Confcommercio. La Grande Distribuzione torna al centro degli equilibri…

Tweet about this on TwitterShare on FacebookShare on LinkedIn


“Il pesce vede l’esca, mai l’amo.” 

Ho incontrato per la prima volta  Carlo Sangalli in una pizzeria di Roma. Insieme al suo assistente. Accompagnavo Francesco Rivolta. Era un mercoledì sera  e la discussione affrontò vari temi. Chiacchierare con Sangalli non è mai banale.  A causa del mio “interismo” ci mise un po’ a passare dagli insulti ironici da curva sud ai fatti del giorno.

Verso la fine della cena,  il Presidente posò il suo cellulare sul tavolo. Un vecchio modello tipo “startac” parecchio rovinato. Scherzando disse che quell’oggetto era la dimostrazione del fatto che lui ormai in Confcommercio non contava più nulla.

In quel periodo, si vociferava di un suo possibile passo di lato verso un ruolo da “Presidente onorario”. Il palazzo aveva così interpretato l’arrivo di Francesco Rivolta proveniente da un’azienda della Grande Distribuzione. Comparto da sempre indigesto in  Confcommercio. Convinti della sua “imminente” uscita, secondo il suo racconto,  i servizi generali della confederazione non gli avevano assegnato un nuovo modello di cellulare.

Trattava la sua (im)probabile e ciclica disponibilità a farsi da parte, sempre con una sottile ironia. Sapeva dove voleva andare a parare. Eravamo nel 2011. La sua uscita non era affatto prossima nonostante il delfino già in vasca e l’apparente sua volontà. Difficile possa esserlo  anche ora.

Temo che solo Berlusconi abbia illuso un numero altrettanto cospicuo di delfini.  Francesco Rivolta, essendo un suo amico, non ha capito per tempo che il “fine mandato mai” era l’unica opzione sul tavolo. Ed è finita come è finita. Altri sono stati illusi e disillusi strada facendo.  Diversi i pretendenti di rango che si sono avvicendati. Alcuni  ancora oggi presenti sul ring confederale. Altri  che, legittimamente, dopo essere stati messi da parte ingiustamente, rivendicano oggi un risarcimento politico formale.

La notizia è che  a livello di vicepresidenza si profila una new entry. È un nome di peso: Francesco  Pugliese CEO di Conad. Personalmente ne stimo  le capacità personali dimostrate attraverso risultati concreti negli anni, la visione e la forza nel mettere a terra le idee. Come stimo altri vicepresidenti confederali di cui ho già fatto i nomi in altre occasioni. E altri ancora che sono passati prima di loro e che poi sono stati giubilati.

La Confcommercio non è affatto priva di ottimi potenziali candidati.  E non solo uomini. 

Francesco Pugliese proviene dalla Grande Distribuzione. Di più. Dalla principale azienda italiana del comparto: Conad. Viene da un altro mondo rispetto alla cultura politica del novecento che caratterizza la Confcommercio. Porta con sé il suo approccio pragmatico, la sua autorevolezza personale, una visione del commercio e del futuro e, soprattutto,  dispone delle risorse economiche sempre più necessarie alla Confederazione, in termini di quote associative e di peso.

Confcommercio è in profonda crisi di identità, ha un gruppo dirigente  recentemente eletto costruito intorno al profilo attuale del suo Presidente. Alla recente Assemblea Nazionale, e questo mi ha colpito non poco, il parterre sembrava quello messo insieme  subito dopo l’uscita precipitosa di Billè. Desolante per la scarsa presenza della politica. Addirittura mancava pure un vicepresidente confederale smarcatosi poche ore prima della riunione. Non credo per impegni precedenti…

Il Presidente sembra provato dagli avvenimenti, personali e di contesto. La gestione della pandemia sui comparti del terziario è stata  pesante come ha ammesso lui stesso in chiusura della sua relazione all’Assemblea. Sul fronte esterno il peso politico della Confcommercio è certamente diminuito. Basta vedere il ridotto  spazio assegnato alla confederazione sui media. Cosa impensabile in passato. Sangalli però è molto abile a vendere ipotesi del terzo tipo.  L’obiettivo è durare. Grande estimatore di Giulio Andreotti. Quello che un giorno disse: “meglio tirare a campare che tirare le cuoia”.

