrazione guadagni, Assegni al nucleo familiare, Pensioni e pensionati in generale , Invalidità e assegni sociali)
Servizi sociali (Spesa per servizi socio-assistenziali, Servizi per la prima infanzia)
In questa sede intendiamo riprendere ed evidenziare solamente alcuni dati estremamente rilevanti sul mercato del lavoro.
Nel secondo trimestre 2011 gli occupati erano 23 milioni 94mila, mentre i disoccupati erano 1 milione 947mila unità. Il tasso di disoccupazione era al 7,8% (+0,5 punti percentualirispetto al terzo trimestre 2010), quello giovanile (15-24 anni) si attestava invece al 27,4%, raggiungendo il 44% se riferito alle donne del Mezzogiorno.
Nel 2010 gli occupati a tempo determinato erano 2 milioni 182 mila, il 12,8% dei lavoratori dipendenti, in gran parte giovani e donne. Gli occupati part-time erano 3 milioni 437mila, il 15% dell’occupazione complessiva, tra la quale prevale nettamente la componente femminile.Nel primo semestre 2011 sono stati attivati oltre 5 milioni 325 mila rapporti di lavoro dipendente o parasubordinato. Il 67,7% delle assunzioni è avvenuto con contratti a tempo determinato, il 19% con contratti a tempo indeterminato e l’8,6% con contratti di collaborazione. I rapporti di apprendistato sono stati solamente il 3% del totale.Sempre nel primo semestre 2011 circa 687 mila rapporti di lavoro hanno avuto la durata di un giorno (supplenze nelle scuole e addetti ai pubblici esercizi).
Nel lavoro dipendente si contano nel 2011, 12 milioni 425mila occupati (anche agricoli e domestici), circa 5mila in più rispetto al 2010. Ma il numero dei dipendenti aumenta di poco nel Nord Ovest (+0,7%) e nel Nord Est (+0,5%), mentre cala nel Sud e nelle Isole (-1,4%).
La Lombardia è la Regione con più lavoratori dipendenti, in media 2 milioni 748 mila, il 22,1% del totale (dati 2011). La sua crescita su base annua è la più alta (+1%). La Campania, anch’essa regione con molti lavoratori dipendenti, oltre 732 mila, fa registrare il calo più forte (-1,4%).
Negli ultimi quattro anni (2007- 2011) si è ridotta la quota di lavoratori dipendenti under30, dal 21,4% al 17,6%, mentre è cresciuto il peso relativo della quota femminile, dal 39,6% al 41,2%.
In crescita è il numero dei quadri (+1,8%) e quello di impiegati e dirigenti (+0,9%); in diminuzione quello degli apprendisti (-6%) e degli operai (-0,2%) (dati 1° semestre 2011).
Il numero di dipendenti con contratto a tempo indeterminato risulta in discesa (-0,5%), attestandosi a quota 10 milioni 563mila. Il calo è molto più rilevante per i lavoratori sotto i 30 anni (-7,9%).
Le donne con un lavoro standard sono oltre 4 milioni 193mila, in crescita dello 0,5% rispetto al 2010, mentre i maschi (più di 6 milioni 369mila) sono in calo dell’1,1%.
Il lavoro a tempo parziale riguarda in prevalenza l’universo femminile: nelle forme tipiche di part time, orizzontale verticale e misto, le donne rappresentano, nel 2011, rispettivamente il 74,2%, il 70,3% e il 76,7% dei lavoratori con contratto a orario ridotto.
I contribuenti Parasubordinati, della Gestione separata Inps, (con almeno un versamento nell’anno) sono 1,7 milioni, dei quali 1,4 milioni (85%) collaboratori e poco più di 250mila (15%) professionisti.
La componente maschile è preponderante (58,7%, pari a circa 995 mila) su quella femminile (41,3%, circa 700 mila). Rispetto all’anno precedente, il numero dei collaboratori fa registrare un calo dell’1,7% mentre risulta in aumento del 3,2% quello dei professionisti. I lavoratori parasubordinati si concentrano nelle regioni del Nord (55,4%) e, in misura molto più contenuta, al Centro (25,9%) al Sud (12,5%) e nelle Isole (6,2%). L’età media dei contribuenti si attesta su 42,2 anni (45,0 anni per i maschi e 38,3 anni per le femmine).
Nonostante il miglioramento avvenuto negli ultimi anni, le donne continuano ad avere maggiori difficoltà a conciliare i tempi di lavoro e di cura della famiglia: in media, giornalmente, guardando all’insieme del lavoro e delle attività di cura, la donna lavora 1 ora e 3 minuti in più del suo partner quando entrambi sono occupati (9 ore e 9 minuti di lavoro totale per le donne contro le 8 ore e 6 minuti degli uomini). Per le coppie con figli il divario di tempo sale a 1 ora e 15 minuti .
L’indice di asimmetria del lavoro familiare – ossia quanta parte del tempo dedicato al lavoro domestico, di cura e di acquisti di beni e servizi è svolta dalle donne – indica che il 71,3% del lavoro familiare delle coppie è ancora a carico delle donne.Nelle coppie con entrambi i partner occupati, il maggior grado di asimmetria si osserva tra le coppie con figli residenti nel Mezzogiorno (74,6%), in quelle in cui l’età del figlio più piccolo supera i 14 anni (74,6%) e quelle in cui la donna ha un titolo di studio basso (72,2% nel caso di licenza elementare o media).
Le donne, in particolare quelle occupate, sono penalizzate anche per il tempo libero. Il gap di genere si riduce nel tempo, ma resta a livelli elevati: gli uomini dispongono di 59 minuti in più di tempo libero rispetto alle donne, venti anni fa la differenza era di 1 ora e 14 minuti.
Al 31 dicembre 2010 si contano in Italia 16 milioni 708mila pensionati. Di questi, il 75% percepisce solo pensioni di tipo Invalidità, Vecchiaia e Superstiti (Ivs), mentre al restante 25% vengono erogate pensioni di tipo indennitario e assistenziale, eventualmente cumulate con pensioni di tipo Ivs.
Quasi un pensionato su due (49,4%) ha un reddito da pensione inferiore a 1.000€, il 37,4% percepisce fra 1.000 e 2.000€, mentre il 13,2% più di 2.000€.