Il lavoro tra qualità, rispetto, prospettive e buoni proponimenti

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Quasi sempre l’interesse dei media o degli esperti si concentra sui livelli di disoccupazione. A volte scontrandosi su percentuali insignificanti in più o in meno, quasi sempre sorvolando sulla qualità e sulle modalità del lavoro proposto.

Alle ingiustizie e alle prevaricazioni in voga fino ad oltre la metà del secolo scorso si è sostituito un complesso di regole che ha retto fino a quando ha potuto reggere. Leggi e contrattazione ne hanno determinato retribuzioni e confini.

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Negoziato Grande Distribuzione. Qualcosa non funziona…

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Sui numeri c’era da aspettarselo. Secondo i sindacati la protesta è riuscita, secondo Federdistribuzione, no. Nulla di nuovo sotto il sole.

La novità, semmai, sta nel comunicato di Federdistribuzione. Per la prima volta si apprende, in pieno sciopero dichiarato che sono mesi che ci sarebbero divergenze (o differenti sensibilità) tra la Fisascat Cisl e le altre due organizzazioni sindacali (Filcams CGIL e Uiltucs Uil) la prima disponibile ad incontri con la controparte le altre due sigle, no.

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la Grande Distribuzione tra contratti nazionali, scioperi e debolezze reciproche.

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Venerdì 22 dicembre ci sarà lo sciopero della Grande Distribuzione indetto da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil per protestare contro l’assenza di contratto per i lavoratori delle imprese che fanno riferimento a Federdistribuzione e per quelle aderenti al mondo cooperativo.

A questo si aggiunge la campagna contro il lavoro festivo discendente dal decreto del Governo Monti che ha liberalizzato le aperture nel settore. Assisteremo, però, al confronto tra due debolezze. Innanzitutto quella sindacale dovuta alla difficoltà evidente di mobilitare la categoria per riuscire a sottoscrivere un contratto simile a quello siglato con Confcommercio o a spingere Federdistribuzione ad applicarlo.

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Le nuove relazioni industriali iniziano alla Melegatti?

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L’interessante articolo di DI Vico sul Corriere di qualche giorno fa   ( http://Bit.ly/2BHg9oW  ) mi ha spinto ad una riflessione ulteriore. C’è una grande differenza tra l’empatia che provocano casi come Amazon, Ryanair e IKEA per la loro esposizione mediatica e il caso Melegatti.

I primi tre è indubbio che rappresentino semplicemente un tentativo di utilizzare i consumatori e i media per “costringere” le rispettive controparti ad un negoziato tradizionale.

Gioca a favore il trovarsi di fronte multinazionali che, per una parte ancora consistente della cultura italiana, mantengono una accezione negativa. Evocano, in molti la vicenda di Davide contro Golia e quindi provocano quasi naturalmente un sentimento tanto superficiale quanto diffuso di negatività che da un certo punto osservazione può essere scambiato per solidarietà. Leggi tutto “Le nuove relazioni industriali iniziano alla Melegatti?”

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Perché i giovani non dovrebbero avere paura dei professionisti, ma cercare il confronto intergenerazionale. Di Luisa Panariello

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Ho chiesto a Luisa Panariello, 30 anni, blogger e nuova collaboratrice del CFMT di raccontare il business game BIG dal suo punto di vista. BIG nasce così. Dalla voglia di mettere in relazioni capacità e competenze differenti. Tipiche di generazioni differenti.

Queste le sue riflessioni…

Quando si parla di confronto intergenerazionale è facile imbattersi un una diffidenza dovuta dai pregiudizi consci o inconsci che si hanno, e ciò accade indipendentemente agli adulti così come ai più giovani.

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Giovani e tute blu

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Giovani o meno giovani, nessuno pensa al lavoro come maledizione. Sia chi ce l’ha, sia chi lo cerca ma perfino chi se lo immagina, vista la sua giovane età, trova più facile indicare ciò che non vorrebbe trovarsi a fare in futuro.

La pessima performance dei ragazzi in tuta e catene che protestano contro l’alternanza indica esattamente questo. Il mondo degli adulti a questa rappresentazione ha reagito compatto, condannandola. È giusto. Il lavoro, qualsiasi lavoro, non può essere “offeso” o ridotto ad esempio negativo. Soprattutto un lavoro onesto, dignitoso e ancora carico di significato come quello dell’operaio.

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Grande Distribuzione e festività lavorative.

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Ci risiamo. Con l’avvicinarsi del Natale riesplode la polemica sulle festività diventate lavorative. Da oggi i detrattori possono contare sul supporto anche del movimento 5 stelle.

Pensavo però di aver letto la motivazione più grottesca in rete da parte di una supporter del movimento: “ I centri commerciali servono ad abituare il popolo al superfluo spendendo soldi che non ha e quindi ad indebitarsi mentre gli distruggono scuola e sanità”.

Davide Casaleggio però l’ha superata sostenendo che gli italiani devono restare a casa per passare le feste in famiglia e così, finalmente, imparare a comprare on line.

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Sindacato, lavoratori, consumatori e media

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Dopo la stagione della Politica che insegue i sondaggi e gli stati d’animo della gente rischiamo di avere i sindacati che inseguono gli stati d’animo dei consumatori per interpretare o ottenere nuove relazioni industriali?

Tra l’altro Molte  aziende lo fanno già per conto loro e da tempo. Un brand importante comprende valori che vanno ben oltre la qualità di un prodotto o il suo prezzo.

Secondo il sociologo Renato Curcio i clienti di un supermercato sono, per definizione, avversari dei lavoratori quando, in fila alle casse, cercano di lasciare, il più velocemente possibile, il punto vendita. E si innervosiscono se la cassiera se la prende comoda perché, dopo un turno di lavoro pesante, si sente stanca.

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I corpi intermedi sotto i riflettori…

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Nel mondo del lavoro le contraddizioni sono più evidenti. Le ultime vicende che coinvolgono il sindacalismo confederale con la divaricazione sulle pensioni  ma anche su singole vicende che lo vedono unitariamente in campo, segnalano la difficoltà ad interpretare una realtà che è profondamente cambiata.

Mentre la CGIL insiste nel collocare gli avvenimenti in uno schema le cui chiavi di lettura sono sostanzialmente le stesse da sempre, CISL e UIL ne hanno forse compreso l’insufficiente lettura ma la strumentazione di cui dispongono è rimasta sostanzialmente la stessa.

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Le organizzazioni di rappresentanza e il rischio di miopia..

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A settembre 2017 il CNEL ha certificato 868 contratti nazionali. Probabilmente anche Confindustria riuscirà ad avere il suo contratto del “terziario avanzato”. Sarà il numero 869. Prima o poi toccherà anche a Federdistribuzione. Così saranno 870. E altri verranno poi.

Siamo ormai “alla via così” in gergo marinaro. Tutti sono concordi nel ritenerli troppi. Ovviamente solo quelli degli altri. Ciascuno cerca di delimitare o incrementare il proprio recinto a spese altrui. Nessuno crea le premesse per andare oltre. È una politica francamente suicida.

E questo a scapito anche del sindacato confederale o delle sue categorie che, anziché reagire, abbozzano. Quello che è avvenuto nel perimetro del contratto del terziario lo dimostra in modo inequivocabile.

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