Assegnato all’Italia un futuro ancora tutto da decifrare il Gruppo Carrefour si gode il rimbalzo in Borsa e la riconferma del suo CEO Alexandre Bompard. Carrefour ha registrato un aumento di oltre il 5% in borsa, cosa che non si vedeva da molto tempo. In dieci anni, l’azione di Carrefour è passata però da più di 30 euro a 12 euro. Solo in due mesi, il titolo è sceso del 15%, a causa delle valutazioni di analisti finanziari dubbiosi e delle battute d’arresto giudiziarie con parte dei franchisee Carrefour. La scelta del consiglio di amministrazione di rinnovargli il suo mandato ha stupito non poco diversi osservatori. La missione di Bompard, fin dal suo arrivo, era di raddrizzare il valore di borsa e, se individuato un possibile compratore, cedere il Gruppo. Almeno nelle intenzioni di alcuni azionisti. La conferma, a me fa pensare che non hanno perso la speranza di esplorare una possibile cessione totale (o un ingresso di peso nell’azionariato).
Scaricata l’Italia che rappresentava però solo il 4% dei suoi ricavi, Polonia e Argentina potrebbero essere le prossime. Riconferma del CEO, cessioni, leggera ripresa in Francia, nuova centrale d’acquisto europea lanciata con Coopérative U per negoziare prezzi più bassi, l’uscita di Carrefour Brasile dalla Borsa locale e altre iniziative, sono tutte finalizzate a proporre agli investitori un’immagine di ripartenza. Resta il fatto che il flusso di cassa disponibile, centrale per gli azionisti, si sta degradando, così come il risultato netto (-33%) e il debito (+ 1,5 miliardi, in gran parte legati all’acquisizione di Cora e Match). Da qui la domanda ben posta da Guillaume Echelard in un ottimo pezzo su Challenges: “Gli annunci di Alexandre Bompard saranno sufficienti a rilanciarne il corso? È vero, l’azione ha guadagnato più del 6%, una bella performance. Ma è ovviamente a lungo termine che vedremo se il piano di riconquista del mercato azionario di Bompard porta i suoi frutti”. Intanto il fondo attivista Whitelight Capital del controverso Kevin Romanteau continua a prendere di mira il vertice del Gruppo. Accusa Alexandre Bompard di sbagliate scelte strategiche che hanno comportato una perdita di valore di quasi 5 miliardi di euro dal suo insediamento. “Nonostante un solido portafoglio di attività, il gruppo ha distrutto 4,7 miliardi di euro di valore per i suoi azionisti, attraverso il calo del prezzo delle azioni, dall’insediamento di Alexandre Bompard nel 2017. Il gruppo, da quello che trapela, non sembra più disposta a lasciarsi attaccare. La guerra fredda tra il retailer e Whitelight Capital sta entrando in una nuova fase.
Contestualmente, il gruppo francese ha annunciato di avere realizzato nel secondo trimestre del 2025 un aumento del fatturato del 4,4%, “in accelerazione rispetto al +2,9% del primo trimestre”. Nel semestre i ricavi sono aumentati del 3,7% a 46,5 miliardi e l’Ebitda è salito dell’1,1% a 1,93 miliardi. Il risultato netto e’ diminuito a 210 milioni da 313 milioni. I risultati “rientrano in un contesto di miglioramento generale della tendenza sui mercati del gruppo, in particolare con un’accelerazione dell’attività” e una buona ripresa dei volumi in Francia e in Europa. Riflettono inoltre la positiva realizzazione delle iniziative strategiche del piano Carrefour 2026′, evidenzia la società. Il colosso della vendita al dettaglio Carrefour ha registrato un utile netto di 210 milioni di euro nella prima metà dell’anno, in calo del 33% rispetto all’anno precedente, migliorando al contempo la redditività nei suoi mercati chiave: Francia, Spagna e Brasile, ha affermato il gruppo”. In Spagna però Carrefour scende al 9,2% (-0,7) di quota (Mercadona sale al 26,7% di quota (+0,3 punti e LIDL incalza salendo al 6,7% (+0,4 punti). Il format dell’ipermercato anche in Spagna penalizza l’evoluzione di Carrefour che sta cercando di correggerla con una espansione nel formato Express (100 nuovi negozi nel 2025). C’è da dire che i tagli in Patria e all’estero che preoccupano sempre sindacati e lavoratori, in genere, eccitano gli investitori.
