Sulla proclamazione dello sciopero e della manifestazione in piazza Duomo a Milano di Filcams Cgil e UILTuCS Uil e della conseguente dissociazione della Fisascat CISL lombarda ho scritto un pezzo che ha mosso una discussione interessante sulla quale voglio tornare.
Sembra impossibile nel 2019 ma, secondo alcuni commentatori, il dissenso tra sigle sindacali e quindi le ragioni che lo hanno determinato non dovrebbero essere argomento di discussione pubblica. Esaspererebbe gli animi. Quindi la responsabilità sarebbe di chi ne parla. Non di chi decide di dissociarsi ma forse preferirebbe farlo sotto traccia sperando che la notizia non diventi di pubblico dominio.
Nel complesso dei riti e delle liturgie del 900 l’idea che “i panni sporchi si lavano in casa” aveva un posto preminente. Oggi non è più così. Cosa sta succedendo, allora? C’è molto probabilmente chi, nel Sindacato, vorrebbe chiudere questo negoziato prima che la situazione degeneri e chi attende improbabili interventi risolutori esterni.
Adesso c’è chi insegue il feticcio del MISE. L’idea che un organismo evaporato nella sua autorevolezza grazie a precise responsabilità politiche come scrive l’ottimo Dario Di Vico (http://bit.ly/2YkLXck) possa “chiudere in una stanza” le due parti e imporre una soluzione che sgravi i rappresentanti dei lavoratori dalla responsabilità della firma e costringa l’azienda a più miti consigli è affascinante quanto ingenua.