Skip to main content

A livello mondiale le persone che convivono con l’obesità sono circa un miliardo; si stima che nel 2035 saranno quasi 2 miliardi, ossia quasi un individuo su quattro. Nonostante il Washington Post si interroghi sul perché gli italiani sarebbero più magri degli americani, In Italia, secondo i dati dell’Italian Barometer Obesity Report, sono 6 milioni le persone obese, circa il 12% della popolazione adulta. Più di 25 milioni di italiani (il 46% della popolazione) sono in eccesso di peso, di questi il 26,3% bambini e adolescenti (ovvero 2,2 milioni tra 3 e i 17 anni) con punte del 31,9% al Sud. Due le cause principali che l’Organizzazione Mondiale della Sanità attribuisce all’obesità: un’elevata assunzione di alimenti calorici e l’inattività fisica. Il Governo inglese è sceso in campo. Il ministro della Salute ha dichiarato a Sky News che i piani del governo per contrastare l’obesità rappresentano un “approccio unico al mondo”. Intervenendo al programma Sunday Morning With Trevor Phillips, Wes Streeting ha affermato: “Invece del tradizionale “Nanny State” (lo statalismo della bambinaia) in cui applichiamo rigide normative sui prezzi o sul marketing di ciò che viene venduto, stiamo adottando un approccio unico al mondo, che consiste nel collaborare con la Grande Distribuzione utilizzando i dati che già raccolgono sul valore nutrizionale dei loro carrelli della spesa.

Collaboreremo con loro per ridurre la quantità di cibo non sano nei carrelli e nei cestini della spesa, stabilendo degli obiettivi sul valore salutare. Se le persone obese riducessero l’apporto calorico “di circa 216 calorie al giorno, l’equivalente di una bottiglia di Coca-Cola frizzante, dimezzeremmo l’obesità. Un bambino su cinque esce dalla scuola primaria obeso, il che costa al Servizio Sanitario Nazionale 11 miliardi di sterline all’anno e l’obesità è raddoppiata dagli anni ’90”, ha aggiunto. Se riducessimo l’apporto calorico anche solo di 50 calorie al giorno, ciò libererebbe dall’obesità 340.000 bambini”. Streeting ha affermato che i supermercati decideranno autonomamente in base alla combinazione di dove collocare i propri prodotti, di come effettuare le promozioni sui prezzi e quali prodotti scegliere di mettere sugli scaffali. Le misure potrebbero includere la riformulazione dei prodotti e l’ottimizzazione delle ricette, la modifica del layout dei negozi, l’offerta di sconti su alimenti sani o la modifica dei programmi fedeltà per promuovere opzioni più salutari. I supermercati saranno tenuti a comunicare i dati di vendita e quelli che non riusciranno a raggiungere gli obiettivi potrebbero incorrere in sanzioni, ha suggerito Nesta, l’agenzia per l’innovazione che ha inizialmente sviluppato la politica.

Alcuni dei più grandi supermercati del Regno Unito sembrano aver reagito positivamente ai piani per un nuovo standard di cibo sano. Ken Murphy, CEO del gruppo Tesco, ha affermato: “Tutte le aziende alimentari hanno un ruolo fondamentale da svolgere nel fornire cibo di buona qualità, conveniente e sano. “In Tesco ormai da diversi anni misuriamo e pubblichiamo i dati sulle vendite di alimenti più sani: crediamo che sia fondamentale per politiche basate su prove concrete e interventi sanitari più mirati. “Ecco perché abbiamo chiesto che tutti i supermercati e le principali aziende alimentari presentino un obbligo di segnalazione e accogliamo con favore l’annuncio del governo in merito. “Non vediamo l’ora di collaborare con loro sui dettagli dell’Healthy Food Standard e sulla sua implementazione da parte di tutte le aziende alimentari interessate.” Simon Roberts, amministratore delegato di Sainsbury’s, ha affermato: “Ci impegniamo a rendere il buon cibo un’esperienza gioiosa, accessibile e conveniente per tutti e da molti anni sosteniamo la necessità di una comunicazione obbligatoria sulle condizioni sanitarie in tutto il settore alimentare. “L’annuncio odierno del governo rappresenta un importante e positivo passo avanti per aiutare la Nazione a mangiare bene.

Molti supermercati vorrebbero impegnarsi di più per rendere il carrello medio della spesa più sano, ma rischiano che i cambiamenti incidano negativamente sui loro profitti se i concorrenti non agiscono contemporaneamente. Il nuovo standard introdurrà condizioni di parità, eliminando così lo svantaggio delle insegne più disponibili.  Le modifiche fanno parte del Piano Sanitario Decennale del governo, la cui pubblicazione è prevista a breve. Il piano riformerà radicalmente il servizio sanitario e migliorerà la salute del Paese, rendendolo sostenibile e pronto per il futuro. 

Dall’altra parte della Manica, in Francia, che da tempo si è dotata di  una strategia nazionale per l’alimentazione, la nutrizione e il clima (SNANC), 5 importanti catene di supermercati hanno scritto al Governo per chiedere una ambiziosa Strategia Nazionale per l’Alimentazione, la Nutrizione e il Clima (leggi qui). Auchan Retail, Carrefour, Groupe Casino, Groupement Mousquetaires (Intermarché) e Coopérative U sostengono diverse misure raccomandate da un centinaio di organizzazioni della società civile: 1) Limitare la pubblicità televisiva e digitale ai bambini per prodotti di scarsa qualità nutrizionale. 2) Implementare campagne di sensibilizzazione sull’alimentazione sostenibile, spiegando i benefici per la salute e il pianeta derivanti dal consumo di più proteine vegetali e dal consumo di meno carne, ma di qualità prodotta in Francia. 3) Introdurre un’etichettatura ambientale armonizzata e migliorare la supervisione e l’educazione sulle etichette.

I distributori si dicono inoltre pronti ad “accelerare i loro sforzi per evidenziare e offrire promozioni per i prodotti più favorevoli alla salute e all’ambiente” e chiedono “regole del gioco comuni, proposte in consultazione con tutti gli attori economici, per incoraggiare l’impegno di tutti i distributori a far progredire gli approcci”. Il Climate Action Network sarà attento agli impegni concreti e ai progressi reali compiuti dai retailer, e invita i retailer ad agire molto di più e senza indugio per un’alimentazione sana, sostenibile ed equa, commisurata al loro significativo peso nel sistema alimentare. Perché, come dimostra il nostro studio precedente, nonostante i progressi nella maggior parte di essi, i rivenditori sono ancora lontani dal bersaglio e continuano a promuovere il consumo eccessivo di prodotti troppo grassi, dolci e salati e di carne e salumi provenienti da allevamenti intensivi. Lo studio del Climate Action Network: (https://lnkd.in/dxfYmFGf).

E da noi? Ognuno per sé.  Come sempre. 

Lascia un commento