Conad/Auchan. Dalla multinazionale all’impresa diffusa. Il difficile ruolo del sindacato di categoria

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L’incontro al MIP del Politecnico di Milano sulla vicenda Conad/Auchan è andato molto bene. Due ore intense e fino alle 20.30 dopo una giornata passata in aula con una classe di giovani professionisti in carriera di aziende diverse che dedicano più week end lunghi alla loro  formazione è stata un’esperienza interessante soprattutto per per me. Tanta attenzione e  domande sui vari passaggi che hanno caratterizzato questa operazione fino ad oggi.

Mi hanno colpito in modo particolare quelle sul ruolo del sindacato in questa complessa vicenda. Nessuno ne contestava l’importanza sul piano teorico, il ruolo di tutela per i lavoratori in generale, l’assoluta necessità che ci debba essere una rappresentanza dei lavoratori in grado di gestire i momenti di crisi, le sue ricadute e gli interessi in campo.

La platea era eterogenea e proveniente da diversi settori. Persone che hanno a che fare con sindacalisti dell’industria in vertenze aziendali o di categoria estremamente complesse. Le domande su questo aspetto erano tutte concentrate sulle competenze e sul contributo dei sindacalisti in questa vertenza, sulla loro capacità o meno di interpretare un ruolo di tutela del lavoratore in un contesto di grande cambiamento nella vita di un’impresa.

C’era interesse sul ruolo del sindacato ma anche sulla presenza o meno delle competenze necessarie di un mestiere difficile in fasi così dirompenti. La GDO, nel terziario, si presta tra l’altro a parallelismi realistici con analoghe realtà per dimensione organizzativa, tassi di sindacalizzazione, livelli professionali  coinvolti, numero di dipendenti complessivi e la loro distribuzione territoriale.

Auchan era nota per la sua idiosincrasia nei confronti dei sindacati, interni o esterni che fossero. In questi trent’anni ha sempre ritenuto di bastare a sé stessa. Aveva sviluppato e coltivato una sorta di autosufficienza refrattaria al mondo esterno. La crisi e la fuga dei francesi hanno improvvisamente restituito ad un modello di militanza minoritaria e marginale la centralità ed un ascolto che non avevano  mai avuto sull’insieme dei lavoratori coinvolti. Una centralità ed un ruolo che non hanno fatto i conti, dopo una prima fase di attesa, con una realtà complessa così diversa dalla loro.

Non c’è stata né consapevolezza della fine drammatica di una storia né la comprensione di ciò che si sarebbe potuto palesare. La stessa determinazione a respingere in partenza  l’idea di un accordo aziendale complessivo (valido anche per la stessa Conad che, ad oggi,  ne è esclusa) che fissasse in partenza le nuove regole del gioco, pur in pejus ma all’interno di una logica negoziale, quindi non unilaterale e inserito in una prospettiva di rilancio, ha rappresentato la dimostrazione plastica della sottovalutazione della situazione.

Conad era mossa da un imperativo assoluto. Non farsi “auchanizzare” ed evitare qualsiasi contaminazione gestionale da parte di un mondo distante anni luce dalla sua impostazione. “Hic sunt Leones” quindi per buona parte dei sindacalisti interni o esterni di fronte al nuovo scenario. Ovviamente ricambiati con la stessa moneta dal mondo Conad. Da qui il muro eretto dai “perfidi”  consulenti aziendali  pur sapendo che tutto questo non solo avrebbe provocato dure polemiche verbali ma che avrebbe potuto dare la stura ad un potenziale contenzioso legale complesso.

L’errore, a mio parere, è stato l’aver sottovalutato la forza di Conad non tanto  in qualità di soggetto ovviamente responsabile dell’acquisizione e delle dure conseguenze e quindi  su questo piano relativamente facile da contrastare,   ma l’averlo sottovaluto come interlocutore di un delicato  “salvataggio” di ciò che sarebbe  restato comunque sul terreno causato dal disastro gestionale precedente e dallo stallo temporale che ne ha ulteriormente compromesso la ripresa.

Ed è proprio su questo punto che tanti osservatori anche esperti si sono arenati sottovalutando la natura che ormai stava assumendo l’operazione  stessa,  il ruolo delicato del Consorzio come soggetto che avrebbe assegnato  punti vendita a terzi, l’importanza del suo piano industriale sul futuro degli Ipermercati e la volontà più volte espressa di voler contribuire al problema occupazionale che Auchan aveva creato e che si stava accentuando ulteriormente e che non si potevano certo risolvere dandoli per scontati e acquisiti con la semplice cessione dell’azienda.

