Non ho mai avuto dubbi che lo sciopero di aprile, che ha coinvolto Brivio e Viganò logistics, Cap Delivery e Deliverit che gestiscono la consegna della spesa Esselunga, non chiudesse affatto quella vicenda. Alcune richieste sono talmente contraddittorie da renderle poco credibili. Non si capisce se viene contestata la non applicazione di una norma contrattuale sulla mansione, o se, attraverso una cospicua richiesta economica, il problema viene superato. Se, avanzato in un primo tempo un problema di sicurezza sul lavoro, oggi non è più sul tavolo e, infine, come mai le richieste economiche nel frattempo sembrano essere aumentate e non di poco. La FILT CGIL (il sindacato dei trasporti e logistica della CGIL), si sente in evidente competizione con i sindacati di base e pensa di recuperare terreno imitandone i comportamenti.
La protesta a mio parere ha due obiettivi. Uno tattico, classico: “Più soldi, meno lavoro”. Infatti il sindacato dichiara: “Gli autisti, per contratto, non sono obbligati a portare la spesa al piano, ma le aziende lo danno per scontato e lo pretendono. I lavoratori sono anche disposti a consegnare le spese al piano, ma vogliono un riconoscimento economico; dieci euro in più a giornata (adesso sarebbero diventati 20 NdR). Chiedono che sia rispettato il massimo carico dei furgoni, cosa che spesso e volentieri viene superato. Si chiede che i furgoni siano efficienti e sicuri, ma anche qui le carenze sono tante. Molti problemi scheletrici sono causati dalla elevata mobilità dei carichi e dei pesi”. Le ultime sono le classiche dichiarazioni per attrarre solidarietà alla vertenza. Tanto poco credibili perché coinvolgono aziende note, serie e impegnate sul tema della sicurezza.
E poi c’è l’obiettivo vero, quello politico. Già la richiesta economica di 20 euro al giorno, tra trasferta e indennità, lo fa intendere. Difficile da accettare per le imprese coinvolte. E parte del sindacato non fa nulla per nasconderlo. Lo si capisce dalle loro dichiarazioni che circolano in rete: “La domanda che nasce spontanea è: perché Esselunga non obbliga le aziende in appalto a regolarizzare la situazione e soprattutto, considerata l’importanza del servizio, perché non internalizza anche questa attività? Pensiamo però, che la lotta debba essere estesa coinvolgendo tutti i dipendenti Esselunga, dei negozi e dei magazzini centrali, e la FILCAMS CGIL (il sindacato del commercio di riferimento CGIL) deve farsi carico di sostenere ed affiancare questa vertenza, perché questa lotta è di tutti. La parola d’ordine fondamentale per uscirne in avanti deve essere, internalizzazione! Basta con gli appalti ed i sub appalti! Una vertenza ed una lotta che si agganci alle stesse dei lavoratori UPS (diretti ed indiretti), così come delle altre multinazionali della logistica e della moderna distribuzione organizzata”. Da notare nel comunicato “…perché non internalizza ANCHE questa attività?”. Chiaro quindi l’obiettivo.
Esselunga ha proceduto pressata dalla Procura milanese (sbagliando, come ho già avuto modo di scrivere) ad una parziale internalizzazione di alcune attività. È del tutto evidente la convinzione di parte del sindacato, nemmeno tanto nascosta, di poter dare una forte spallata alla vertenza per essere assunti dall’insegna di Pioltello. E così come le realtà appaltatrici si sono dovute far carico delle contraddizioni precedenti portandosele in casa, lo stesso sarà per Esselunga che si appresta a vivere contraddizioni sul piano sindacale alle quali non sembra per nulla preparata. Almeno questa è la sensazione che ho. Le dichiarazioni sullo stallo del negoziato segnalano indirettamente dove si vorrebbe vuole arrivare.
La stessa Cgil Lombardia rilancia. “Dopo mesi di mobilitazioni, iniziative sindacali e trattative intense, si è registrata una nuova brusca interruzione del negoziato nazionale per l’istituzione di un accordo quadro sui diritti e sulle tutele del personale della filiera Esselunga in appalto, addetto alla consegna della spesa a domicilio in tutta Italia. “Una trattativa riaperta dopo la legittima protesta dei lavoratori, che – in assenza di riconoscimenti economici e normativi per mansioni svolte ma non contrattualizzate, come la consegna ai piani – avevano sospeso questa parte del servizio, limitandosi alla consegna al piano strada. Tale attività, ricordiamo, non è prevista tra le mansioni del driver inquadrato al livello G1 del CCNL Logistica Trasporto Merci, applicato dalle aziende in appalto”, aggiunge il sindacato.
“Le imprese coinvolte (Brivio & Viganò, Italtrans, Capozzi) hanno mostrato ancora una volta un atteggiamento poco rispettoso, presentandosi al tavolo negoziale con proposte minime, parziali e inaccettabili, che negano la dignità dei lavoratori e vanificano gli sforzi portati avanti in questi mesi, anche a seguito dell’intesa di tregua siglata il 6 maggio con l’obiettivo di dare una svolta al confronto”, conclude la Cgil Lombardia. Così a Lallio, Nembro e Curno (Bergamo) è stato proclamato uno sciopero per l’intera giornata da parte dei lavoratori Deliverit impiegati nel servizio di consegna per Esselunga “Avevamo chiesto semplicemente di raggiungere i 20 euro al giorno tra trasferta e indennità, come già avviene per la maggior parte dei corrieri che svolgono mansioni analoghe”, dichiara Pierluigi Costelli, della Filt Cgil. “Siamo arrivati al tavolo con proposte di buon senso, ma come spesso capita con queste aziende ci siamo trovati di fronte a una chiusura totale, e ideologica. La proposta delle aziende è di soli 4 euro in più rispetto a quanto previsto dal Ccnl, indennità che a oggi non viene nemmeno corrisposta. Dopo due mesi di trattative ci aspettavamo proposte ragionevoli. Finché non arriveranno, continuerà la mobilitazione”, conclude il sindacato bergamasco.
È assolutamente evidente che il sindacato punta a scaricare la contraddizione su Esselunga alzando la posta e sapendo benissimo che le aziende appaltatrici non hanno margini di manovra economica sufficienti per chiudere la vertenza. È in gioco l’equilibrio economico del servizio di consegna. Esselunga sembra non saper decidere come uscire dallo stallo. Da un lato c’è il servizio e il rapporto con il cliente che rischia di essere compromesso. Dall’altro a Pioltello sanno benissimo che internalizzare questa attività significa portarsi in casa le contraddizioni che oggi hanno in pancia le aziende appaltatrici. Continuo a pensare che questa fragilità complessiva, percepita e non risolta, sia destinata a segnare una fase destinata a durare nel tempo e che non faccia bene a nessuno. A cominciare dalla stessa Esselunga.