Auchan/Conad. La risposta di Marco Marroni della Uiltucs UIL al mio intervento di ieri.

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Trovo molto utile pubblicare integralmente ciò che Marco Marroni ha voluto rispondere al mio intervento di ieri. Il mio blog è letto da migliaia di persone molte delle quali lavorano nelle aziende coinvolte. Capisco le loro preoccupazioni che, Marroni, da sindacalista intelligente qual’è, ha rappresentato con grande chiarezza al tavolo del MISE.  

Lo stimo personalmente e anche per questo l’ho citato nel mio pezzo.  La sua risposta dimostra che la stima era ben riposta.

Quello che vorrei fosse chiaro del mio pensiero è che il futuro di queste aziende è importante per il nostro Paese. Per questo vanno accompagnate queste operazioni con intelligenza, cautela, e lungimiranza. Non è un’operazione ordinaria né alla portata di interlocutori superficiali.

Ci potranno essere prezzi da pagare. Ne sono convinto anch’io. Il compito del sindacato e di chi crede nel futuro di queste realtà è ridurli al minimo. Questo è anche il mio auspicio.

Caro Mario,

mi chiami in causa in modo diretto e sento il dovere di risponderti, se non altro per la lunga storia dei nostri rapporti, come tu ricordi non sempre idilliaci, ma fondati sul reciproco rispetto anche nei non rari momenti conflittuali.

Mi conosci, e sai che la fuga nella richiesta di “piani industriali” da altri miei colleghi spesso praticata quando si ha poco da dire, o meglio si ha paura che ciò che si ha da dire possa non piacere ai propri “azionisti di riferimento”, non rientra nel mio bagaglio. E’ un mio limite. E infatti io non l’ho chiesto, per il semplice fatto che sono perfettamente consapevole – per le stesse ragioni che tu elenchi con dettaglio e competenza – che Conad non può essere ancora in grado di fornirne uno, neppure parziale. Permettimi però di dire anche che il non aver potuto o voluto fornire in occasione dell’incontro svoltosi al MISE il 28 maggio alcune informazioni basilari – ancorché motivata forse dalla volontà di non acuire le preoccupazioni diffuse trai dipendenti di Auchan retail e forse anche tra gli altri steckholders, a cominciare dalle sedi governative – è tale da accrescere le preoccupazioni, non tanto mie giacché a me è purtroppo abbastanza chiaro il lungo e sofferto percorso che ci attende, ma dei dipendenti di Auchan.

In occasione dell’incontro al MISE io ho posto 3 (tre) quesiti:
1. In quali condizioni e modalità normative verrà realizzata l’operazione, ossia se verrà attivata una procedura di trasferimento d’azienda ex art. 2112 del Codice Civile o no. Tu sai bene cosa implicherebbe una simile scelta in termine di garanzie occupazionali e cosa invece potrebbe avvenire in caso diverso, qualora ci si rifacesse alla circostanza innegabile che la cessione a Conad avviene nei termini di un puro e semplice passaggio di pacchetto azionario, ancorché di una società non quotata presso alcuna borsa. Non sto qui a indicarle, ma sono sicuro che esse sono chiare a te quanto lo sono a me, e non solo.
2. Quale prospettiva intravede Conad per le Sedi (non solo la centrale di Mialnofiori) e la logistica (sia pure in gran parte terziarizzata), sia in rapporto a quanto detto al punto 1., ma anche in considerazione del fatto che Auchan è un’azienda a struttura fortemente centralizzata mentre Conad è – almeno fino ad oggi – un consorzio che presidia con diversi operatori le diverse aree geografiche in cui opera.
3. Se l’asserita – da Conad – “conservazione del carattere unitario dell’azienda” è una garanzia data a permanere nel tempo o destinata ad essere superata nell’arco di lasso di tempo da te correttamente indicato (riprendendo la dichiarazione dell’AD Conad) in 3-5 anni. E ciò in evidente connessione con quanto esposto sopra al punto 2. circa la struttura consortile di Conad. (Anche perché mi sono permesso di ricordare che alcuni soggetti imprenditoriali facenti capo a Conad non applicano il CCNL siglato dalle organizzazioni sindacali “maggiormente e/o comparativamente più rappresentative sul piano nazionale”. Scusa l’indelicatezza, ma la cosa come puoi capire un pochino ci sta a cuore….).

A nessuno dei tre quesiti Conad ha fornito risposta, sicché il rappresentante del MISE si è sentito nella necessità di riconvocare le parti al 20 giugno prossimo, indicando la necessità che Conad fornisca le delucidazioni richieste. Sperem…..