E poi continuo a pensare che in fondo Bompard fin dal suo arrivo avesse avuto l’input, da una parte degli azionisti, di cedere il Gruppo. Non sono un caso le diverse offerte arrivate per acquisirla. Solo nel 2021 i vertici del gruppo canadese Couche Tard erano sbarcati a Parigi con un assegno da una ventina di miliardi per convincere il governo francese promettendo investimenti, nessun taglio ai posti di lavoro per due anni e la quotazione del gruppo sia in Francia che in Canada. Sarebbe stato il colpo della vita per Alexandre Bompard che ancora oggi si morde le mani ma il ministro francese dell’economia Bruno Le Maire a nome del Governo si mise di traverso. Pochi mesi dopo ci ha provato Auchan a proporre la “Walmart francese”.
A novembre 2024 Jerónimo Martins, il gruppo portoghese proprietario della catena Pingo Doce, attirato dalla quotazione in borsa di Carrefour, ha fatto il suo tentativo, anch’esso fallito. A Dicembre 2024 ci ha provato Ahold Delaize a fare il colpaccio mettendo sul piatto poco più di una decina di miliardi. Proposta respinta al mittente ma sufficiente per dimostrare, ancora un volta, la vulnerabilità della multinazionale francese. Qualcuno mi deve spiegare perché Mercadona, semmai dovesse pensare a crescere fuori dalla penisola iberica, oggi, dovrebbe puntare sull’Italia. Capisco i supporter locali ma non lo trovo logico. Altra cosa è se decidesse una consistente partecipazione azionaria in Carrefour puntando molto più in alto.
Secondo Carlos Azofra, direttore di FRS, Mercadona ha accumulato liquidità per quasi 6 miliardi di euro. Oggi, con il prezzo delle azioni Carrefour inferiore a 13 euro, la sua capitalizzazione è scesa a 8,661 miliardi di euro, secondo stime approssimative. Questo sarebbe, grosso modo, il valore attuale di Carrefour, più il debito residuo. Carrefour ovviamente non può accettare questa valutazione ma, gli esperti indicano in poco più di 12 miliardi un prezzo vicino al quale un accordo è possibile. Mercadona oggi non ha la forza né il management per affrontare da sola una strategia di internazionalizzazione. Non dimentichiamo il tempo che ci ha messo per arrivare all’8% in Portogallo. A mio parere l’operazione sarebbe utile proprio per consentire a Juan Roig di esplorare nuovi mercati (soprattutto ad Est). Oggi sono quelli i mercati essenziali per qualsiasi insegna che abbia una strategia di crescita a lungo. Non certo l’Italia o il resto della vecchia Europa. Mercadona con questa mossa si posizionerebbe come attore chiave nel mercato europeo, accrescendo la propria visibilità a livello internazionale. Decisiva a livello strategico ma complessa per le sfide culturali e normative a cui sarebbe sottoposta. I prossimi mesi saranno cruciali. O, almeno in Spagna, c’è chi ne è convinto.
Nonostante i potenziali enormi vantaggi, ci sono però ostacoli significativi da considerare. La resistenza dei francesi all’ibridazione con un operatore straniero è un aspetto da non sottovalutare. Ciò solleva la questione di come gestire l’integrazione dei marchi e della cultura aziendale delle due aziende. Un’intesa non solo permetterebbe a Mercadona di espandere la propria presenza a livello internazionale, ma potrebbe anche consolidare la sua posizione nel mercato spagnolo. Sarebbe una sorta di legge del contrappasso per la cultura manageriale francese abituata ad essere leader. Ostacoli quindi non ne mancano ma l’enorme liquidità della catena spagnola e dall’attuale situazione finanziaria di Carrefour fanno pensare che qualcosa potrebbe succedere. Comunque visti i pretendenti che si sono avvicendati e l’interesse che continua a manifestarsi intorno alle prospettive del Gruppo Carrefour non è difficile pensare che, qualcuno, prima o poi riuscirà ad andare a dama.