Carrefour, il quarto gruppo di vendita al dettaglio a livello mondiale per fatturato, è presente in 30 paesi, principalmente nell’Unione Europea, Brasile e Argentina, oltre che in Nord Africa e Asia. Ormai mi immagino Matthieu Malige CFO del Gruppo che ogni giorno mette e toglie una bandierina dalla carta geografica del mondo e i media scrutano i fondi di caffè per decifrare, dove e se, si verificherà la ritirata. Sull’Italia l’unica indiscrezione accompagnata da una serie di “si dice” è di una rivista tedesca che ha scatenato gli appetiti dei concorrenti indigeni e le analisi più fantasiose sulla mancata strategicità del mercato italiano nel quale però la multinazionale francese è presente dal 1972. Ma tant’è. Molti danno per scontato ciò che ancora scontato non è. Almeno per ora.
Adesso tocca all’Argentina dove, solo un anno fa Alexandre Bompard CEO di Carrefour, nel corso di un incontro con il presidente argentino, Javier Milei aveva annunciato investimenti per 300 milioni di dollari. I piani dell’azienda prevedevano l’apertura di 27 nuove filiali Maxi e 60 Express in diverse parti del Paese, tra il 2025 e il 2026 con circa 2.500 nuovi posti di lavoro. Alla fine del 2024 Carrefour contava in Argentina 679 punti vendita. Una trentina in più rispetto all’anno precedente. L’Argentina è divisa in 23 province e una città autonoma, Buenos Aires, Carrefour le copre quasi tutte (22 province).
Carrefour opera in Argentina dal 1982, quando aprì il suo primo ipermercato a San Isidro. Da lì è cresciuta rapidamente nel mercato locale. Attualmente, il fatturato annuo del Paese è di circa 6 miliardi di dollari. Un asset importante sia per la sua infrastruttura commerciale che per il suo portafoglio immobiliare. Tra l’altro secondo GDO News “in Argentina, Carrefour ha sovraperformato il mercato in un contesto caratterizzato da un ulteriore rallentamento dell’inflazione e dalla progressiva stabilizzazione dei volumi”. Quindi semmai in affanno sui costi del modello in quel contesto ma tutt’altro che in crisi. La valutazione stimata supera 1 miliardo di dollari, una cifra che riflette la rilevanza dell’azienda nel mercato argentino. Siamo però anche qui all’1-X-2. Vendita, cessione parziale delle attività, costituzione di una partnership strategica. Dietro ci sarebbe la Deutsche Bank. Altra realtà tedesca come la Lebensmittel Zeitung.
Secondo quanto riportato dal quotidiano “La Nación”, il gruppo francese Carrefour avrebbe incaricato la Banca tedesca di valutare i propri asset e di individuare potenziali parti interessate alla sua attività in Argentina. Il processo iniziale potrebbe durare diversi mesi e il risultato finale non implica necessariamente la vendita dell’azienda. Appunto… Probabilmente Carrefour sta valutando una sorta di partnership in grado di garantire la presenza dell’insegna lasciando a terzi la gestione operativa. Il piano di ristrutturazione globale di Carrefour così come è stato presentato include anche le sue attività in Argentina. È possibile quindi che l’azienda decida di cedere parzialmente le attività mantenendo la propria presenza attraverso un partner locale, come già avviene in alcuni paesi asiatici e africani, secondo il quotidiano La Nación.
Le indiscrezioni che ho raccolto mi raccontano delle difficoltà del management locale a reggere un tradizionale modello organizzativo in uno scenario economico e sociale come quello argentino e che occorrerebbe, guarda caso, un altro tipo di organizzazione. Altri pensano che, dopo l’accordo del governo argentino con il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) per un prestito di 20 miliardi di dollari che permetterà di avviare una nuova fase di politica monetaria che prevede l’eliminazione completa delle attuali restrizioni al mercato dei cambi (il cosiddetto Cepo) e il ritorno alla libera compravendita di valute alle multinazionali, conviene andarsene. Contrariamente al discorso e alle politiche favorevoli agli investimenti stranieri lanciate dal governo di Javier Milei, negli ultimi mesi si sono già verificate uscite di società multinazionali dal Paese. Sebbene questi movimenti non costituiscano ancora una tendenza, le vendite comprendono già settori molto diversi, da quello petrolifero a quello finanziario, passando per l’industria dell’intrattenimento e dei beni di largo consumo.
