Quando la formazione professionale dà spazio ai pensieri, alle idee e ai sogni degli studenti

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Se c’è un’area dove la Confcommercio e i suoi partner sociali hanno lavorato più di altri negli anni  è certamente quella del welfare contrattuale e soprattutto della formazione. Se ci concentriamo sulla seconda, enti formativi come il CFMT (centro di formazione manager del terziario) discendenti dal contratto nazionale dei dirigenti e Quadrifor per i quadri del terziario inserito nel CCNL di categoria rappresentano certamente una risposta nata in tempi dove la formazione, l’aggiornamento delle competenze professionali e personali non erano certo priorità per la negoziazione sindacale.

Una visione che è sempre stata nelle corde della confederazione di Piazza Belli che ha sempre messo al centro della propria iniziativa, la necessità di formare non solo manager e dipendenti delle imprese più grandi ma gli stessi piccoli imprenditori e i loro potenziali collaboratori che, finita la scuola dell’obbligo, per i motivi più vari non proseguono gli studi e si affacciano al mondo del lavoro. I numeri parlano chiaro e presentano Confcommercio come il principale erogatore privato di formazione professionale in Italia. E questo quasi in ogni realtà territoriale dove la Confederazione è presente.

Da qui la notizia positiva con la quale chiudere l’anno. La Fondazione Capac (Politecnico del commercio e del turismo di Milano) ha ottenuto un finanziamento di 1,3 milioni con cui la scuola potrà attuare importanti interventi strutturali di ristrutturazione e riqualificazione dei laboratori didattici – cucina, meccanica, meccatronica, digital, pet care – per migliorare ed accrescere la formazione al lavoro svolta in un’area della periferia milanese che presenta condizioni di fragilità economico-sociale.

Non è una sede qualsiasi quella di via Amoretti a Quarto Oggiaro, un quartiere periferico di Milano dove rafforzare il collegamento tra formazione e lavoro, e proseguire nell’azione di integrazione, inclusione e contrasto alla dispersione scolastica resta una priorità assoluta. Il progetto “Quarto Viva” promosso dalla Fondazione Capac punta a creare un polo di riferimento, rivolto alle imprese, per collegare la formazione scolastica al lavoro nel commercio, nel turismo, nei servizi e nell’artigianato.

Un hub formativo dedicato a creare quelle  competenze, in grado di moltiplicare le opportunità per diversi soggetti: giovani in obbligo scolastico, adulti, disoccupati, neet. Lo stanziamento è previsto da un accordo locale, finalizzato a realizzare il progetto, deliberato da Comune di Milano e Regione Lombardia con la Fondazione Capac e il sistema Confcommercio (Capac è l’ente formativo di riferimento di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza e Lombardia). È una realtà di frontiera. Non tanto o non solo per il luogo.

Di lì passano futuri aggiustatori di biciclette, meccanici, baristi, camerieri, gommisti, educatori cinofili, ecc. I mille mestieri che sfuggono alle statistiche sulla scuola pubblica, sull’abbandono scolastico e sulle fughe dei cervelli che fanno più notizia. Una risposta comunque finalizzata a contenere lo stesso reddito di cittadinanza che, solo per una realtà come quella del capoluogo lombardo coinvolge, secondo i dati INPS, circa 47.000 persone nel 2022. Per un terzo di loro è difficile comunque aspettarsi sbocchi occupazionali. Per gli altri, però, lo scenario potrebbe essere diverso.

L’avviamento al lavoro di figure prive di titoli riconosciuti è sempre complesso ma non impossibile. Occorre però far convergere risorse e idee verso obiettivi realizzabili più che soffermarsi su posizioni inconciliabili. Le  iniziative come quelle messe in atto da Capac riportano in una logica formativa migliaia di giovani che, per mille ragioni, lasciano la scuola dopo la terza media fornendo a loro uno sbocco professionale, un incentivo a migliorarsi e a ritrovare dentro di sé le motivazioni necessarie per cercare un lavoro o crescere professionalmente.

In quelle realtà, va sottolineato,  non ci lavorano insegnanti “normali”. Non resisterebbero a lungo. Basta scorrere le cronache locali per rendersene conto. Spesso sono commercianti e artigiani, alcuni passati dalla stessa scuola, che mettono a disposizione il loro tempo, le loro competenze e la loro passione. Nella presentazione del blog (https://ipioniericapac.com/) di un progetto partito ormai da cinque anni, colpisce la motivazione messa in campo da studenti e insegnanti: “vogliamo presentare le opportunità che la nostra scuola offre ma soprattutto vogliamo dare spazio ai pensieri, alle idee e ai sogni di tutti gli studenti. Vogliamo che i giovani portino fino in fondo i loro sogni e obiettivi di vita. Vogliamo comunicare la nostra visione del futuro e la passione che abbiamo e che mettiamo per raggiungere i nostri obiettivi e sogni lavorativi”.

La scuola è sempre presente nelle iniziative di quartiere e non solo. Nell’edizione di quest’anno dell’Arché Live tenuta in ottobre con la partecipazione di Mimmo Lucano, Giuliano Pisapia e Anna Scavuzzo, vicesindaca di Milano  gli stessi studenti  del corso di cucina dell’istituto si sono occupati del servizio catering e, a chiusura della giornata, si sono esibiti i Freedom Sounds, la band formata dai detenuti del carcere di Bollate. Il progetto “Quarto Viva“, promosso dalla Fondazione Capac, punta a creare un polo di riferimento, rivolto alle imprese, per collegare la formazione scolastica al lavoro nel commercio, nel turismo, nei servizi e nell’artigianato. Un hub formativo dedicato a far emergere i talenti e creare competenze, in grado di moltiplicare le opportunità per chi non avrebbe altre opportunità: giovani in obbligo scolastico, adulti, disoccupati, neet.

Soddisfatti Comune di Milano e Regione Lombardia entrambi impegnati a migliorare la qualità della didattica e della formazione professionale, rafforzare il collegamento tra scuola e lavoro e contrastare il fenomeno della dispersione scolastica. Jack Welch ex CEO General Electric sosteneva che  “Insegnare alle persone a credere in loro stesse è la cosa di gran lunga più importante che si possa fare”. Questo, credo, è lo scopo principale di queste iniziative. Ed è per questo che vanno divulgate e sostenute. 

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