Giovanni Arena. Un potenziale interprete “predestinato” del futuro della Grande Distribuzione

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Ho aspettato qualche giorno prima di proporre le mie riflessioni sulla nomina a Cavaliere del Lavoro, da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, di Giovanni Arena un  imprenditore della GDO nazionale oltreché siciliana. Un riconoscimento importante, il cavalierato,  istituito da Vittorio Emanuele III nel 1901 per valorizzare i protagonisti del mondo del lavoro distintisi per spirito di iniziativa, coraggio e intelligenza imprenditoriale. Ovviamente mi unisco ai complimenti per la scelta e per la persona.

Giovanni Arena  Amministratore Delegato e Direttore Generale del Gruppo omonimo, è riuscito a creare valore nel passaggio generazionale, vero punto debole dell’intera  GDO, al nord come al sud, trasformando un’eredità familiare in una realtà   importante e riconosciuta della distribuzione organizzata non solo in Sicilia. Ovviamente insieme alla sua famiglia e alla sua squadra. Impegnato in diversi ruoli nella Fratelli Arena S.r.l., fondata nel 1976 e con radici che risalgono al 1922, oggi occupa più di 3.300 addetti, conta quasi 200 punti vendita presenti in tutte le province siciliane e in quella di Reggio Calabria ed opera con le insegne Iperstore Decò, Superstore Decò, Maxistore Decò, Supermercati Decò, Gourmet Decò, Local Decò e SuperConveniente. La realtà imprenditoriale più importante della grande distribuzione, in Sicilia e non solo con oltre 1 miliardo di fatturato. Nel 2022 ha istituito la Fondazione Gruppo Arena, con iniziative nella solidarietà alimentare e nel campo culturale, sociale ed educativo.

“Per me è un grande orgoglio ricevere questo grande e meritato riconoscimento, ma che devo sicuramente a tutta la mia famiglia, a tutto il mio gruppo di lavoro, dai manager a tutti i miei collaboratori”. Ha commentato il neo Cavaliere che ha anche aggiunto: “Si può fare impresa anche in Sicilia stando all’interno delle regole e dei sani principi, facendo crescere, oltre che la propria azienda, anche il territorio”.

Socio di Confcommercio Caltanissetta-Enna da sempre, nel 2010, a soli 32 anni è stato nominato presidente dal direttivo regionale siciliano di Confcommercio. Attivo e intraprendente fin da giovanissimo sempre con uno sguardo attento all’associazionismo di categoria. AD e DG del Gruppo Arena, nonché Presidente di Gruppo VéGé. Non elenco i numerosi riconoscimenti in Sicilia e nel Paese che ne caratterizzano il percorso imprenditoriale  e il profilo personale. Come si dice in gergo calcistico: un “predestinato”. Fin qui, dunque, ciò che ha fatto e che tutti hanno giustamente sottolineato.

Da lui ci si aspetta che faccia crescere l’azienda di famiglia, che investa, magari cercando di smentire la maledizione che, dalla nascita della GDO nel nostro Paese, impedisce (cav. Podini a parte) agli imprenditori del nord di vincere al sud e viceversa di risalire vittoriosamente la penisola. Per quello che può valere la mia opinione, approverei la sua voglia di acquisire realtà nel nord (ovest) solo perché finalmente potrei trovare i prodotti Decò vicino a casa, visto che Mario Gasbarrino continua a mostrarli su Facebook, per ingolosire i suoi interlocutori, ma resto convinto che, pur rispettandone le ambizioni, sarebbe uno sforzo costoso e inutile. Personalmente dall’entusiasmo dell’imprenditore mi aspetto altro.

Giovanni Arena ha dimostrato un profilo di leadership imprenditoriale ma anche uno spirito  associativo che potrebbe rivelarsi decisivo in un futuro prossimo per l’intero comparto della Grande Distribuzione alla ricerca di unità, per contare di più nel Paese. Le divisioni si superano solo se uomini, dotati di visione e determinazione, le vogliono superare. Se decidono di  farsene carico e non si limitano a ribadire che tra le insegne “è sempre stato così!”.. Personalmente ho sperato che Francesco Pugliese (altro Cavaliere)  in Confcommercio, interpretasse quel ruolo così in Federdistribuzione, che provassero ad ascoltare con maggiore attenzione la richiesta di unità che sale delle insegne desiderose almeno di un modello tipo ADM. Non fermandosi ai veti incrociati e agli interessi del cosiddetto “cerchio magico”.

Buttarelli non ce l’ha fatta. Ed è un peccato. Giovanni Arena viene da Confcommercio Sicilia, associazione lontana dalle beghe romane e dagli interessi che ostacolano l’unità del comparto. L’esperienza di oggi in Vegè anche con il  Direttore Generale Giorgio Santambrogio, vice presidente vicario di Federdistribuzione, pur animati da personalità diverse ma capaci di linguaggi comuni, potrebbe consentire l’apertura di una pagina nuova nell’associazionismo di categoria. Alle scadenze concordate in Federdistribuzione si chiuderà la fase, dell’ottima Presidenza  Buttarelli, ma, insieme ad essa,  si spera, anche quella dei designati a fine corsa dalle insegne, dei manager a fine carriera perché pensionati o vicini al traguardo. O in uscita dalle proprie aziende.

Se le insegne che vi aderiscono  non vogliono sempre più assomigliare ad un circolo del bridge dove i soci si parlano addosso devono cominciare a pensare al  futuro del comparto. La fragilità associativa dimostrata nell’ultimo rinnovo del CCNL è evidente. Al prossimo giro, quando sarà, potrebbe toccare finalmente ad un imprenditore la guida delle insegne GDO. Meglio se una figura  giovane, ambiziosa, determinata, dotata di una visione unitaria e in grado di interloquire con le istituzioni e la  politica.

Non sottovalutando che, nei prossimi anni, il confronto  tra associazioni della filiera per ottenere un’interlocuzione privilegiata con il Governo sarà durissimo (tra Coldiretti, Confagricoltura e Confindustria tramite UnionFood su “Mediterranea” lo scontro politico  è appena cominciato e non a caso appena sostituito  il Presidente di Confindustria). Serve quindi stare in campo forti e uniti. Aggiungo che, ad oggi, non solo in Federdistribuzione,  non è mai toccato il ruolo ad un imprenditore del sud che pure rappresenta, per l’intero comparto, l’area di maggiore dinamicità e crescita. Giovanni Arena è, di fatto, per autorevolezza personale e per le scelte del suo Gruppo   il potenziale erede di GIovanni Pomarico al sud (altro Cavaliere). Dovrebbe porsi lui stesso il tema di come mettere a disposizione dell’intero comparto il suo “spirito di iniziativa, coraggio e intelligenza imprenditoriale” sancito  anche dal recente riconoscimento. Per questo i complimenti, pur doverosi, alla sua persona non credo siano sufficienti.

A mio parere servirebbe, in campo e in piena forma, non tanto un destinatario di riconoscimenti pur meritatissimi ma un interprete vero dei tempi che sta vivendo il comparto. Un “diversamente giovane” che sappia guardare con generosità e lungimiranza ben oltre i propri interessi di insegna.  

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