Conad/Auchan. Prosegue il complesso confronto sindacale…

Tweet about this on TwitterShare on FacebookShare on LinkedIn

Alcuni amici dentro e fuori il perimetro ex Auchan mi hanno chiesto nuovi commenti sullo sviluppo della vertenza. A parte i soliti menagramo che però non incidono più di tanto tutto procede nei binari concordati con il sindacato.

È un buon segno. È chiaro a tutti che la vicenda Covid-19 complica il quadro di riferimento non solo per i lavoratori che stanno concordando l’uscita e che devono quindi continuare altrove il loro percorso professionale (il cui numero si avvicina ai 1400) ma anche per gli incastri necessari all’azienda per meglio comporre il quadro di riferimento. Penso agli ipermercati, ai partner subentranti e alle condizioni e priorità  dell’antitrust. Nonostante tutto il confronto sindacale prosegue.

L’obiettivo della Fisascat Cisl credo sia di provare a creare le condizioni affinché il perimetro Conad offra le maggiori opportunità possibili di reimpiego. Soprattutto laddove lo richiedono  la crisi dei grandi formati o in genere dove la situazione occupazionale è più acuta.

L’adesione alla mobilità volontaria è significativa quindi occorre uno sforzo aggiuntivo per i vertici delle cooperative per poter chiudere il cerchio. In questi casi il riferimento al turn over è d’obbligo. E Conad è una realtà che pur in momenti difficili come questi sicuramente supera il  2%.

È chiaro che l’incontro tra domanda e offerta è reso più complesso dalle tipologie di lavoro in essere nelle differenti realtà e quindi è difficile dare numeri precisi ma l’universo Conad può  dare un contributo ben superiore a ciò che fino ad oggi ha messo a disposizione. E credo che su questo il sindacato stia insistendo.

Gli accordi sindacali prevedono sempre due fasi. La prima quella dove si definiscono contesto, contenuto e regole generali. La seconda molto più complessa è quella della gestione di ciò che è stato concordato.  Il vertice di Conad  e i leader delle cooperative credo vogliano chiudere il cerchio presto e bene nonostante le difficoltà aggiuntive create dalle disposizioni in materia di licenziamenti e gestione degli ammortizzatori sociali.

Basti pensare ai problemi di ricollocamento delle persone a livello delle singole regioni  in autunno a seguito della ripresa delle attività post covid. Quest’anno è successo di tutto ma la determinazione ad andare fino in fondo non è mai venuta meno.

Il sindacato da parte sua può vantare il lavoro e l’impegno che ha messo in campo. Quello che è sfuggito a chi si è tirato indietro è la complessità di questa  controparte imprenditoriale. La sua disomogeneità, i differenti comportamenti locali, le consuetudini e le modalità di rispondere alle esigenze delle attività nei diversi territori. Tanto più in pieno coronavirus. È il punto di forza di Conad per la sua capacità di presidiare il territorio ma anche la sua variabilità decisionale e operativa con la quale occorre fare i conti.

Facile per i menagramo pretendere comportamenti coerenti e centralizzati (peraltro alla base del fallimento manageriale di Auchan) difficile da tradurre nella realtà. Il sindacato, almeno chi ha deciso di continuare a misurarsi nel merito delle problematiche, lo ha capito benissimo ma è anche il motivo per cui chi osserva da fuori fatica a comprendere i piccoli ma significativi passi in avanti nell’interesse dei lavoratori  rappresentati.

Alcuni di coloro che sono rimasti alla finestra continuano imperterriti a tifare contro. Fortunatamente chi è in campo tira dritto. È però così in tutte le vertenze sindacali. Niente di nuovo sotto il sole. Tra coloro i quali se ne vanno c’è chi lo fa volentieri perché ha un’alternativa, chi non ne può più della situazione  e chi non vorrebbe andarsene ma non avendo altre possibilità decide di farlo comunque.

Sul piano della gestione del clima interno a Margherita Distribuzione è quindi il momento peggiore. Ma è sempre così. C’è una maggioranza che continua il suo percorso professionale nella nuova realtà e quindi tira un respiro di sollievo e una minoranza più o meno significativa che deve prendere atto che per loro non ci sarà questa opportunità. Più questo numero si riduce più le parti che hanno condiviso questa sfida hanno svolto il loro lavoro.

Personalmente continuo a pensare che l’obiettivo di ridurre gli impatti al minimo è ancora possibile. Ovviamente non sarà così per la sede. Ma questo lo si sapeva fin dall’inizio. La vicenda ormai è totalmente affidata al sindacato e alla sua controparte naturale.

Non c’è spazio per fughe in avanti o ripensamenti. e neppure di interpretazioni. Si lavora pancia a terra e la parte  più difficile tocca al sindacato. Non è mai facile accompagnare questi passaggi. Passare dalla protesta alla proposta. E, soprattutto, passare poi dalla proposta alla mediazione possibile  con la controparte aziendale.

E poi vigilare che quanto concordato venga rispettato perché gli interlocutori sul territorio si moltiplicano negli approcci e nelle interpretazioni. Anche Conad però su questo deve fare diversi passi in avanti. Essere i primi comporta una maggiore responsabilità sociale. E in questa vicenda a mio modesto parere tutti saranno costretti a crescere. 

Tweet about this on TwitterShare on FacebookShare on LinkedIn

Una risposta a “Conad/Auchan. Prosegue il complesso confronto sindacale…”

  1. Lascio un mio commento dall’interno di Margherita. Io faccio parte di coloro che avrebbero voluto continuare a lavorare all’interno del Gruppo Conad, purtroppo nessuno mi ha cercato, nemmeno per un colloquio. Avevo chiesto a RU Di Margherita che ero disponibile a trasferirmi a Bologna, Monsampolo, Reggio Emilia, Forlì, ma nessuno mi ha chiamato. Alla fine preso dalla delusione, ho firmato l’adesione alla mobilità volontaria incentivata. Mi hanno chiesto di restare un altro mese per portare avanti dei lavori sugli affittuari, che è il mio campo principale, e resterò volentieri. Magari una volta in stato di disoccupazione avrò più possibilità di essere assunto, visti i notevoli benefici fiscali e contributivi per le aziende che assumono over 50 dal collocamento mirato. Male che vada, mi prenderò un anno sabbatico, perfezionando il mio inglese, viaggiando in modalità decisamente lowcost (se di potrà) e facendo del volontariato. La vita è troppo breve per pensare solo al lavoro.

Rispondi a Riccardo Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *