Sindacati e Governo giallo verde. Prove di unità sindacale?

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Per la mia generazione è stato comunque importante crederci. L’unità sindacale non è mai stata concretamente a portata di mano (andarci vicino, purtroppo, conta solo a bocce) ma ha comunque scaldato diversi cuori. Ripensare ad un sindacato unitario oggi in una situazione completamente diversa sembrerebbe decisamente una iperbole.

Cosa rendeva allora ipotizzabile quella prospettiva? Innanzitutto la richiesta proveniva dal basso soprattutto dalle grandi fabbriche del nord. In secondo luogo era la contrattazione aziendale a creare condizioni di convergenza. Infine, per un certo numero di anni (pochi), i sindacalisti di mestiere venivano plasmati e quindi prodotti da quell’esperienza. A dire il vero soprattutto nelle categorie industriali della CISL. In CGIL e in UIL erano, al contrario,  molto più cauti.

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Il bivio della rappresentanza…

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La manovra a tenaglia in corso è evidente. Dopo il reddito di cittadinanza e quota 100 adesso tocca al salario minimo. E’ una scelta precisa soprattutto dei 5S di competere in prima persona sul terreno dei sindacati e più in generale della rappresentanza. 

Contemporaneamente Il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio li ha convocati per un incontro mercoledì 13 marzo. Oggi Dario Di Vico sul Corriere (http://bit.ly/2F8Zqfn) accenna ad un cambio di passo dal basso degli imprenditori preoccupati della situazione e della mancanza di risposte credibili.

La rappresentanza è ad un bivio. Restare a guardare significherebbe condannare queste iniziative dal basso alla sconfitta. Con tutte le conseguenze del caso.

La parte più tradizionale e legata a modelli del 900 pensa che le dinamiche sociali e politiche pur terremotate da approcci spericolati tendono sempre a ritrovare, prima o poi, un loro equilibrio sul quale innescare il proprio approccio.

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Navigator sarà lei…

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Il nome certo non aiuta: navigator. Poi c’è lo scontro politico che ne sottolinea utilità/inutilità,  pregi e difetti. Il dibattito su cosa è o cosa dovrebbe essere concretamente, passa in secondo piano. Però le selezioni sono aperte e gli equivoci restano molti e pesanti.

Dario di Vico (http://bit.ly/2EZb8ZG) si interroga sui rischi del reddito di cittadinanza e, ovviamente, sul ruolo e sulla tenuta nel tempo di una figura professionale che rischia di restare fine a sé stessa. Michele Tiraboschi (http://bit.ly/2F01iH4), prendendosi diverse critiche, ha deciso di forzare comunque  la mano e di cercare di proporne un’interpretazione autentica da esperto del mercato del lavoro.

La risposta al suo MOOC gratuito ha inoltre sbarrato la strada ai tanti progettisti farlocchi che a pagamento stavano già partendo  con le famose “usine a gaz” termine usato spesso dai francesi per indicare cose incomprensibili o inutili. Il 4 marzo è partito il percorso online con l’obiettivo di  creare operatori specializzati per riportare sul mercato del lavoro centinaia di migliaia di persone inattive e ricollocare chi non ha competenze facilmente spendibili.

Personalmente credo sia giusto farsi carico del problema. La mia esperienza  diretta è un po’ datata ma credo che la metodologia seguita allora nei confronti di 1500 lavoratori della Galbani che abbiamo ricollocato direttamente dall’azienda attraverso la creazione dei  COR (centri operativi di ricollocamento) mi consenta di dare qualche suggerimento derivato dall’esperienza. Leggi tutto “Navigator sarà lei…”

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Popolo e populisti…

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Un fatto accadutomi recentemente mi ha spinto a riflettere sulla differenza tra i populisti che alimentano odio e rancore verso chiunque e chi cerca comunque di ricomporre questa frattura sociale perché ha ben capito che non porta da nessuna parte.

Ho lanciato nel mio blog un tema a me caro: le aperture domenicali (http://bit.ly/2ErlBgr) a cui ne è seguito un dibattito molto partecipato. Rilanciato su FB da un vecchio amico oggi  sindacalista della FILCAMS CGIL (Vito Carchia) con lo scopo di permettere l’allargamento del confronto e della discussione è stato stoppato da un intervento a gamba tesa di un ex operaio della Breda oggi in pensione.

Rivolgendosi al sindacalista ha chiesto a muso duro:”Ma Vito, quel signore che tu hai rilanciato e che parla di aperture domenicali non mi sembra che lavori come  magazziniere alla Esselunga?” Sottintendendo che, a suo parere, quegli argomenti dovevano essere proposti e trattati “solo” dai lavoratori del settore o chi sta dalla loro parte e che quindi non possono che essere contrari alle aperture domenicali.

