Grande distribuzione e responsabilità economica e sociale

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L’esperienza imposta dal Covid-19 è una importante prova di maturità per la grande distribuzione. Al centro della scena subito dopo il sistema sanitario del Paese sta reggendo con professionalità e rigore l’urto del caos generalizzato provocato dall’impennata di acquisti compulsivi generati da una situazione a cui non eravamo preparati.

Nessuno ha perso la calma. Dalle cassiere al personale di filiale e su fino ai top manager si sono ritrovati improvvisamente al centro della scena e l’hanno saputa tenere a tutto campo. Alcune insegne lo hanno capito subito, altre si sono adeguate rapidamente.

Passare improvvisamente da presunti  “speculatori” della filiera, affossatori del piccolo commercio, modello di un consumismo esasperato e “sfruttatori” di lavoro povero a strutture indispensabili per governare il panico popolare, in grado di fornire servizi anche gratuiti alle fasce deboli della popolazione e supportare la stessa protezione civile nel tenere ordinate le comunità improvvisamente coinvolte dall’epidemia è stato un passo importante.

È come se ciascuna insegna nel farsi avanti e nel mettersi a disposizione  sia contemporaneamente riuscita a fare un passo indietro lasciando i riflettori sul problema e non esclusivamente sull’insegna. Esselunga ha dato indubbiamente  la linea anche per il suo essere baricentrata nelle zone più a rischio nella fase iniziale ma molte altre insegne non sono state  da meno. Spesso senza farsi notare.

Sconti e promozioni per attirare presso di sé nuovi clienti sono finiti sullo sfondo mentre hanno preso forma nuove iniziative. Finanziamenti ad ospedali locali, raccolte fondi, consegne a domicilio, vendite on line, nessuna speculazione. Al centro l’impegno di chi è nel punto vendita o di chi trasporta la merce anche a domicilio. Anche questo va sottolineato. Nessuna forzatura, nessuna protesta.

La disponibilità di sempre che in queste condizioni estreme ha assunto un valore particolare riconosciuto da tutti. La GDO era da tempo in condizione di fare questo salto di qualità.

Troppo prese le insegne  a copiarsi l’una con l’altra e a dividersi sul nulla la grande distribuzione non si era forse accorta fino in fondo di quanto era cresciuta in termini di comparto nel contesto sociale ed economico in cui operava come soggetto collettivo, adulto socialmente. Se la crisi improvvisa non ha fatto tracollare il sistema distributivo lo si deve alla presenza, alla diffusione e alla copertura della grande distribuzione. Negozi aperti anche h24 per sette giorni hanno dato risposte di efficienza di sistema inimmaginabili dai fautori del ritorno al passato.

Adesso bisogna fare tesoro di tutto questo. Bene ha fatto l’associazione della Distribuzione Moderna (ADM) a rappresentare il sentimento di gratitudine nei confronti dei propri lavoratori impegnati nell’emergenza quotidiana segnalando così una unità di intenti con rapidità e determinazione che rappresenta un punto di riferimento importante per il futuro.

In altri comparti, la concorrenza tra insegne e la costruzione di un percorso comune hanno saputo  raggiungere equilibri migliori nel tempo nell’interesse di tutte le sue componenti. Si può essere “numeri uno” nel proprio territorio ma sentirsi anche parte di qualcosa di più grande. La GDO deve partire da qui.

Per potersi riorganizzare efficacemente ha bisogno anche di una visione comune del suo sviluppo e dell’innovazione necessaria dei formati e della tecnologia, di un contratto nazionale di lavoro unico con una diversa valorizzazione e riconoscimento del lavoro senza aggravio di costi e di un welfare efficace per le persone coinvolte, di rivendicare, infine, con forza regole uguali per tutti coloro che operano sullo stesso mercato. Ma anche di un diverso equilibrio nella filiera.

Per questo  avrebbe bisogno di una voce sola, forte e autorevole. E di maggiore generosità personale e associativa dei suoi uomini migliori.  Personalmente spero che alla fine di questa vicenda questa maturità dimostrata sul campo dai singoli si trasformi in consapevolezza della propria forza e della propria responsabilità sociale ed economica come comparto nel suo insieme.

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