Eppure ci sono iniziative dove la GDO scende in campo unita. Durante la pandemia, lo è stata, nella giornata che viene dedicata al Banco Alimentare, pure. Così come in occasione del “Carrello Tricolore”. Esistono momenti dove le sensibilità, civili e sociali, sono patrimonio di tutti e non di parte. Coop in genere, quando le parole diventano insufficienti, prova a porsi un passo in avanti. Caduta nel vuoto la proposta di ANCC di supportare come intera GDO il Governo nell’invio di generi alimentari in Palestina adesso tocca alla proposta di promuovere l’educazione alle relazioni come materia nelle scuole. Non bastano più le parole che vengono spese in determinate circostanze. Occorrono azioni. Lo stesso dibattito di queste settimane su ciò che è emerso dal web ci ricorda quanto è profonda la cultura patriarcale che relega il rispetto, il consenso e la parità a semplici argomenti da conversazione. È evidente che siamo di fronte ad un grave ritardo educativo e culturale da recuperare. E bisogna farlo a partire dalle scuola.
Al contrario di quanto avviene in buona parte dell’Europa, oggi, nella scuola italiana non c’è nulla che cerchi di colmare questo ritardo. In nazioni come Svezia, Paesi Bassi, Germania e Francia, l’educazione affettiva e sessuale è da tempo parte integrante dei percorsi scolastici, con approcci che mirano a sviluppare l’educazione alle emozioni, alle relazioni, al rispetto e al consenso. Alcuni paesi, come i Paesi Bassi, iniziano questo tipo di educazione già a 4 anni, mentre altri, come la Germania, la introducono a 9 anni. Eppure la violenza sulle donne, lo stalking, il bullismo, i commenti aggressivi sui social, come abbiamo visto anche recentemente, segnalano una mancata educazione nel riconoscere e gestire le emozioni che esplode in comportamenti vergognosi verso madri, sorelle, fidanzate o addirittura pericolosi, arrivando fino al femminicidio.
I risultati dell’indagine realizzata da Coop a inizio anno con Nomisma su un campione di 2mila persone tra i 18 e i 64 anni ha confermato che i tempi sono maturi per inserire all’interno dei programmi scolastici l’educazione relazionale e sentimentale. 9 intervistati su 10 ritengono che, proprio l’insegnamento a scuola, potrebbe contribuire alla prevenzione dei fenomeni di odio, emarginazione e violenza di genere. Nel mese di luglio Regione Lombardia ha deliberato il finanziamento per 22 progetti per garantire autonomia economica alle donne vittime di maltrattamenti e per consentire loro una concreta e definitiva fuoriuscita dalla violenza. “Dopo l’intervento per destinare immobili delle case ALER alle donne vittime di violenza per consentire loro l’avvio di un percorso di autonomia abitativa – dichiara l’assessore Elena Lucchini – abbiamo voluto questo bando per l’autonomia economica”.
Coop Italia, già a marzo con due cooperative, (Coop Lombardia e Coop Liguria) e, in seguito, coinvolgendo l’intero movimento cooperativo, ha rilanciato il progetto di reinserimento lavorativo delle donne vittime di violenza. Percorsi gestiti dalle Risorse Umane delle cooperative fatti di acquisizione di curriculum, colloqui, tirocini e alla fine percorsi di inserimento che ovviamente, una volta conclusi, permettono a queste donne di iniziare una nuova vita. Un tema già affrontato nel rinnovo del loro CCNL. Adesso un altro significativo passo in avanti. Coop e Fondazione Giulia Cecchettin hanno presentato i progetti di formazione e di sensibilizzazione che coinvolgeranno dipendenti di Coop, soci e consumatori nell’ambito della Campagna “Dire, Fare, Amare”.
“Insieme per avviare azioni concrete nel segno della prevenzione e del contrasto alla violenza di genere”. È su questa affermazione che si basa il Protocollo d’Intesa siglato fra Coop e la Fondazione Giulia Cecchettin che è stato ufficializzato a Roma. In programma una serie di attività “per affermare la cultura del rispetto, promuovere l’educazione agli affetti, affrontare e superare le criticità nelle relazioni di genere e valorizzare relazioni paritarie”. Il progetto pilota di formazione, in avvio il 30 settembre parte da Padova e provincia, la città dove Giulia Cecchettin studiava e coinvolge circa 150 dipendenti che lavorano in 5 negozi dell’area padovana; la prima a impegnarsi è Coop Alleanza 3.0 che insieme a Coop Reno copre con la propria rete quel territorio. Un percorso rivolto alla persona più che al dipendente che si articola in vari step.
Un test che servirà a costruire un modello replicabile e adattabile ad altre realtà cooperative fino a diventare un modello nazionale a disposizione di tutte le altre Cooperative ma, grazie a Fondazione Giulia Cecchettin, anche a disposizione di altre realtà nei territori. Infatti, da qui prende vita anche la costruzione di un “Manifesto contro la violenza di genere” frutto di un gruppo di lavoro partecipato del quale fa parte anche Coop e che sarà poi condiviso con qualsiasi altro ente, organismo, impresa voglia impegnarsi a tal proposito.
“Siamo orgogliosi di presentare oggi l’accordo siglato con Fondazione Cecchettin che consideriamo un alleato importante nella nostra campagna “Dire, fare, amare”, parte del progetto “Close the Gap” volto all’inclusione di genere, spiega Maura Latini, Presidente Coop Italia. Ci siamo adoperati per costruire assieme un percorso concreto di attività che coinvolga vari interlocutori in un’operazione complessa ma necessaria di sensibilizzazione che includa il mondo del lavoro e dunque la platea dei nostri dipendenti ma aprendoci anche grazie alla rete dei nostri punti vendita alla società civile. Diffondere una cultura contro la violenza di genere e agire in forma preventiva è fondamentale. Il dato agghiacciante del 2024 segnala 97 donne uccise da partner e familiari, una ogni 3,7 giorni. Non deve stupire nessuno che Coop si impegni in tal senso a fianco della Fondazione e che assieme al Comitato Promotore sostenga la Proposta di Legge di Iniziativa Popolare “Diritto a stare bene” perché Coop è da sempre un soggetto collettivo in grado di coniugare logiche economiche e responsabilità sociale, in questo caso insieme a enti e soggetti collettivi che operano nei territori”.
Coop è una rete di 72 imprese cooperative indipendenti che complessivamente impiegano quasi 58.000 dipendenti e associano 6,2 milioni di soci consumatori. Gli oltre 2200 punti vendita di Coop sul territorio nazionale sono frequentati in media da 9 milioni di persone ogni settimana. “La collaborazione con Coop per noi rappresenta un passo importante, afferma Gino Cecchettin, Presidente di Fondazione Giulia Cecchettin, significa portare la voce e l’impegno della Fondazione nei luoghi di vita quotidiana, frequentati da migliaia di persone. Prevenzione e sensibilizzazione non possono restare parole astratte: devono tradursi in esperienze concrete e in gesti simbolici che lascino un segno. Con questo spirito avviamo la formazione per i dipendenti e condividiamo con soci e consumatori la campagna delle borse di tela con il disegno di Giulia. Solo attraverso alleanze ampie e trasversali possiamo costruire una società più consapevole, capace di riconoscere i segnali della violenza e di promuovere relazioni basate sul rispetto reciproco.” Ad essere coinvolti nell’operazione saranno, in prima istanza i dipendenti di Coop, e a seguire i soci e i consumatori nei propri punti vendita.