A pochi giorni dal referendum, tirare in ballo la Coop per un licenziamento “ingiusto”, fa indubbiamente notizia. Difficile che Coop Alleanza 3.0 non abbia considerato il contesto, pensato a tutte le alternative possibili per evitare strumentalizzazioni politiche e abbia deciso di procedere comunque. C’è già abbastanza confusione nella sinistra politica a cui il mondo Coop si ispira che l’ultima cosa che serve è farsi del male da soli. Per questo non credo ad un’ingenuità dell’azienda né ad una cattiveria gratuita.
La dichiarazione di Coop Alleanza 3.0, pur improntata alla massima cautela, è netta e non lascia spazio ad equivoci o sottovalutazioni: “alle casse dei 350 punti vendita lavorano ogni giorno circa 3mila persone, ciascuna delle quali effettua centinaia di transazioni ogni giorno”. “Pertanto quello delle ’differenze di cassa’, discrepanze tra l’ammontare effettivo dei contanti presenti a fine turno e quello teorico fornito dal registratore di cassa, è un caso che può capitare e per il quale nessuno è MAI stato licenziato”. Il caso di questi giorni ricade invece in altre fattispecie, nel merito delle quali la cooperativa si esprime nelle sedi opportune e verso le quali non può chiudere gli occhi, a tutela del patrimonio proprio e, quindi, dei soci”. Una realtà, soprattutto di natura cooperativa, non scherza mai su queste fattispecie.
Coop sa benissimo che davanti ad un giudice l’entità dell’ammanco, la situazione familiare della persona coinvolta, il suo essere (sembra) delegata sindacale, il contesto sociale ed economico relegano, a prescindere, ad una remota possibilità l’ascolto delle ragioni aziendali. Gli ammanchi di soldi e di merce sono un problema serio per le insegne e, per una discreta percentuale sono provocati anche dagli stessi lavoratori addetti. Ma è molto difficile che un furto in un supermercato da parte di un dipendente venga sanzionato con un licenziamento. Mi è capitato un caso dove un dipendente è stato filmato dalle telecamere interne mentre sottraeva un televisore ritrovato poi nel bagagliaio della sua auto dai carabinieri. Davanti al giudice il suo avvocato sostenne che lo stava semplicemente spostando da un posto ad un altro nrl punto vendita e che non c’era nessuna prova che l’avesse poi caricato lui stesso nella sua auto. Poteva essere stato un altro per metterlo in cattiva luce… E vinse la causa… Quindi l’esperienza e la cautela in questi casi sono d’obbligo.
E, poi, per il momento, credo valga ciò che stabilisce il contratto nazionale e aziendale: sospensione cautelativa della lavoratrice, in conformità con la procedura, in attesa delle tesi a difesa e, solo dopo, semmai, scatterebbe il provvedimento annunciato. Quindi, ad ora, non c’è alcun licenziamento intimato. Come peraltro sembrerebbe ribadire la presa di distanza dalla proclamazione dello sciopero da parte di uno dei tre sindacati confederali: la Fisascat CISL. Siamo in Coop, le percentuali di adesione ai tre sindacati confederali sono naturalmente sbilanciati in altre direzioni e la Fisascat Cisl non può essere tacciata di essere d’accordo con il “padrone” visto che il padrone in questo caso non c’è. La segretaria generale della Fisascat metropolitana Laura Chiarini, informa che, pur esprimendo vicinanza e solidarietà alla lavoratrice coinvolta, «la nostra organizzazione ha scelto di non aderire all’iniziativa di sciopero, in quanto riteniamo che non sia corretto proclamare una mobilitazione collettiva per un singolo caso specifico, per quanto grave, senza avere avuto lo stesso tipo di attenzione nei confronti di tanti altri lavoratori licenziati in circostanze analoghe o ingiuste, come ad esempio in situazioni in cui la legittimità del licenziamento è ancora da accertare». «Anche la nostra organizzazione – specifica Chiarini – ha vissuto un episodio simile, una nostra delegata è stata licenziata a gennaio e, coerentemente con il principio che il giudizio sulla legittimità di un licenziamento debba spettare al Tribunale, abbiamo scelto di affrontare la questione nelle sedi opportune, tutelando la lavoratrice sul piano legale e sindacale, senza farne oggetto di uno sciopero. La Fisascat – chiude – continua a impegnarsi con coerenza nella difesa dei diritti di tutti i lavoratori, mettendo al centro la tutela collettiva e il rispetto delle regole condivise. Crediamo che ogni lavoratore meriti la stessa attenzione e che le azioni sindacali debbano rispondere a criteri di equità e responsabilità».
A denunciare il provvedimento aziendale, sono quindi Francesco Devicienti e Mattia Morotti della Filcams-Cgil di Bologna e Aldo Giammella, Paola Saja e Donatella Cesari della Uiltucs-Uil regionale. Tra l’altro conosco bene uno dei sindacalisti citati. Persona assolutamente seria e molto preparato. Da parte loro i sindacalisti sottolineano come «il licenziamento sia avvenuto in assenza di una o più prove fondate e certe che dimostrino il reale coinvolgimento della lavoratrice. Si tratta – rimarcano – di un provvedimento ingiusto e assolutamente sproporzionato. Lo diventerebbe, a loro dire, in considerazione della carriera esemplare della addetta che, in oltre 35 anni di lavoro, si è sempre contraddistinta per professionalità ed onestà». Quindi «Coop Alleanza revochi immediatamente il licenziamento», è la richiesta di Cgil e Uil che assicurano che «saranno al fianco della lavoratrice in tutte le sedi necessarie» e annunciano la proclamazione di un’ora di sciopero che si svolgerà in tutti punti vendita Coop di città e provincia sabato dalle 9 alle 10. Sulla questione Coop Alleanza 3.0 ha deciso di tenere il punto. «Coop Alleanza 3.0 non ha la libertà, né intende farlo di entrare “a mezzo stampa” nei dettagli specifici dei casi che riguardano i suoi lavoratori e le sue lavoratrici», fa sapere il colosso cooperativo. «In termini generali, tuttavia, tiene a precisare che solo in rarissime circostanze un rapporto di lavoro si risolve a causa di un licenziamento e, in quei casi, le ragioni sono sempre solide e motivate e sempre orientate a tutelare il patrimonio della cooperativa, e dunque dei soci», sottolineano da Villanova di Castenaso. «Andrebbe ricordato che dietro ogni decisione ci sono colleghi e colleghe, persone che ben sanno che il lavoro è la base su cui ciascuno costruisce il proprio progetto di vita, e proprio per questo fanno il possibile per garantirlo, tutelarlo e valorizzarlo. E che si arriva all’estrema conseguenza di un’interruzione unilaterale del rapporto di lavoro solo in caso di conclamata gravità e dopo valutazioni molto approfondite», conclude Coop Alleanza 3.0.
Sembra quindi ci sia dell’altro. Lo vedremo presto.