Era visibilmente contrariato che un sindacalista della FILCAMS CGIL rilanciasse un intervento che in qualche modo potesse convincere qualcuno. Credo si aspettasse una mia risposta piccata a difesa del mio buon diritto ad esprimere un opinione per poter finalmente litigare con un “avversario”. Ho capito subito che stava ponendo una immaginaria riga in terra; o di qua o di là.

La sua tesi era molto semplice. Solo un magazziniere Esselunga avrebbe potuto esprimersi sulle domeniche. Ed era francamente meravigliato che un sindacalista di strada aprisse la porta a interventi potenzialmente pericolosi.

Vito Carchia è, da sempre, un sindacalista onesto e navigato. Intransigente sulle sue convinzioni ma aperto al confronto. Non è un caso estremo. I sindacalisti di strada sono generalmente  così. Nessuna differenza tra CGIL, CISL o UIL. Poca ideologia, tanta voglia di risolvere i problemi. Soprattutto quando loro, e non altri, sono gli unici che possono adoperarsi per una soluzione. Leggi tutto “Popolo e populisti…”

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La formazione come diritto soggettivo. Istruzioni per l’uso…

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L’intuizione condivisa tra le parti nell’ultimo contratto dei metalmeccanici è evidente. La formazione deve trasformarsi in un diritto soggettivo per accompagnare l’individuo nel suo percorso professionale.

Il mondo del lavoro è cambiato. Le aziende modificano in continuazione strategie, interlocutori di business, approcci organizzativi. Nelle filiere si specializzano ma rischiano di subire comunque la forza di chi determina le regole del gioco. Cadono i confini tra ciò che è industria e ciò che prima era terziario, spesso le persone sopravvivono più delle loro aziende e questo impone cambiamenti continui. Una delle differenze rispetto al passato è però la rapidità di questi cambiamenti imposti e l’obsolescenza che creano nelle differenti professionalità se non costantemente aggiornate.

L’elemento centrale quindi sono le transizioni che coinvolgono le persone e le organizzazioni. Fusioni, acquisizioni, cambiamenti organizzativi, introduzione di tecnologia, presuppongono un approccio nuovo e una consapevolezza che il cambiamento è continuo e che in capo alla persona c’è una responsabilità evidente che, in passato, non aveva questa rilevanza.

La difficoltà con cui questa conquista decolla dimostra che gli strumenti oggi a disposizione sono insufficienti e quindi il rischio che imprese e lavoratori non comprendano fino in fondo la portata di questo cambiamento è molto alto.

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Comanda chi può, obbedisce chi vuole….

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Da il Sestante sito web di cultura e società.

LEONARDO SCIASCIA: ‘IL VERO ITALIANO E’ DON ABBONDIO’
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L’unico che ne esca bene è lui, Don Abbondio. L’unico che incarni la vera anima italiana, il pavido e prono servitore del potente di turno, indifferente alla sua provenienza e al suo casato, è lui.

Non avrà mai tramonto la grandezza e l’intima cifra di questa figura romanzesca, specchio e verità di un carattere, di un’anima, di secoli di storia sociale e politica nostrana.

Quell’umano silente che subisce e accomoda le cose, che ne accetta i dettami purché non portino scompiglio al suo angolino privato, che li gestisce nel taciuto dei suoi adempimenti purché questi non creino pericoli, insidie, trucchi; che vive insomma in omertoso assolvimento dei suoi modesti doveri e alla fine, quali che siano le sponde a cui deve pronarsi, ne esce sempre salvo e come incontaminato.

Perché i veri potenti, ci dice Sciascia, sono quei manutengoli che coltivano l’ordine che viene dall’alto nelle sue maglie intatte, senza disturbi o scossoni, onorandolo e tenendolo saldo con l’eterna arte del servilismo.
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A proposito di me…

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Cari amici,

Dopo cinque anni di impegno e soddisfazioni professionali lascerò la direzione del CFMT. Ho sempre creduto nell’importanza della collaborazione tra le parti sociali e quindi ho cercato in tutto questo tempo di dare il mio contributo per valorizzare il ruolo di servizio ai manager e alle imprese che gli istituti della bilateralità possono assicurare, se ben interpretati.

Innanzitutto voglio ringraziare la squadra con cui ho condiviso questa sfida  che mi ha supportato e sostenuto con professionalità e convinzione. Insieme, abbiamo raggiunto risultati importanti. Il brand CFMT si è ulteriormente affermato, i partecipanti alle nostre iniziative sono significativamente aumentati, i conti sono in ordine.

