Confcommercio. La sottovalutazione dell’importanza del lavoro e degli interlocutori sindacali continua…

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“Non è opportuno dire la verità a una persona che non sia disposta ad accettarla.” Seneca Lettere morali a Lucilio

 

Un incontro con i massimi esponenti dei sindacati confederali da parte di un’organizzazione datoriale importante qual’è Confcommercio dovrebbe rappresentare  sempre un segnale positivo. Soprattutto se affronta i nodi che infiammano il dibattito quotidiano.

Personalmente spero sia la pochezza del comunicato a non rendere merito ai contenuti e ai conseguenti impegni dell’incontro. Altrimenti il mio dubbio sulla sottovalutazione dell’importanza dell’area lavoro e sul livello di competenza di chi è stato posto a rappresentarla politicamente  ne uscirebbe ulteriormente confermato.

Innanzitutto, guardando le immagini proposte dal sito confederale, all’incontro non era presenta né il Presidente Carlo Sangalli né il segretario generale  Luigi Taranto attualmente responsabile ad interim dell’area lavoro e welfare. E neppure il vice presidente vicario. Comunque la si giri, un brutto segnale.

Nessuna organizzazione propone anche un semplice incontro di cortesia (così è  perché non c’è stato nessun accordo né comunicato congiunto)  e poi lo diserta ai massimi vertici. Confindustria pur avendo un vicepresidente di peso sul lavoro del calibro di Maurizio Stirpe non chiede incontri formali in momenti come questo senza la presenza del suo Presidente Vincenzo Boccia e del suo direttore generale Marcella Panucci. Approfittare della disponibilità degli interlocutori per poi proporre loro un interlocuzione di qualità mediocre è un segno evidente della sottovalutazione dei temi principali sul tappeto e degli interlocutori, purtroppo presente  oggi in Confcommercio. È stato così anche nel recente incontro con Conad all’indomani dell’acquisizione di Auchan. 

Nel merito.

Oggi, per chi si occupa della materia, sono sostanzialmente tre i temi all’ordine del giorno. Il resto sono chiacchiere di circostanza. Innanzitutto il piano politico. La domanda che ci si pone è se, dopo le grandi manifestazioni sindacali, le prese di posizione di Confindustria, di altre organizzazioni e del cosiddetto partito del PIL dal basso, Confcommercio è o non è della partita. Nel comunicato non emerge nulla e non ci sono giudizi sul Governo. Come sempre. Ci sono le solite preoccupazioni e rivendicazioni buone per tutti gli usi. Confcommercio è disposta, o no, a fare iniziative comuni o si chiama fuori? 

Oltre alla necessità assoluta di evitare l’aumento dell’IVA, la Confederazione ha altro da dire rispetto alle pesanti preoccupazioni dei sindacati confederali e a quelle degli altri corpi intermedi sulla situazione  economica? E soprattutto cosa è disposta a fare?  Nel comunicato c’è un inutile elenco di ciò che sarebbe meglio facessero altri, non meglio identificati, senza giudizi rispetto alle precise responsabilità di questo Governo.

In secondo luogo non si legge nel comunicato se Confcommercio ha presentato  o meno alle confederazioni sindacali la propria idea su come  procedere sul tema della certificazione della propria rappresentatività rispetto all’iniziativa proposta dal CNEL. E se è pronta ad una proposta comune con Rete imprese italia e le altre organizzazioni datoriali e sindacali.

In terzo luogo non si legge nel comunicato se chi ha la delega politica presente all’incontro  ha posto al sindacato confederale, dopo la firma del nuovo  contratto firmato da  Federdistribuzione, il tema della titolarità contrattuale nel terziario di mercato di Confcommercio.  In altri termini se, di fronte a   nuove richieste di ingressi di rappresentanza specifica nel comparto il sindacato ha valutato i rischi di polverizzazione e di impatto sulla tenuta degli enti collegati al CCNL.

E infine se, sul salario minimo, c’è la consapevolezza che la sua approvazione potrebbe provocare fughe dal contratto che oltre a ridurre le tutele ai lavoratori minerebbero alla base proprio la sua ragione d’essere  con probabili conseguenze sull’intera bilateralità. Ben altra cosa rispetto ai tema dei contratti pirata che, pur nella loro numerosità e nei rischi di dumping che causano alle imprese e ai lavoratori,  cubano adesioni comunque numericamente insignificanti. Ultimo ma non ultimo se, sulla bilateralità  esistono o meno nuovi filoni su cui Confcommercio intende proporre nuove sfide ai sindacati nei futuri rinnovi (ad esempio sulla formazione o sul welfare aziendale) o se il sistema  ha solo bisogno di maggiore trasparenza.

Qui sotto il comunicato presente sul sito (https://www.confcommercio.it/-/incontro-confcommercio-sindacati). Io non ci leggo nulla di tutto questo.

Capisco la necessità di imbastire un incontro dopo un misero comunicato emesso una domenica pomeriggio in tutta fretta per placare le critiche interne sul silenzio della Confederazione in tema di salario minimo e lavoro ma Confcommercio   dovrebbe garantire una interlocuzione di ben altra caratura in termini di proposta e contenuti che giustifichi la presenza dei massimi livelli delle confederazioni sindacali.

Personalmente temo che  il profilo scelto da Confcommercio sull’area lavoro e welfare, rischia solo di riproporre la vecchia interlocuzione con il sindacato di categoria sostanzialmente gregaria sui grandi disegni e che assegna alla Confederazione un ruolo ancillare rispetto ad altre organizzazioni datoriali. Un destino inevitabile se si continua ad insistere con queste scelte  deboli sia sul piano politico  che organizzativo.

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