My (più) Auchan. Siamo quindi prossimi ai titoli di coda…

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L’incontro del 16 gennaio nella sede ex Auchan è stato utile e positivo. Le voci di corridoio e le interpretazioni peggiori sono state spazzate via  dalla versione ufficiale dei rappresentanti di Margherita distribuzione. I feedback sono tutti o quasi fondamentalmente positivi. Sono emersi tre elementi importanti.

Innanzitutto la volontà di Conad di farsi carico delle conseguenze sull’occupazione mettendo così a tacere i mestatori di professione. Non era affatto scontato. L’andamento sempre più negativo dell’azienda (- 10%  delle vendite sull’anno prima e -6% a parità di rete poteva portare a decisioni ben più drastiche. Al “così fan tutti”. Non era difficile. Sarebbe bastato definire il perimetro da mettere in sicurezza e una tempistica rispettosa delle procedure di legge. E poi lasciare alla bad company il compito di gestire gli effetti collaterali.

Chi ha attaccato a testa bassa  il claim “persone oltre le cose” per partito preso oggi dovrebbe almeno riflettere. Temo però che non sarà così. Un secondo punto importante sono i tempi dell’operazione. L’intero 2020. Non è cosa da poco. Almeno sulla carta.

In una situazione comunque di grande disagio imposto dalla situazione avere un anno di tempo significa molto. Soprattutto per chi non ha soluzioni a portata di mano. Il terzo punto importante è che le previsioni peggiori evocate da Gianluigi Baroni, consulente di Pwc “Se a fine 2020 ci saranno ancora 300-400 addetti significa che il piano non ha funzionato” e riportate nell’articolo di Emanuele Scarci (http://bit.ly/2FZiRH1) fanno pensare che i numeri finali ritenuti dall’azienda l’ipotesi peggiore sono ben diversi da quelli evocati dai profeti di sventura.

Fin qui le dichiarazioni di intenzione. Indubbiamente ci volevano per dare, soprattutto in sede, un orizzonte di riferimento certo e una prima illustrazione degli strumenti possibili di gestione. Adesso è importante confermarli e consolidarli in un accordo con i sindacati. Non è un passaggio formale. Senza un accordo l’azienda non può dare alcuna sostanza a quelle affermazioni. È quindi un passaggio da non sottovalutare. Non so quanto i sindacati apprezzeranno la gestione e le dichiarazioni unilaterali del rappresentante aziendale dell’incontro con i collaboratori della sede ma questa vicenda ci ha abituato a continui colpi di scena.

Tutto bene quindi? Niente affatto. Adesso cominciano i problemi veri. Tradurre finalmente in pratica la volontà espressa. L’accordo sindacale si incaricherà innanzitutto di fotografare gli auspici delle parti. Per questo è indispensabile attenderne la firma per valutare il da farsi anche perché sarà solo la sua gestione puntuale che ne  accompagnerà gli effetti e le inevitabili contraddizioni che la realtà farà emergere.

Per chiudere il cerchio dovranno  entrare in campo altre disponibilità. Innanzitutto istituzionali. MISE e regioni possono fare molto. Il primo per sostenere sul piano economico e normativo le persone dal punto di vista individuale ma anche per valutare  se sarà possibile, e  fino a che punto, coinvolgere l’intero settore essendo questa operazione  preludio ad una crisi dei formati distributivi che attraverserà l’intero comparto della GDO. Cooperazione compresa.

Le regioni per il loro ruolo di “moral suasion” nei confronti delle aziende del comparto insediate nei loro territori e magari in fase di espansione. Non ultimo nel  portare avanti  una richiesta di coinvolgimento del gruppo Auchan in Italia che non può essere certo sostenuta da Conad. Oltre alle imprese coinvolte nella cessione dei punti vendita al di fuori del perimetro del Consorzio potrebbero essere coinvolte le associazioni datoriali del settore, a cominciare da Federdistribuzione,  per valutare insieme a loro se esistono spazi di interesse comune da proporre alle imprese associate. Formule che possono comprendere sgravi contributivi, incentivi o altro e che potrebbero essere un volano utile ad agevolare i passaggi e una sperimentazione che guarda al futuro del comparto stesso.

Infine i progetti di preparazione ai nuovi sbocchi professionali  che potrebbero essere costruiti internamente con programmi di formazione studiati ad hoc che aiutino le persone a riflettere sul loro percorso professionale e prepararle al cambiamento. Tante cose da fare quindi in un tempo che se sfruttato a fondo è sufficiente per accompagnare l’intera operazione sul piano sociale. Una cosa però è certa e non va sottovalutata.

Sta prendendo corpo, come si usa dire in termini legali,  un’obbligazione di mezzo da parte di Conad che non era affatto scontata per molti osservatori  fino a poco tempo fa. La volontà di cimentarsi in un piano sociale impegnativo che accompagnerà nel 2020 il piano di rilancio della nuova Conad.

Quindi dare sostanza ad una mia convinzione profonda per dirla con Antoine Riboud CEO di Danone nel famoso discorso di Marsiglia del 1972  (http://bit.ly/2HaBE1v) davanti ad una platea di colleghi  imprenditori: ”La  vera sfida per chi si occupa di politica ma anche per gli imprenditori è di saper integrare quattro valori fondamentali: l’efficacia imprenditoriale, la solidarietà, la responsabilità e la personalizzazione, senza dimenticare che questo va fatto con gli uomini e dagli uomini e non per essi”.