Per Confcommercio l’ingresso di Conad sarebbe comunque un’operazione importante per diversi motivi. Innanzitutto servirebbe a  dimostrare che la crisi di immagine, di ruolo e di capacità di attrazione non corrispondono alla realtà.  Le vere ragioni, a mio parere, sono altre. Queste si, attengono  al futuro della confederazione, alla sua ri-costruzione  e alla sua agibilità politica.

Il Presidente del CNEL Tiziano Treu ha proposto, per certificare la rappresentatività delle confederazioni,  di utilizzare il peso che ciascuna di loro ha nelle Camere di Commercio. Confcommercio, che già oggi ne presiede poco più di un terzo,  con l’entrata di Conad forte dei suoi oltre sessantamila dipendenti, rafforzerebbe ulteriormente  il suo peso  sottraendo probabilmente qualche posizione al sistema cooperativo e continuando così a rappresentare Il perimetro del variegato mondo del terziario di mercato.

Un riequilibrio importante che, se dovesse essere accompagnato dal riconoscimento erga omnes del suo contratto nazionale, contribuirebbe a risolvere anche il problema delle entrate economiche. Aggiungo che  sarà interessante  capire la scelta su dove mettere il peso organizzativo di Conad nel sistema confederale. A Milano, se l’obiettivo è di “aiutare”  l’Unione del commercio di Milano a risolvere i suoi problemi, oppure distribuirlo sulle diverse Ascom territoriali in termini di presenza e naturalmente delle rispettive quote associative. 

Quindi il Presidente di Confcommercio ha bisogno di chiudere positivamente con Conad e con il suo CEO.

Per Francesco Pugliese sarebbe, sempre a mio parere,  una scelta altrettanto significativa. Dopo aver condotto in porto positivamente la più importante operazione di acquisizione del settore della GDO il prossimo obiettivo politico dell’intero comparto, ovviamente  non solo per il Consorzio,  non può che essere la  riunificazione politica e organizzativa  della GDO italiana visto il declino (discount a parte) delle multinazionali del settore finalizzato anche a giocare un diverso peso nella filiera e nel Paese.

Riuscire a portare l’intero commercio nazionale finalmente nel nuovo secolo, accompagnarne cambiamenti e innovazioni, trovare gli equilibri possibili con i giganti della rete. E gestire con maggiore forza politica  gli anni del PNRR.  Farlo sotto l’egida di  una Confcommercio rinnovata che sa dove andare, pur trovando tutte le mediazioni interne ed esterne possibili, costituirebbe  un successo notevole. Operazione molto complessa ovviamente, viste le gelosie di insegna e presenti in ogni federazione,  ma niente affatto impossibile se gestita pensando al futuro e non con lo specchietto retrovisore.

Aggiungo che  sarebbe altrettanto importante che la principale azienda della Grande Distribuzione italiana, che gestisce contemporaneamente problematiche e logiche della grande come della piccola impresa, giocasse un ruolo vero  nel prossimo rinnovo del contratto nazionale di lavoro che lo stesso Sangalli ha invocato come fondamentale nella sua relazione ma che, dopo due anni è ancora fermo al palo.

E questo soprattutto perché nel variegato mondo imprenditoriale del  terziario, checché ne pensino le confederazioni sindacali e datoriali,  le imprese piccole e medie preferirebbero puntare sul salario minimo. Lo  dimostra il fatto che appena vengono messe a conoscenza  sui risparmi possibili rincorrono tramite i loro consulenti i contratti che derogano i contenuti di quelli firmati dalle associazioni più grandi.

Bloccare la fuga dai CCNL in corso che danneggia tutti è però possibile. Non solo impedendo l’utilizzo dei contratti pirata tramite la certificazione del peso di ciascun firmatario e quindi della possibile estensione erga omnes dei contratti più rappresentativi, ma soprattutto convincendo le imprese che un welfare contrattuale forte, trasparente e rinnovato nei contenuti è un vantaggio per tutti, non solo per i firmatari dei contratti. 

Ma per fare questo occorre scommettere su una nuova stagione che coinvolga le federazioni più importanti della confederazione e le Ascom territoriali più attive, uniche in grado di interpretare le esigenze delle imprese nei  loro territori. E, soprattutto, una diversa qualità del confronto con il sindacato. Vedremo presto se sarà così e se questo rafforzerà l’intera Confcommercio, cosa per cui tifiamo tutti. O se, il vero obiettivo,  resta solo quello di far guadagnare, ancora una volta, solo tempo prezioso al suo Presidente confederale.

Tweet about this on TwitterShare on FacebookShare on LinkedIn

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *