La Grande Distribuzione con lo specchietto retrovisore..

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Il dibattito recente, seguito all’acquisizione di Whole Foods da parte di Amazon dimostra ancora una volta i ritardi culturali del dibattito tra i responsabili  delle nostre imprese della Grande Distribuzione. Almeno per quello che è comparso su Twitter.

Solo Andrea Guerra di Eataly e  Mario Gasbarrino CEO di Unes tentano di guardare oltre la siepe. Whole Foods era ed è un’ottima azienda che ha semplicemente sbagliato il suo ultimo piano di sviluppo. Ha problemi organizzativi e logistici e ha una cultura interna e di rapporto con il territorio interessante e particolare. E clienti evoluti.

Amazon ha problemi di marchio (Amazon fresh ricorda un dentrificio), non ha un know how specifico, ha una logistica efficiente (of course), una scarsa cultura del lavoro e una ossessione per il cliente.

Sono quindi evidenti sia la strategia di Amazon sul nuovo marchio e i rischi di una integrazione tra due realtà così diverse dove pare sia già in discussione il CEO e fondatore di WF John Mackey.

Da noi il dibattito prevalente si ferma alla convinzione che il negozio fisico resti centrale. Ha ragione Gasbarrino, qualcuno continua a scambiare il dito con la luna.

Promozioni, strategie incentrate quasi esclusivamente sui costi, marketing novecentesco, hanno prodotto insegne tutte uguali. Anonime. Capisco i CEO che devono mostrarsi comunque contenti per non irritare soci e proprietà ma il futuro è altrove.

La Grande Distribuzione Organizzata che ha saputo mettere in discussione le rendite della Produzione e dell’Industria, che ha messo in ginocchio il piccolo dettaglio e che in Italia ha promosso e difeso liberalizzazioni di orari e aperture e innovato il rapporto con i consumatori, oggi viene messa essa stessa in discussione.

Così come l’industria allora ne aveva sottovalutato il potenziale di forza così oggi avviene, quasi per la legge del contrappasso, un fenomeno altrettanto importante indotto dalla globalizzazione.

I confini stanno cadendo come sono  caduti i confini tra logistica e trasporti e come stanno  cadendo tra industria e terziario. C’è chi li anticipa, chi li osserva e chi li subisce.

Il mix piattaforme digitali e logistiche planetarie scardinerà  vecchi stereotipi costringendo al ripensamento e all’integrazione orizzontale un intero comparto.

Altro che Amazon che necessitava solo di negozi fisici! Certo che è anche così ma era ed è il marchio l’obiettivo con il conseguente know how interno.

È veramente come se Apple decidesse di comprare Tesla! Mi immagino, in quel contesto, la faccia che farebbero i vari VW, Ford, FCA, ecc.

Capisco il silenzio di Walmart, Carrefour, Rewe e altri player mondiali che adesso dovranno studiare le contromosse. Detto questo è ovvio non sarà una strada in discesa né per Amazon né per WF. Né solitaria.

Ma oggi ci confrontiamo con la “mossa del cavallo” non con una normale acquisizione, seppur importante.

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