Personalmente credo che questo accordo possa fare scuola e che possa diventare  un punto di riferimento per l’intera GDO italiana. Anche il sindacato stesso potrà giocare un ruolo determinante. Non siamo ancora al governo bilaterale di un piano di ristrutturazione aziendale ma ci stiamo andando vicini. E il contratto nazionale è alle porte. Una sfida nella sfida. Spero venga colta da tutte le parti sociali.

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5 risposte a “My (più) Auchan. Siamo quindi prossimi ai titoli di coda…”

  1. Credo che coloro che hanno attaccato a testa bassa Conad non rifletteranno. Di questo ne sono convinta per un semplice motivo : cio’ che Baroni ha comunicato a Rozzano non costituisce una grande novità. Infatti l’ avvocato aveva già in gran parte comunicato negli incontri con le OOSS tutto ciò che e’ stato riferito ‘ altro giorno a Rozzano.In tutta risposta cgil cisl e uil, invece di informare correttamente i lavoratori, li hanno aizzati contro conad e li hanno portati in piazza a protestare( o almeno hanno provato a farlo).
    Lo stesso Barori è rimasto basito nell’ apprendere dagli stessi lavoratori presenti alla plenaria di Rozzano che le loro OOSS non avevano comunicato loro neanche l’ ammontare degli importi dell’ incentivo all’ esodo!
    Una precisazione. Quando si parla di OOSS sarebbe bene precisare di quali OOSS si sta parlando perché dei 4 sindacati che stanno prendendo parte agli incontri sindacali e istituzionali non tutti hanno finora avuto lo stesso atteggiamento nei confronti di conad.
    Non bisogna dimenticare che c’ è chi ha intrapreso un percorso di collaborazione costruttiva sancita con la sottoscrizione dell’ accordo siglato il 1 ottobre e non ha partecipato agli scioperi indetti dalla triplice: la UGL. Questa precisazione mi sembra doverosa perché esiste una parte del sindacato che non si ribella per partito preso senza valutare se sia giusto o utile farlo, Esiste una parte del sindacato che rappresenta e informa correttamente i lavoratori.Esiste una parte del sindacato che sa fare sindacato e quindi sa trattare .
    Non tutti i sindacati sono uguali, grazie al Cielo! E non tutti i lavoratori partono prevenuti nella convinzione che il datore di lavoro è sempre e comunque da combattere inquanto “padrone”!
    Purtroppo analizzare consapevolmente la realtà non è da tutti …

  2. Buona sera Mario. Serpeggia tra i colleghi della sede o meglio delle varie sedi la notizia che fino al 31 dicembre 2020 ci saranno stipendi, tredicesima e quattordicesima assicurati.

    Riflettendo bene mi sembra un po’ una fake news. Se domani o martedì arriverà la lettera di inizio procedura di licenziamento collettivo per circa 700-800 impiegati ancora a busta paga Margherita Distribuzione i tempi sono diversi ed è impossibile arrivare al 31-12-2020 ancora in forza alla società.
    I tempi per la chiusura della procedura al massimo sono 45 giorni+ 30 GG al Mise.
    Una volta chiusa la procedura chi vorrà uscire con incentivo ( ancora da individuare se in mensilità o cifra unica partendo da una base di €34K) potrà accettare e non opporsi al licenziamento andando in Naspi. Dalla chiusura della procedura partono 4 mesi per portare a compimento il licenziamento collettivo. Pertanto arriveremo a fine luglio 2020.

    Chi non accetta il licenziamento cosa farà?

    Chi ha un’attività che prosegue ancora per alcuni mesi lavorerà, ma chi era addetto ai servizi dei supermercati diretti ed Ipermercati che dopo la sentenza dell’antitrust saranno di proprietà di terzi brand o di Conad coop.ve., cosa faranno? Se non hanno più attività di espletare? Verranno messi in cassa integrazione straordinaria fino a fine anno? O percepiranno lo stipendio attendendo fine anno.

    Questa è una partita ancora da giocare.

    1. Ad oggi sembra che sia così. Almeno dalle dichiarazioni riportate.l’annuncio è che la sede chiuderà il 31/12/2020. Questo significa che, entro quella data, tutti dovranno essere fuori. Quindi se tutto funzionerà, le persone usciranno prima. Non c’è contraddizione.

  3. Buongiorno Mario, l’Antitrust sta lavorando a rate, contribuendo ad esasperare gli animi.
    Ho trovato in rete questo articolo in cui di dice:
    – Il nuovo rinvio dell’Antitrust costringe ad una snervante incertezza i lavoratori alimentando voci e paure. Poi i vertici di Bdc/Conad – conclude Atzori – non possono lamentarsi se i sindacati ed i lavoratori si esprimono duramente nei loro confronti”.

    Io direi che i sindacati e i lavoratori non si devono esprimere contro i vertici BDC Conad, ma contro i vertici dell’Antitrust.

    Ma quanto tempo occorre prima di una sentenza definitiva? La solita lentezza burocratica italiana!

    1. Purtroppo i tempi laschi sono la realtà con cui si deve misurare chi fa impresa nel nostro Paese. Se mi consenti però una battuta a quest’ora mio nonno mi diceva che se devi prendere una gallina quando entri in un pollaio ne devi puntare una e una sola. Altrimenti resti a mani vuote. Uscendo dalla metafora nella vostra vicenda “la gallina” da puntare con decisione sono gli esuberi della sede e la loro tutela possibile perché è lì che sono concentrate le maggiori difficoltà di ricollocazione. Se seguite con ansia tutto ciò che accompagnerà inevitabilmente questa vicenda perderete di vista il vostro obiettivo principale. Ovviamente è solo il mio modesto parere.

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