Limitarsi ad osservare l’aspetto intrigante e per certi versi speculativo dell’operazione non serve a nulla in casi dove lo scenario muta in continuazione, le problematiche concrete e le soluzioni possibili assegnano nuovi  ruoli e responsabilità  dei soggetti sociali ed economici  sul campo.  Nel mondo Conad,  la sensazione di non avere interlocutori affidabili in grado di comprendere il cambio di scenario complessivo ha spinto ad un crono programma ruvido, unilaterale, per certi versi provocatorio che non ha lasciato alcuno spazio alle liturgie classiche quanto inefficaci propugnate dal sindacato di categoria.

E anche il MISE, in una situazione di questo tipo, da potenziale arbitro,  si è necessariamente trasformato in spettatore più interessato al contributo di Conad alla soluzione occupazionale complessiva che alle recriminazioni legittime quanto inconcludenti dei rappresentanti dei lavoratori.

Si è creata così una situazione di incomunicabilità difficile da ricomporre. Sottovalutando  quello che stava nel frattempo accadendo tra precipitazione del business, antitrust, terzi interessati al subentro, piano industriale e gestione degli esuberi delle sedi le tesi sindacali hanno via via perso di intensità  mentre rischia di crescere una pericolosa frattura nei lavoratori tra gli “ultimi”, soprattutto nelle sedi, lasciati al loro destino che non hanno alcuna soluzione a portata di mano e i “penultimi” oggetto dei trasferimenti o dei passaggi in altre realtà della GDO che sono gestiti nelle modalità, nelle condizioni  e nei tempi direttamente dall’azienda. E così più sale l’inutile vis polemica più si palesa la difficoltà negoziale dovuta ad una strategia starata dalla realtà con cui è stata affrontata questa situazione.

L’azienda nel frattempo ha tirato dritto per la sua strada. Ha chiuso con Manageritalia sui dirigenti, ha proceduto con i passaggi sia interni che verso terzi definendone  i principi e le modalità, ha comunicato la sua proposta di entità degli incentivi sulle sedi. Il sindacato di categoria, ad oggi, continua a faticare ad entrare in partita limitandosi ad oscillare tra il prendere le distanze, tout court, dalla gestione complessiva dell’operazione  o ritenere semplicemente  insufficienti le proposte aziendali. Su questo la lettura dei tre comunicati sindacali e delle loro profonde differenze, l’indomani  dell’incontro del 14 febbraio è paradigmatica.

Visto da fuori un atteggiamento  assolutamente incomprensibile. Il rischio che la principale azienda del comparto chiuda questa acquisizione in solitaria e senza alcun contributo vero del sindacato confederale di categoria è un’opzione ancora possibile, purtroppo.

Un rischio a mio parere assolutamente da evitare. La procedura aperta con le sue scadenze collegate può essere un’occasione per riprovare a rimettere la palla al centro. È però indispensabile che prevalga un approccio al negoziato e alle priorità da affrontare che finora  sono mancati. 

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11 risposte a “Conad/Auchan. Dalla multinazionale all’impresa diffusa. Il difficile ruolo del sindacato di categoria”

  1. Come dire: i sindacati non sono d’accordo? E che problema c’è? Conad tira dritta e da tutto da sola.
    L’analisi del sig Sassi è inconfutabile!
    Grazie.

      1. Caro Michele,
        Bisogna portare pazienza in rete. Quello che trovo divertente è che alcuni buffi personaggi spesso anonimi o con pseudonimi fantasiosi mi criticano o cercano visibilità offendendomi (senza peraltro riuscirci) ma continuano a leggermi. Non capisco perché perdono tempo. C’è del masochismo in certi “leoni da tastiera”. Io al contrario se trovo inutile ciò che scrivono li blocco. Così almeno non sono costretto a leggerli.

  2. Ieri c’è stato il primo incontro per stabilire le mensilità relative all’incentivo all’esodo per non opporsi alla lettera di licenziamento che arriverà inesorabilmente entro i 120 giorni da un accordo sindacale, come dice la legge.
    Il fatto che quasi tutta la riunione è stata dedicata a questo punto e alla cassa integrazione fino al 31-12-20 per chi non ha un’attività da espletare, è un triste segnale.
    Significa che la dirigenza BDC Italia, non ha nessuna intenzione di cercare un lavoro agli impiegati nella galassia delle cooperative gruppo Conad e nel Fondo di investimento immobiliare del Gruppo Mincione.

    Questo non è accettabile da un gruppo che fa utili importanti, che è in testa a tutte le classifiche, che ostenta ricchezza e bravura nel gestire un gruppo numeroso di soci e cooperative.

