Luxottica ha sicuramente un efficiente struttura di comunicazione esterna. Ogni loro accordo sindacale (di quelli che centinaia di aziende realizzano ogni giorno) viene riportato con enfasi dagli organi di stampa. Meglio di niente, ovviamente. Ma di Luxottica in Italia ce ne sono migliaia…. C’è, purtroppo, molta ignoranza in materia. E quindi molta superficialità. E così le relazioni sindacali in Italia fanno notizia solo quando producono conflitti tanto da far sembrare atti eccezionali e fuori dal comune modesti accordi sull’orario di lavoro…. La vera natura del sistema italiano non viene mai in primo piano. Per questo dobbiamo leggere che Luxottica ha un ottimo welfare aziendale e non che oltre un milione di lavoratori del terziario (grazie al contratto nazionale) hanno una efficace integrazione del sistema sanitario pubblico. Oppure che poche centinaia di lavoratori hanno accettato di iniziare a lavorare dalle 5 mentre molte decine di migliaia hanno formule di orario contrattate con le organizzazioni sindacali molto più complesse. Così va il mondo. I giornalisti che si occupano del sindacale non hanno voglia né tempo per capire. Meglio di niente, ovviamente. Però è deludente vedere come personaggi come Landini o Cremaschi vengano scambiati per buoni sindacalisti facendo una caricatura della professione e, al contrario, sottovalutati coloro i quali fanno accordi, favoriscono l’occupazione e difendono (loro si) gli interessi dei lavoratori.
Contrattare. Più che dove direi come, cosa e perché…
Riflettere sui livelli della contrattazione è importante soprattutto per cercare di trovare risposte adeguate ai problemi delle imprese e dei lavoratori, oggi.
Un modello basato esclusivamente sul Contratto Nazionale, con vincoli e regole uguale per tutti, non regge più soprattutto se ad esso si sommano vincoli e regole della contrattazione aziendale o di secondo livello.
Negli anni si è costruito un sistema rigido sia sul piano economico che normativo assolutamente inadatto ad affrontare le sfide che il mercato impone.
Affrontare i nodi strutturali che questo sistema determina non sarà facile.
Confindustria ha proposto e concordato con le OO.SS un nuovo modello che dovrebbe ruotare intorno all’azienda e alle sue esigenze specifiche, sostanzialmente alternativo al CCNL.
Questa scelta consentirebbe alle parti di decidere cosa concordare su tutte le materie che riguardano l’impresa, le sue esigenze di produzione, la qualità e la quantità di lavoro necessario e il relativo corrispettivo economico.
Un modello certamente più adatto ad alcune grandi imprese ma che, non necessariamente, si dimostrerà più efficace rispetto ad altri modelli che possono essere rivisitati e approfonditi soprattutto perché non risolve il problema del conflitto e quindi dei rapporti di forza che restano, purtroppo, l’elemento vincolante per dirimere le questioni poste dalle parti.
In altre parole non si è affrontato il problema principale.
Se le relazioni sindacali si basano esclusivamente sulla logica dei rapporti di forza poco importa se questi si esercitano al centro o in periferia, o chi vince oggi, perché costringono le parti in una continua logica di arretramento e di avanzamento che non modifica la cultura del conflitto.
L’impresa nazionale, anche per gli effetti della globalizzazione è sempre più un luogo dove le parti, pur nel rispetto di una logica di difesa dei propri interessi, si tutelano creando una ricchezza condivisa e un clima che deve essere necessariamente positivo.
Altrimenti perdono entrambi.
Nel Terziario la scelta che abbiamo fatto, per arrivare allo stesso risultato è di partire dalla riaffermazione del ruolo centrale del CCNL.
In sede di rinnovo abbiamo stabilito quali materie sono indisponibili e quali derogabili a livello territoriale o aziendale in funzione di problemi specifici.
Dal CCNL discende la bilateralità che offre, a livello centrale e territoriale, risposte importanti sotto diversi aspetti.
Nel nostro comparto un modello decentrato alternativo minerebbe un sistema che, al contrario, risponde bene alle esigenze delle imprese e dei lavoratori.
Un sistema da innovare ma che più di altri risponde alle esigenze di piccole e grandi imprese, settori e problematiche differenti che oggi coinvolge quasi tre milioni di lavoratori. Non è un caso che il sistema bilaterale che discende dal nostro contratto ha tenuto nonostante la decisione della Filcams CGIL di non firmare il Contratto stesso!
Questa cultura, tipica del terziario, di anteporre le esigenze concrete alle posizioni ideologiche dovrebbe essere un punto d’approdo per tutto il sistema delle relazioni sindacali nel nostro Paese.
Ricorrere a scorciatoie metodologiche serve a poco.
Se non si ha il coraggio di aprire un dibattito vero su questo tema è almeno importante che chi è più avanti, come noi, possa continuare a sperimentare modelli più avanzati, accettare e rilanciare nuove sfide e uscire definitivamente da una cultura superata e non più in grado di evolvere.
Per questo motivo noi siamo pronti a mettere a disposizione del Paese le nostre proposte che fanno perno su di una nuova centralità di un Contratto nazionale certamente più snello ma con, al proprio interno regole chiare, rinvii definiti e materie disponibili e indisponibili per i diversi livelli contrattuali.