Mario caro, sei troppo furbo per non capire che io le risposte temo di conoscerle, anche se spero che i fatti possano smentirmi, ma le ho poste ugualmente perché non mi sembra questo il caso di far nascere illusioni o peggio aspettative, e anzi ritengo che il non rispondere ad esse possa solo accrescere i dubbi e le preoccupazioni tra le lavoratrici e i lavoratori che mi affanno di rappresentare ormai da qualche lustro.

Tu ed io abbiamo gestito in passato – dalle due parti del tavolo – problemi non semplici di adeguamento di aziende commerciali all’evolversi della situazione e del mercato, un caso per tutti: Standa. Quello che sta avvenendo oggi è altresì – come tu correttamente affermi – un fatto in assoluto senza precedenti perché il quadro complessivo è profondamente e radicalmente cambiato, per le ragioni che tu stesso indichi: la crisi del format “ipermarché a la francais”, che è mondiale; l’ingresso di nuovi operatori che sfruttano vantaggi competitivi e di altro tipo nei confronti del retail tradizionale (e-commerce); la fatica con cui modelli imprenditoriali centralizzati stentano (termine assai eufemistico) ad adeguarsi al modificarsi del contesto economico e competitivo nazionale e internazionale.

Argomenti interessantissimi e che meriterebbero perfino un’attenzione maggiore da parte di un sistema politico e istituzionale non concentrato esclusivamente su se stesso: stiamo parlando dell’intero retail commerciale di uno dei paesi più evoluti sul piano economico e sociale al mondo, in cui se non ricordo male il commercio rappresenta – permettimi la brutalità e sommarietà dei dati – il 15% circa del PIL e quasi il 20% dell’occupazione dipendente. Sarebbe il caso di affrontare la problematica nel suo insieme, e non solo quando emergono fatti dolorosi come il fallimento di Mercatone o la (s)vendita di Auchan.

Marco Marroni

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2 risposte a “Auchan/Conad. La risposta di Marco Marroni della Uiltucs UIL al mio intervento di ieri.”

  1. Buon giorno.
    Mi occupo da tempo di solidarietà dentro e fuori dal mondo del lavoro; e dunque il tema delle conseguenze della crisi della GDO e delle ricadute mi interessa molto, per le difficoltà personali e le crisi individuali, familiari e sociali che ne possono derivare. Apprezzo molto il taglio da Lei dato alle questioni dibattute sul tema ed in particolare sulla vicenda Auchan-Conad, poco conosciuta dall’opinione pubblica ( i media la stanno sottovalutando). Condivido in pieno l’assunto che in linea di principio ( il subingresso di )CONAD non dovrebbe costituire “il problema”, ma la possibile “soluzione al problema”. Se non fosse che la totale diversità giuridica, prima ancora che organizzativa tra (il soggetto unico) Auchan e (la galassia frastagliata in una notevole plurarilità di soggetti) Conad, costituirà ” il vero problema”; e forse farà venire a galla una modalità organizzativa border line che fraziona in centinaia e centinaia di posizioni ( apparentemente) autonome il rischio delle grandi, medie e piccole crisi, lasciando i lavoratori con tutele progressivamente sempre più sfilacciate. In altro articolo Lei infatti dice: “Chi lavora in una piccola azienda in difficoltà sa quanto è facile trovarsi improvvisamente senza lavoro”. E nella galassia Conad ci sono centinaia e centinaia di piccole aziende che quando chiudono non fanno rumore, ma lasciano comunque persone a casa.
    Forse, dunque, questo sarebbe il momento giusto per capire se nello slogan “persone oltre le cose” ci sia almeno un pizzico di etica imprenditoriale a tutela dei lavoratori-cittadini, oppure si tratti solo di una efficace formula pubblicitaria ad uso specifico di ignari consumatori.
    Grazie.
    Feliciana Iaccio

    1. Buongiorno a lei,
      Innanzitutto lascerei il claim aziendale al suo ruolo. Ho lavorato molto anni in Galbani dove, nonostante lo slogan “Galbani vuol dire Fiducia” abbiamo proceduto a ristrutturazioni e riorganizzazioni con forti uscite di personale. Conad non ha la bacchetta magica. Rileva una grande azienda in crisi da anni che ha deciso di lasciare addirittura il nostro Paese. Se non si parte da qui si chiedono miracoli a chi non può farli. L’operazione avverrà a tappe e salverà molti posti di lavoro che altrimenti sarebbero compromessi visto il declino ormai da anni di Auchan. Integrerà chi potrà essere integrato. Detto questo il tema è come gestire le inevitabili ricadute e come suddividerne le responsabilità tra chi se ne va e chi resta. Su questo si possono fare molte cose utili. Dipenderà dalla trattativa. Vedremo. Per il momento Conad si è mossa bene.

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