    Pertanto da semplice impiegato, faccio un appello ancora una volta alla dirigenza di fermarsi a riflettere e a rivolgere tutte le forze nella ricerca di attività in base alle professionalità ultradecennali di tutti noi, e farlo anche velocemente. I soldi passano, il lavoro resta ed arricchisce le persone.

      1. Anche se non ci fosse compatibilità perfetta, anziché elargire denaro a pioggia e non avere più la palla al piede, non sarebbe meglio investire quei soldi in ricerca di attività e nuove idee di impiego sia nell’ambito dell’azionista di maggioranza 51% Conad, che in quello di minoranza 49% Wrm group. In fondo a noi ci hanno rilevato entrambi i soci, non solo Conad. Qui si parla solo di Conad come se avesse il 100% di Margherita Distribuzione Spa. Invece la visura camerale aggiornata di BDC Italia dice un’altra cosa.

  3. https://www.ecodibergamo.it/stories/Economia/conad-riparte-dallex-auchan-di-curnonuovi-reparti-si-cerca-altro-personale_1341213_11/

    Buonasera
    Prassi e prima verificare tra gli esuberi da ricollocare poi si cerca all’esterno
    Leggere certe notizie dai giornali ha l’effetto di uno “schiaffo” per tutti i lavoratori ex Auchan e Sma.
    Per non parlare dei collaboratori a tempo determinato non confermati e sostituiti con lavoratori delle cooperative.
    È questo che si chiede alla politica più controllo ed evitare speculazioni finanziarie a discapito delle casse dello stato.
    Distinti saluti

    1. i conti si faranno alla fine. Quello che sta succedendo a me sembra normale gestione. Lo dico per esperienza diretta. Comunque I controlli dovrebbe farli il sindacato territoriale e denunciare eventuali abusi. Aggiungo che tra essere “alla ricerca di personale” (cosa di cui parla l’articolo) ed assumere a tempo indeterminato al posto degli esuberi c’è una certa differenza. Capisco però il suo desiderio di denunciare future illegalità come nel film Minority Report. Un consiglio. Se continua a gridare al lupo In anticipo non la crederà nessuno quando il lupo arriverà sul serio. Buona continuazione a lei (che se non altro ci mette la sua faccia vera), alla gladiatora biondo platino, al frizzante poco sobrio, al pluto della romanina, al wallace de noantri e alla teresina del lago. Intrepidi troll che ho bloccato ma che immagino continuino a imperversare con il loro carico di assurdità che fortunatamente non fanno danni in una vertenza lunga e complessa come questa.

  4. Buongiorno
    le riscrivo ex novo il mio commento perché non mi è andato a buon fine sicuramente ho sbagliato la procedura.
    Riprendo la sua risposta
    “I conti si fanno alla fine” personalmente ritengo sia troppo tardi vanno verificati prima.
    I sindacati, come sa, legalmente possono far ben poco se i lavoratori dei pdv non sono iscritti o sono meno di 15
    Non stiamo gridando “al lupo al lupo”(mi ricorda la battuta infelice di Lucia Annunziata), perché quando i buoi sono usciti dal recinto è difficile recuperarli, invece denunciamo da tempo una situazione che conosciamo da tempo perché la viviamo in prima persona.
    Esempio lavoratori a cui non è stato rinnovato il contratto e sostituito da personale delle cooperative; o dei colleghi allettati con lo specchietto per le allodole, con manovre “massoniche” mesi fa dell’azienda, assunti con contratto a 6 mesi poi non rinnovato e adesso con il cerino in mano.
    Inoltre si rimane basiti leggere “fughe di notizie” da alcune testate (vicini all’azienda?) prima ancora che gli addetti al lavoro ne siano a conoscenza
    Se chi è stato bloccato continua a seguire i suoi testi sul suo blog è perché, come in politica, è necessario informarsi a 360° e leggere anche e soprattutto chi non la pensa come te per avere un quadro completo.
    Mi permetta di osservare che non è molto “elegante” bloccare chi non ha la stessa idea.
    In un mondo “democratico” personalmente non lo faccio eventualmente ignoro quanto scritto
    La ringrazio per avermi bloccato sulle piattaforme social
    Buona vita
    Cinzia Burini
    ps dimenticavo essendo stata bloccata non posso scriverle in riservato per segnalare un errore che fa di grafica
    Se vuole mi dica come posso fare in privato

    1. Può scrivermi qua. Dove non blocco nessuno. Aggiungo. Le persone che blocco sono quelle che spostano la vicenda sul piano personale. La democrazia non c’entra nulla. Siccome non voglio procedere a colpi di querele esercito un mio diritto. L’educazione prima di tutto. Buona continuazione.

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