Quest’anno le polemiche su ombrelloni e sdraio hanno cancellato la solita tiritera agostana sull’anguria. Agosto riserva sempre sorprese quando meno te lo aspetti. Mi ero preparato all’ennesima polemica sulle conseguenze del basso prezzo causato dall’ingordigia di Eurospin e compagnia ma fortunatamente non c’è stato nulla. Fino al 2021 erano “le aste al doppio ribasso” la causa di tutti i mali e non solo i discount sul banco degli accusati. Dal 4 novembre 2021 il Decreto Legislativo che attuava la Direttiva europea del Parlamento e del Consiglio Ue in materia di pratiche commerciali sleali tra imprese nella filiera agricola e alimentare le ha vietate. Per distrarre l’opinione pubblica dalle cause strutturali qualcuno parlò di risultato storico scambiando un tramonto per un’alba. Il marcio era e resta a monte. A valle ci sono solo ruvidi negoziati sul prezzo.
Non ho mai capito se gli accusatori della GDO lo sono, con altrettanta determinazione, anche con chi bara al loro interno. Sull’anguria quest’anno quindi nessuna offerta “shock”. Se non mi è sfuggita qualche promozione dell’ultima ora, ferragosto è passato. Eurospin si è fermata anzitempo al 15 giugno con l’anguria baby a € 0,79 al kg. Niente di clamoroso, quindi. Addirittura sta nascendo una polemica di segno opposto. Il prezzo delle angurie nell’estate 2025 sarebbe ai massimi storici, con aumenti che sfiorano il 30% rispetto allo scorso anno. La produzione ha dovuto fare i conti con le consuete incertezze climatiche che hanno inciso sulla qualità e sulla quantità del raccolto. Le angurie Italiane sembra poi che registrino un certo successo anche nei principali mercati europei (Francia, Germania, Polonia).
Scavallato dunque ferragosto, i problemi in agricoltura, laddove sono presenti, restano, purtroppo, sempre uguali. L’arma dei Carabinieri ha condotto una serie di controlli sul lavoro nelle aziende del settore agricolo in tutta Italia dal 31 luglio all’11 agosto. Controllate 888 imprese, di cui 468 sono risultate irregolari (52,70%). Nel corso delle ispezioni sono state verificate 3.601 posizioni lavorative, di cui 729 sono risultate irregolari (20,24%); di queste, 196 sono riconducibili all’impiego di manodopera in nero (il 26,88% delle 729 posizioni lavorative irregolari); tra le posizioni lavorative verificate, 1.557 riguardano lavoratori extracomunitari, di cui 79 impiegati in nero, mentre 30 sono risultati clandestini. I minori trovati nei luoghi di lavoro sono stati 19 , di cui 9 in nero. Al termine delle verifiche sono stati elevati 113 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale a carico del 12,72% delle 888 aziende ispezionate.
“Sebbene il tasso di irregolarità sia inferiore rispetto a quello rilevato nelle ispezioni straordinarie del 2024, effettuate a luglio subito dopo la morte di Satnam Singh nelle campagne dell’Agro Pontino, il dato continua a gridare vendetta – commenta Silvia Guaraldi, segretaria nazionale Flai Cgil – a Collettiva-. Parliamo del 52,7 per cento con un calo del 13,75. A mio avviso questa fotografia ha poca aderenza con la realtà. Fermo restando che bisogna aspettare il consolidato, il numero dei controlli rimane irrisorio: stiamo parlando di meno del 2 per cento delle aziende ispezionate, che sono complessivamente quasi 170 mila, e di meno dell’1 per cento dei lavoratori, che sono circa 1 milione. Quello dei minori, poi, trovati a lavorare nei campi anche a nero, fa accapponare la pelle, sebbene non ci siano dettagli”. “Una nota positiva però c’è – aggiunge Guaraldi -: ho l’impressione che si sia fatto un passo in avanti nell’uso interforze nei controlli in agricoltura. Andare nei campi a verificare le condizioni dei lavoratori è un’attività diversa dal fare le ispezioni in un bar, perché la situazione non è mai cristallizzata. In questo caso mi sembra che ci sia stato un coordinamento a livello nazionale con un coinvolgimento dei territori.
L’operazione, pianificata dal comando dei carabinieri per la tutela del lavoro, ha visto scendere in campo squadre ispettive composte da militari delle stazioni, tenenze e compagnie territoriali insieme a personale specializzato. Prima delle ispezioni, un’analisi meticolosa delle banche dati aveva individuato le aziende più a rischio. Non sono mancati i risvolti penali: 470 persone sono state denunciate per violazioni del testo unico sull’immigrazione, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, caporalato, falso ideologico e somministrazione fraudolenta di manodopera. Tra i sequestri, un locale fatiscente usato come dormitorio per braccianti a Perugia e attestati di formazione falsi rinvenuti a Trieste.
C’è da dire che anche l’indignazione nell’opinione pubblica non è la stessa rispetto ad altri comparti. Colpisce il rider che vagola sotto temporali da paura, “costretto” alle consegne ai piani alti o sotto il sole. Chi non utilizza quel servizio (la maggioranza) tende a solidarizzare con loro. C’è dietro una avversione pregiudiziale a quel lavoro. E quindi dello sfruttamento e della fatica che lo caratterizza. E questo innesca una solidarietà diffusa a fronte di richieste di maggiori diritti o di una diversa organizzazione del lavoro. Essendo “altri” ad utilizzarne il lavoro la variabile prezzo del servizio non sfiora chi si schiera a parole. Non è così in agricoltura e sugli scaffali della GDO.
Lì il prezzo del prodotto tende a nascondere tutto il resto. La solidarietà svanisce, il generico colpevole è individuato nell’insegna e l’autoassoluzione del consumatore è la conseguenza caratterizzata dall’ossessione del prezzo basso. Sotto il sole o sotto la pioggia, gestiti da caporali senza scrupoli e piazzati in soluzioni abitative fatiscenti vivono da sempre migliaia di immigrati. Una volta all’anno arrivano giornalisti e carabinieri. Poi tutto torna, più o meno, come prima. Fino a quando non si capirà che questo tipo di sfruttamento prescinde da ciò che sta a valle perché è strutturale. Causato dalla presenza di un offerta di lavoro a basso costo, dalla insufficienza dei controlli e dalla gestione malavitosa tramite il caporalato. Se non si parte da qui si inseguono colpevoli e giustificazioni che lasciano il tempo che trovano.