“Abbiamo registrato l’uscita di nove aziende multinazionali negli ultimi mesi, ma sono decisioni che rispondono soprattutto a una strategia globale in un mondo in subbuglio in cui iniziano a pesare di più le redditività e la ricerca di mercati più potenti in termini di crescita”, ha detto a El Economista Natacha Izquierdo, direttrice delle operazioni della società di consulenza ABECEB. Sebbene non si tratti di un esodo forzato da una crisi economica come è accaduto in altre occasioni, l’uscita di aziende multinazionali dal paese sembra a prima vista contraddittoria con i segnali che il governo di Milei sta dando, tra cui spiccano i benefici del Regime di Incentivi per Grandi Investimenti (RIGI), la deregolamentazione in diversi settori e la flessibilizzazione del controllo dei cambi. In linea di principio, buona parte delle vendite risponde a decisioni globali che erano già state prese tempo fa di fronte alla necessità di concentrarsi su mercati più redditizi. Carrefour fin dal suo arrivo ha aiutato e contagiato i suoi concorrenti locali con l’esposizione nei suoi punti vendita e le strategie di marketing. Ogni passo fatto da Carrefour, considerato come la bibbia nel settore dei supermercati è stato seguito e copiato dai concorrenti.
Nel Paese, il principale concorrente di Carrefour è la catena di supermercati locale Coto. Tra i principali interessati alle attività di Carrefour nel Paese ci sono la catena La Anónima della famiglia Braun e il gruppo GDN, che ha acquisito le attività di Walmart in Argentina alcuni anni fa. In lizza anche il fondo di investimento Inverlat della catena L’Avana e Mercado Livre, che ha debuttato nel settore della grande distribuzione con una propria divisione di vendita di prodotti alimentari. Il settore del commercio al dettaglio in Argentina è al centro di un’importante trasformazione. Carrefour, è uno dei principali attori del mercato. Anche nell’e-commerce.
Un mercato, quello dell’e-commerce che in Argentina si attesta a 22.87 miliardi di dollari nel 2025 e si prevede che raggiungerà i 41.62 miliardi di dollari entro il 2030. L’eliminazione dei controlli sui capitali e l’aumento dei limiti non tassati per i corrieri da parte dell’amministrazione Milei stanno riducendo le problematiche transfrontaliere e ampliando la scelta di prodotti per i consumatori. Lo shopping da mobile rappresenta già due terzi delle transazioni e la copertura delle consegne in giornata a Buenos Aires e Cordova raggiunge ora il 75% degli ordini. Gli investimenti in micro-hub urbani e nel routing delle flotte basato sull’intelligenza artificiale hanno portato il tasso di consegna puntuale dal 30% nel 2023 al 75% nel 2025.
Questo miglioramento affronta un divario di fiducia di lunga data che un tempo scoraggiava gli ordini di generi alimentari digitali ad alta frequenza. I fornitori di servizi logistici ora propongono una copertura garantita 24 ore su 24. Alimenti e bevande registrano il CAGR più rapido, pari al 18.3%, trainati da modelli di commercio rapido che promettono consegne in meno di 30 minuti dai dark store. L’espansione della catena del freddo e la visibilità delle scorte in tempo reale superano gli ostacoli storici legati alla deperibilità. Un mercato, quello argentino, certamente difficile ma interessante da presidiare. Vedremo presto, se e come, sarà presidiato da Carrefour.