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Chiusure domeniche e festività. 15 risposte a 15 domande(per chi ne vuole sapere di più)

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Generalmente il problema delle aperture domenicali viene ridotto ad una questione di interesse esclusivo delle imprese della Grande Distribuzione. Consumatori e attività collaterali non sembrano destare, nel dibattito in corso, alcun interesse. Da una parte il diritto al riposo dei dipendenti che non vorrebbero lavorare durante le festività, dall’altra l’esclusiva volontà di profitto delle grandi imprese della distribuzione organizzata. Un’idea quindi di consumismo esasperato che cancella i diritti dei lavoratori. Una sorta di fordismo applicato ai consumi che riduce il lavoratore ad un ingranaggio di un sistema.

Un’idea vecchia che nasconde una cultura d’altri tempi. In questo modo non si vedono il contributo all’occupazione che la grande distribuzione ha sempre dato anche nei momenti di crisi di altri comparti, i forti investimenti in formazione e sviluppo professionale proposti ai collaboratori, l’opportunità di reinserimento nel mondo del lavoro di figure ritenute fragili   e difficilmente impiegabili altrove e, infine formule di lavoro flessibili che rispondono alle nuove esigenze dei consumatori.

E, altrettanto importante, la possibilità per l’industria di ridurre gli stock nei magazzini (vedi outlet e altre formule), il consolidarsi di attività artigianali e commerciali collaterali  e la trasformazione profonda di luoghi che, oltre agli acquisti, consentono di passare il proprio tempo libero in compagnia.

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I corpi intermedi e lo scambio possibile.

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A Roma abbiamo assistito ad una grande manifestazione sindacale e non era affatto scontato. Landini, Barbagallo e Furlan hanno avuto coraggio, hanno rotto gli indugi e chiamato i loro iscritti alla mobilitazione generale. Poco tempo prima lo avevano fatto imprenditori e professionisti del nord. Dal basso.

La nebbia creata dal Governo con quota 100 e reddito di cittadinanza non è riuscita a mettere in secondo piano la vera posta in gioco per molti nel Paese: il lavoro. La paura di perderlo, la difficoltà a trovarlo, le preoccupazioni degli imprenditori per la situazione economica, la mancanza di risorse da investire hanno fatto premio su una grossa fetta di lavoratori e pensionati che vivono con grande preoccupazione il loro futuro e quello delle proprie famiglie.

Maurizio Landini, il nuovo segretario della CGIL, si è trovato nel posto giusto al momento giusto. Meno alcuni tra quei personaggi politici d’antan che si sono presentati al corteo per essere fotografati e postati sui giornali. Semplici mosche cocchiere.

Landini non è il nuovo leader della sinistra politica. Non lo era prima di questo corteo, non lo è dal giorno dopo. E’ un leader sindacale che deve innanzitutto riprendersi la CGIL affrontando burocrazia interna e freni al cambiamento. Gli stessi problemi con cui si è dovuta confrontare Susanna Camusso. Leggi tutto “I corpi intermedi e lo scambio possibile.”

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Chiusure festive e domeniche. Adesso si muovono anche i piccoli…

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Adesso si muovono anche i piccoli esercizi commerciali. Restano al palo i sindacati del settore e chi, nell’associazionismo datoriale, ha in testa il mondo della distribuzione e del commercio di qualche decennio fa.

I sindacati di categoria scontano la loro fragilità e la loro assenza nelle imprese. Anziché entrare nella vicenda del lavoro festivo partendo dai problemi reali dei lavoratori (rotazioni e compensi) confidano forse di rientrare in gioco a valle del decreto incuranti di essere catalogati come inutili o dannosi da chi rischia di subire in prima persona le conseguenze di queste decisioni.

E’ vero che, ad esempio,  delle circa cinquecentomila persone che, a vario titolo, lavorano nei centri commerciali i sindacati sono in  contatto grosso modo con quelli delle insegne più conosciute e, anche lì il loro rapporto è con i lavoratori a tempo indeterminato. Spesso sono solo i più anziani ad essere sindacalizzati.

Nel piccolo dettaglio, al contrario, sono quasi totalmente assenti. Nelle insegne più note della GDO, escluso il mondo COOP, la loro presenza è rilevabile come numero di iscritti ma  inesistente sul piano dell’iniziativa sindacale. Basterebbe leggere tra le righe  la vicenda legata al rinnovo del primo CCNL della GDO con Federdistribuzione. Leggi tutto “Chiusure festive e domeniche. Adesso si muovono anche i piccoli…”

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