Una Confederazione non è una caserma..

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Sono gli inquisitori a creare gli eretici. 

Umberto Eco

Innanzitutto volevo ringraziare i numerosi lettori del blog. Mi chiedono di insistere perché condividono le problematiche poste. Soprattutto mi riconoscono una chiarezza espositiva.  Alcuni mi imputano una particolare ruvidezza un pò fuori dalla liturgia dei corridoi confederali. Ricordo a tutti che è solo un mio personale punto di osservazione. Niente di più. Mi sento semplicemente ataràttico. Quindi rifletto.

Se venissi incaricato di scrivere le biografie degli ultimi due leader della Confcommercio non avrei dubbi. Sergio Billé, che non ho conosciuto, lo ricorderei per i milioni di euro della Confederazione dissipati e per le brutte compagnie. Carlo Sangalli, per aver sostenuto, in tempi non sospetti, l’Expo di Milano e per l’intuizione alla base di Rete Imprese Italia. Due goal da bacheca. Rispetto al suo predecessore rappresenterebbe indubbiamente un notevole passo in avanti.

Se quest’ultimo scegliesse di cedere il passo in tempi ragionevoli potrebbe ascriversi il merito di aver lasciato  la Confederazione meglio di come l’ha trovata. Un risultato importante. Non credo che nessuno lo possa negare. Io non ce l’ho con lui. Pur essendo milanista mi è anche simpatico. Come tutte le persone che hanno caratterizzato la Confederazione. Oggi credo che  pensare al futuro di una  Confcommercio senza la sua presenza non possa essere considerata  una eresia.

Per gli amici che mi conoscono veramente sanno che io provo un sentimento di riconoscenza e di affetto particolare  per tutte le situazioni dove ho messo a disposizione il mio tempo, le mie competenze e le mie capacità personali. Ponendomi in questo modo ho mantenuto relazioni ricche e profonde con gli amici della CISL, i colleghi delle aziende dove ho lavorato e, naturalmente con molti di Confcommercio e Manageritalia. Naturalmente anche di CFMT.

Se non l’avesse inventato Conad, “persone oltre le cose” sarebbe stato il mio payoff preferito. Mi indispettisco se qualcuno parla male a sproposito delle realtà nelle quali ho fatto un pezzo importante di strada, così come me la prendo se, a mio parere, percepisco l’incancrenirsi di una situazione negativa.

Confcommercio resta, per me,  un punto di riferimento  importante. La preferivo sinceramente con Francesco Rivolta direttore generale impegnata nel suo riorientamento a cui poter dare il mio contributo ma non è questo il motivo del contendere. Considero però lo stesso segretario generale una persona di livello, così come l’ufficio studi.

Sinceramente non ho capito la furia iconoclasta contro la Direzione lavoro e welfare  della Confederazione quasi fosse una colpa l’aver portato risultati e presidiato con determinazione una parte importante delle entrate confederali derivate dalla bilateralità. Vedere rimosso il lavoro e l’immagine stessa di Jole Vernola mi intristisce profondamente.

Così come la volontà di mettere da parte professionisti d valore sul semplice sospetto di intelligenza con il nemico. Quando il vertice di un’organizzazione mette in un angolo chi si impegna e porta risultati e premia “nani e ballerine”   qualcosa ti si rompe dentro. E reagisci.

Fortunatamente la Confcommercio non è tutta lì. Anzi.

Ha federazioni importanti motori di attività per i loro associati e una radicata presenza in molti territori che sono punti di riferimento per l’intera comunità che vi ruota intorno. Ci ho passato del tempo meraviglioso e ho conosciuto persone di grande valore morale e professionale. E questo patrimonio va ben oltre le singole persone che sono chiamate pro tempore a dirigerla.

C’è un contesto e una data di scadenza. Per tutti. Rispettarla è democrazia. Nessuno è ancora riuscito a convincermi che non sia necessario un profondo cambiamento sia organizzativo che di ruolo politico per Confcommercio. E del suo vertice attuale. Pena un declino inarrestabile peraltro già iniziato.

Ma veramente qualcuno può pensare che il nuovo statuto consentirà  di affrontare diversamente uno solo dei problemi che sono stati messi sotto il tappeto? E quanta energia viene sprecata ogni giorno per dimostrare ciò che non può essere dimostrato? 

Il collegio unico nazionale aveva  senso in una fase di espansione tradizionale dell’associazione che necessitava della centralità e dell’appoggio dell’Unione di Milano per le risorse che poteva generare e mettere a sistema. Erano gli anni della crescita continua. La scelta del 2014 di assegnare a ciascuna regione e federazione il compito di eleggere i propri rappresentanti e di condividere al centro il proprio contributo si faceva carico del fatto che il modello precedente di espansione tradizionale della Confcommercio era finito. E la stessa Unione di Milano cominciava ad avere i suoi problemi. Da qui la vexata questio della tassa dell’1,20 come panacea evocata ogni piè sospinto dai passatisti.

Oggi sono i progetti, le idee, le proposte che possono nascere ovunque a fare la differenza. E queste si devono e si possono condividere. La Confederazione al centro non è nulla senza i territori e le federazioni.  Pensare di vincolare le proposte  all’appartenenza politica o alla pretesa acquiescenza ai cosiddetti poteri forti interni è un errore che ridurrà la partecipazione. Ma tant’è.

Io mi limito ad esprimere una preoccupazione. So che alcuni che hanno tempo da perdere mi immaginano in combutta per chi sa quale losco disegno. Tranquilli, non è così. Ho terminato la mia corsa in Confederazione, ho tempo a disposizione, buona memoria, capacità di ascolto e spirito di osservazione.

Il mio prendetelo per quello che è.  Un contributo forse un po’ ruvido ma sincero. Concentratevi sul futuro anziché continuare a pensare di poter ridare forme nuove al passato. 

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