L‘ ombelico e i corpi intermedi…

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Un anno perso secondo Carlo Bonomi. Oggi, sul Foglio, ha scritto un articolo interessante e da leggere. Aggiungo un anno dove, però, praticamente  tutti sono stati a guardare. I movimenti sussultori nati nelle aree economiche del nord più sensibili sono stati capitalizzati da una parte del governo e impiegati nello scontro con l’altra parte. Così almeno dicono i risultati delle elezioni europee.

Flat tax, clausole IVA e salario minimo hanno, di fatto, narcotizzato le parti sociali. L’enfasi di quell’inutile cerimonia al Viminale dove ognuno ha recitato la sua parte in commedia a favore di telecamera ne è la dimostrazione plastica. È singolare come, tolto Maurizio Landini a nome dell’intero sindacalismo confederale e probabilmente perché nuovo a certe liturgie tutti gli altri si sono fatti strumentalizzare come dei principianti. 

L’incontro successivo con il Presidente del Consiglio  non ha avuto la stessa risonanza. Era scontato. Il punto è che nessuno dei partecipanti si è sentito parte di qualcosa di più utile e più importante per il Paese. Ciascuno era troppo preso a mostrare il proprio ombelico. C’è voluto Matteo Salvini per unirli intorno ad un tavolo  così come per mostrare a tutti quanti l’evidente afonia delle 43 associazioni in rapporto alla fase che stiamo attraversando.

Nessuno sembra aver capito né di essere stato strumentalizzato né di non essere in grado di ribadire alcunché se resta rinchiuso nel suo angolo. Al contrario entrambe le  piattaforme dei due partiti di governo sono chiarissime. Aggiungo che all’elettorato sembra non interessare affatto la loro praticabilità.

La cosa più grave, a mio modesto parere, è che anche le 43 associazioni sono uscite da quell’incontro in evidente affanno sul piano della comunicazione. Ciascuna ha ribadito i propri punti programmatici cercando di non demolire le proposte dell’interlocutore politico. Ognuno ha parlato per sé. Matteo Salvini per tutti. La replica a Palazzo Chigi, avvenuta pochi giorni dopo, è stata disarmante. E, infatti, nessuno se l’è filata.

Siamo di fronte ad un Governo che, nella sua fase declinante consente alle due forze politiche che lo sostengono di schierare le proprie proposte elettorali incompatibili tra di loro e con la nostra situazione economica. Dall’altra parte, anziché contestare questo gioco a somma zero, ciascuna organizzazione di rappresentanza aggiunge qualche ingrediente in più. Semmai limitandosi a seminare qualche dubbio sulla tenuta complessiva dell’insieme di queste proposte.

Flat tax e salario minimo faranno la fine del reddito di cittadinanza, di “quota 100” o del controllo sugli sbarchi. Buchi nell’acqua sul piano del risultato. Pessimi, però, sul piano del messaggio interno e internazionale. E sul piano dei conti.

Sul piano interno  fanno sufficiente rumore per coprire l’immobilismo sul piano economico e sociale mentre esternamente trasmettono  solo l’inaffidabilità del Paese. Per assurdo questi incontri hanno segnalato una sorta di sintonia che tiene insieme tutto e il suo contrario. Ciascuno ribadisca pure ciò che vuole. L’importante è che tutto prosegua all’interno dello schema previsto.

E lo schema è chiaro: o con la Lega o con i 5S. Al massimo in panchina. Come sempre a sostenere un né né inutile al Paese. Il resto è poesia.

Carlo Bonomi ha ragione. Occorre dire basta prima che sia troppo tardi. Ma un’alternativa è credibile se coinvolge l’insieme delle parti sociali. Altrimenti è destinata ad essere riassorbita velocemente. Al Piemonte della TAV, al Veneto e all’Emilia dove gli imprenditori misurano tutti i giorni l’immobilismo che impedisce alle imprese di crescere e di lavorare è sempre mancata e manca la discesa in campo decisivo di Milano e della Lombardia.

Questo intervento, forte e chiaro,  può segnare uno spartiacque tra i voli pindarici sull’autonomia e un malcelato senso di autosufficienza di una parte del Paese. Non è così. Si vince o si perde insieme. Però è solo partendo dal nord che alcuni nodi possono essere sciolti. Lo è stato per la TAV, lo può essere per il salario minimo, lo deve essere per la flat tax.

È solo  spazzando via la demagogia contenuta nelle proposte che non hanno ragione di esistere in questa fase che l’autorevolezza cresce e può mettere in difficoltà gli apprendisti stregoni e i dilettanti allo sbaraglio che oggi vanno per la maggiore.

Il resto lasciamolo pure agli strateghi degli esercizi di stile e a chi interpreta la rappresentanza sociale ed economica come semplice mantenimento dello status quo con il solo scopo di galleggiare evitando così di disturbare il manovratore.

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